Addizionali regionali e comunali, stipendio statali: a quanto ammontano e quando vengono trattenute

Simone Micocci

3 Aprile 2019 - 15:19

Tra marzo e novembre su stipendio e pensione si applicano le addizionali regionali e comunali, per una trattenuta complessiva che nel 2018 è stata pari a 600,00€.

Addizionali regionali e comunali, stipendio statali: a quanto ammontano e quando vengono trattenute

Avrete certamente notato che nello stipendio di questi mesi ci sono due trattenute indicate come addizionali regionali e comunali. Queste si applicano sugli stipendi per nove mensilità, da marzo a novembre.

Il problema è che nello stipendio dei dipendenti pubblici di aprile - visibile in anteprima su NoiPA - queste vanno quasi ad annullare gli aumenti previsti con l’introduzione dell’indennità di vacanza contrattuale che sarà riconosciuta fino a quando il contratto, scaduto il 31 dicembre scorso, non sarà rinnovato.

C’è il rischio che presto possa andare persino peggio, visto che nell’ultimo periodo - come dimostrano le tabelle elaborate dal Ministero dell’Economia - è stato rilevato un aumento repentino delle addizionali regionali e comunali, a scapito dei contribuenti che hanno visto ridurre il netto di stipendio e pensione. Dal 2019 potrebbe andare ancora peggio, visto che con la Legge di Bilancio è stato rimosso il blocco delle aliquote dei tributi locali che porterà Regioni e Comuni a decidere liberamente la percentuale delle addizionali.

Vista l’incidenza sempre maggiore sullo stipendio (e sulla pensione) delle addizionali Comunali e Regionali è bene vedere qual è il loro valore, che può essere facilmente verificato dai siti Internet dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Cosa sono le addizionali regionali e comunali?

Le addizionali regionali e comunali si aggiungono alle somme Irpef dovute dal contribuente (variabili in base al reddito) e sono versate direttamente alla Regione o al Comune di residenza per nove rate l’anno, da marzo a novembre.

Per l’addizionale comunale c’è però una precisazione da fare in merito: questa si paga in nove rate nell’anno di riferimento (acconto) e in 10 rate nell’anno successivo (saldo).

Individuarle sul proprio cedolino stipendiale è molto semplice, visto che queste sono indicate con i seguenti codici:

  • Addizionale regionale: Codice A + Codice della Regione di appartenenza;
  • Addizionale comunale: Codice C11;
  • Addizionale comunale (acconto): Codice CC0.

Come anticipato, sono Regioni e Comuni a determinare le aliquote d’imposta; questa variano ogni anno e si possono consultare facilmente sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Nel dettaglio, per vedere il valore percentuale da applicare sul reddito basta seguire i seguenti percorsi:

  • Addizionale Comunale: sito MEF, Dipartimento delle Finanze -> Fiscalità regionale e locale -> Addizionale comunale all’Irpef -> Aliquote applicabili -> Ricerca per singolo Comune o per area geografica;
  • Addizionale Regionale: sito MEF, Dipartimento delle Finanze -> Fiscalità regionale e locale -> Addizionale regionale all’Irpef ->Aliquote applicabili -> Vai alla ricerca delle aliquote per Regione.

Con questi due strumenti è possibile consultare, selezionando l’area di interesse, le addizionali comunali e regionali che si aggiungono all’Irpef, da tenere conto quando si calcola la pensione netta, o anche lo stipendio netto dal lordo.

Come vedrete si tratta di percentuali minime che influiscono in piccola parte sullo stipendio; ma d’altronde è lo stesso per l’indennità di vacanza contrattuale, che invece va ad incrementare - ma solo minimamente - la retribuzione base.

Il problema è che negli ultimi anni il valore delle addizionali regionali e provinciali è progressivamente salito; in 10 anni, infatti, c’è stato un incremento di 140,00€ per l’addizionale regionale e di 70,00€ per quella comunale.

Addizionale regionale e comunale: aumenti senza sosta

Tra il 2009 e il 2018 l’addizionale regionale e quella comunale risultano più alte rispettivamente del 43,7% e del 60,9% per un incremento complessivo di 5,4 miliardi.

Anche se mensilmente si tratta di poche decine di euro, complessivamente l’importo delle addizionali regionali e comunali spaventa: nel 2018, infatti, dipendenti e pensionati hanno versato alle Regioni ben 410,00€, mentre ai Comuni circa 190,00€. Un importo ben più alto rispetto a quello riconosciuto circa dieci anni prima, visto che nel 2009 la prima addizionale era pari a 270,00€, mentre la seconda a 120,00€.

In poco tempo quindi c’è stata una crescita di 140€ e 70€ e nel 2019 le cose potrebbero andare persino peggio visto che a seguito della rimozione del blocco delle aliquote dei tributi locali disposta dalla Legge di Bilancio c’è il rischio di pagare, complessivamente, almeno 1 miliardo di euro in più considerando non solo le addizionali regionali e comunali (destinate quindi a crescere ancora) ma anche le altre imposte locali (come IMU e TARI).

Insomma, mentre gli stipendi dei dipendenti pubblici, specialmente in alcuni casi, crescono con particolare lentezza, per le addizionali regionali e comunali la salita sembra essere inesorabile.

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