La guida in stato d’ebbrezza può configurare un reato: ecco quando hai diritto all’avvocato per il test dell’etilometro.
Nel corso del 2024 ci sono state diverse pronunce della Corte di Cassazione sull’esecuzione dell’alcoltest e sulla possibilità di farsi assistere da un avvocato, in quanto potrebbe essere contestata una responsabilità penale. Si ricorda, infatti, che chi guida con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l commette un reato ai sensi dell’articolo 186 del Codice della strada. Nonostante questo, i conducenti hanno dato davvero poca importanza ai chiarimenti in materia, almeno finché non è entrato in vigore il nuovo Codice della strada.
Nel 2025 appena iniziato le multe stanno toccando livelli record per importi e quantità, viste le numerose violazioni degli automobilisti. La severità del nuovo Codice relativamente alla guida sotto effetto di alcol e stupefacenti e la confusione sui metodi di accertamento dell’ebbrezza stanno aumentando notevolmente i i problemi per i guidatori italiani. È giusto che i cittadini conoscano i propri diritti per tutelarsi al meglio, così come è fondamentale permettere i controlli delle infrazioni per incentivare la sicurezza stradale. Un bilanciamento di interessi che trova riscontro nelle interpretazioni dei giudici, proprio in riferimento al diritto all’avvocato in caso di alcoltest.
Facciamo quindi il punto della situazione, secondo la giurisprudenza e la normativa in vigore oggi.
Se devo fare l’alcoltest ho diritto all’avvocato?
L’articolo 114 delle disposizioni di attuazione del Codice di procedura penale impone alla polizia di comunicare al cittadino la facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia durante il compimento di alcuni atti determinati dal Codice penale. Fra questi rientra senza dubbio anche l’alcoltest effettuato ai conducenti, che pertanto hanno diritto a contattare un avvocato per l’assistenza legale. L’avvocato scelto potrebbe così assistere all’esecuzione del test, garantendo al proprio assistito che tutto sia svolto in conformità della legge.
Questa facoltà viene però spesso fraintesa, poiché la maggior parte dei guidatori non sa che le forze dell’ordine non sono tenute ad aspettare l’arrivo dell’avvocato. Molti, tra i pochi che chiamano il legale, hanno notato questo comportamento e per lo più pensano si tratti di un errore o perfino di un abuso. In realtà, la funzionalità stessa del test richiede tempestività nell’esecuzione, incompatibile con l’attesa del difensore del cittadino.
L’unico vero e proprio obbligo per le forze dell’ordine riguarda l’informazione corretta del conducente. La legge chiede in particolare che la facoltà di farsi assistere dall’avvocato sia comunicata al guidatore; questo avviso deve quindi essere riportato nel verbale scritto. Il mancato avviso potrebbe comportare la nullità della multa e dell’accusa, ma molto raramente. Prima di approfondire i chiarimenti della Cassazione in merito, è bene ricordare che la Polizia nei controlli stradali agisce per garantire il rispetto della legge e l’incolumità pubblica, presumibilmente con imparzialità.
Ecco perché secondo gli Ermellini l’indicazione nel verbale fa prova dell’avvertimento. Per contestarlo sarebbe necessario querelare gli agenti di Polizia per falso, chiaramente possibile, dovendo dimostrare la propria tesi. In assenza di prove, ad esempio testimoniali, o indizi concludenti le forze dell’ordine godono in questo caso di una credibilità privilegiata, tant’è che la Cassazione ha ammesso la dichiarazione degli agenti operanti pur in assenza di indicazione nel verbale.
Ciò non significa che il conducente non possa sostenere diversamente e difendersi, ma dovrà provare la propria contestazione. Gli Ermellini hanno inoltre individuato due ipotesi in cui addirittura la polizia può non avvisare nemmeno il conducente sottoposto ad alcoltest. Ciò accade in caso di rifiuto o forte alterazione.
Quest’ultimo caso dovrebbe essere piuttosto intuitivo. Il conducente gravemente alterato potrebbe necessitare dell’intervento sanitario ma senza dubbio non comprendere le comunicazioni relativamente ai diritti legali. Sarebbe necessario attendere del tempo, incompatibile con l’urgenza dell’alcoltest, che non è rimandabile. L’esecuzione del test è un interesse preminente, anche quando il conducente non è nelle facoltà mentali di comprendere i propri diritti.
Il rifiuto alla sottoposizione all’alcoltest è un reato, anche se la Cassazione riconosce l’applicabilità della particolare tenuità del fatto per evitare le conseguenze penali, in assenza di incidenti o guida pericolosa. Nonostante ciò, la polizia non è tenuta a informare il conducente che rifiuta l’esame della facoltà di nominare un difensore, visto che questa possibilità serve ad assicurare il rispetto delle condizioni eque per l’esame.
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