Aggressioni infermieri: la responsabilità è dell’ospedale, risarcimento legittimo

Vittorio Proietti

19 Giugno 2017 - 15:53

Le aggressioni sempre più frequenti a infermieri, medici e OSS hanno suscitato l’attenzione delle cronache, ma la Cassazione risponde con una Sentenza indicativa. La responsabilità è dell’ospedale, ecco perché.

Aggressioni infermieri: la responsabilità è dell’ospedale, risarcimento legittimo

Le aggressioni a infermieri, OSS e medici all’interno dei presidi del SSN sono responsabilità dell’ospedale o della struttura sanitaria in cui avvengono gli eventi. Lo stabilisce la Sentenza 14566/2017 della Corte di Cassazione.

Infermieri, medici e OSS in quanto dipendenti dell’ospedale hanno diritto ad un risarcimento dalla struttura stessa, poiché è l’azienda (in questo frangente l’ospedale) che deve mettere in atto tutte le misure per tutelare l’integrità fisica dei propri dipendenti, non soltanto dei pazienti.

La responsabilità medica contrattuale sancita dalla Legge Gelli disciplina i casi in cui l’ospedale sia civilmente responsabile di omissioni verso i pazienti, ma anche di omissioni verso i dipendenti.

Nel caso della Sentenza in questione, l’infermiere aggredito ha diritto ad un risarcimento per non essere stato tutelato a sufficienza.

Vediamo di approfondire quanto previsto nella Sentenza di Cassazione, considerando anche il caso esemplare in essa contenuto.

La responsabilità in caso di aggressione a infermieri, medici e OSS

La responsabilità civile dei dipendenti di un ospedale, siano essi medici, infermieri, OSS o amministrativi, ricade sulla struttura sanitaria cui essi sono impiegati.

La Sentenza di Cassazione 14566/2017 richiama infatti il diritto a riceve un risarcimento in caso di mancata tutela nel luogo di lavoro.

L’ospedale ha l’obbligo di adottare misure idonee alla salvaguardia del lavoro dei propri dipendenti secondo quanto disposto dall’Art. 2087 del Codice Civile. Qualora esse fossero presenti, l’ospedale deve comunque far sì che esse vengano osservate.

Il fatto di disporre di un sistema di sorveglianza non esclude dall’applicazione del controllo: le aggressioni a danno di infermieri, OSS e medici possono provenire anche dai pazienti, come nel caso della Sentenza 14566/2017 e non c’è eventualità che escluda un risarcimento.

Se le aggressioni ai dipendenti avvengono all’interno delle mura dell’ospedale, il danno ai professionisti sanitari è comprovato e viene identificato il nesso di causalità con le responsabilità della struttura.

La responsabilità medica contrattuale sui dipendenti

Le aggressioni a infermieri, medici e OSS sono un caso esemplare di ciò che prevede la responsabilità medica di tipo contrattuale, cioè l’obbligazione che ogni ospedale o struttura ospedaliera stringe con i propri dipendenti, oltre che con i pazienti, a prescindere che sia presidio del SSN o struttura privata.

La responsabilità dell’ospedale, ricorda la Sentenza della Corte di Cassazione, rimanda anche alla diligenza nell’adempimento dell’attività professionale e non soltanto sugli errori o le omissioni. L’Art. 1176 del Codice Civile prescrive che la diligenza nelle obbligazioni deve valutarsi in base al tipo di attività professionale.

Nel caso di un ospedale è palese che medici, infermieri e OSS dovranno essere tutelati nel luogo di lavoro e da tutte le eventualità connesse al luogo stesso, sul loro stato di salute e la loro integrità fisica, compresa la possibilità di essere aggrediti.

L’infermiere o il medico aggredito da un paziente incorre in una eventualità direttamente connessa alla sua attività lavorativa. Il risarcimento è perciò legittimo ed ogni operatore sanitario dovrebbe tenere a mente questa giusta opportunità in caso di eventi simili.

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