Il prezzo del gas in Europa sale, pressato da un mix di fattori tra i quali l’incertezza legata al conflitto in Israele. Perché c’è allarme sul costo del carburante europeo.
Si infiamma anche il prezzo del gas nel benchmark di riferimento europeo. La guerra tra Israele e Hamas impatta sul settore energetico, mettendo pressione sul già molto vulnerabile mercato dell’energia per il vecchio continente.
Nel dettaglio, lunedì 9 ottobre i futures del gas naturale in Europa sono aumentati del 7% superando i 40 euro per megawattora, estendendo il balzo del 5,6% di venerdì, in mezzo a crescenti preoccupazioni sull’offerta.
Il conflitto in Medio Oriente, dagli scenari tanto incerti quanto drammatici, si è aggiunto ai motivi di timore per le forniture di Gnl in Europa. Il prezzo del gas sta salendo spinto da diversi fattori. Cosa succede e quanto può incidere sulle nostre forniture la guerra israelo-palestinese.
Prezzo del gas si impenna: i moriti di allarme in Israele e non solo
Il gas nel benchmark di Amsterdam sui futures di novembre corre e si avvicina alla soglia di 42 euro per megawattora, come non accadeva da una settimana. Il balzo verso le ore 12.00 è del 9% circa.
Sono diverse le forze che stanno spingendo la quotazione.
Domenica 8 ottobre, la Finlandia e l’Estonia hanno osservato un insolito calo di pressione nel gasdotto offshore Balticconnector che collega i due Paesi a causa di una perdita. Ciò ha comportato l’interruzione del flusso di gas e i lavori di riparazione potrebbero richiedere diversi mesi.
Allo stesso tempo, la notizia che i lavoratori degli impianti di gas naturale liquefatto della Chevron Corp. in Australia stavano pianificando di riprendere gli scioperi ha aggiunto ulteriore pressione ai prezzi.
Il gas sta anche seguendo l’aumento dei prezzi del petrolio greggio, che sono schizzati dopo l’attacco di Hamas contro Israele nel fine settimana. L’incursione rischia di infiammare le tensioni in Medio Oriente. Parte del gas israeliano viene spedito in Egitto, che ha due impianti di produzione di Gnl che inviano parte del carburante in Europa.
Anche se per ora l’incidente nel Nord Europa sembra contenuto e se la guerra israeliana è dagli esiti incerti, il mix di instabilità mette in luce la vulnerabilità delle infrastrutture sottomarine in seguito alle esplosioni sui vicini gasdotti Nord Stream un anno fa. Inoltre, evidenzia come il settore energetico possa crollare in un contesto di tensione geopolitica elevatissima.
Con l’inizio della stagione di riscaldamento, l’emisfero settentrionale è diventato più sensibile alle interruzioni dell’approvvigionamento, qualsiasi esse siano. L’Europa potrebbe essere colpita nuovamente da prezzi del gas elevati, con conseguenze dannose sull’inflazione e sulla capacità di spesa delle famiglie.
Tuttavia, la buona notizia è che le previsioni di clima mite per ottobre, la domanda inferiore, la presenza di elevati livelli di stoccaggio e le continue iniezioni di gas, combinate con la riduzione della domanda industriale nonostante le scarse forniture, hanno contribuito finora a mantenere i prezzi relativamente stabili. Il picco dello scorso anno a 150 euro per megawattora è davvero lontano.
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