Fuga di salmoni atlantici nell’Adriatico. Gli scienziati lanciano l’allarme per l’ecosistema e per la pesca locale. Ecco quali sono i rischi per l’ambiente e per l’economia locale.
Centinaia di salmoni minacciano l’ecosistema del mar Adriatico. Per quanto possa sembrare strana questa notizia è del tutto vera: un evento senza precedenti sta scuotendo le acque del nostro mare.
Oltre un centinaio di salmoni atlantici, una specie non autoctona, sono sfuggiti dalle gabbie di allevamento situate nel canale di Velebit, in Croazia, causando allarme tra gli esperti e le comunità locali. Il fenomeno ha già avuto ripercussioni evidenti, con avvistamenti che spaziano dall’isola di Unije fino alla costa orientale dell’Istria e Privlaka.
L’Istituto di oceanografia e pesca croato ha lanciato un allarme sulle possibili conseguenze ecologiche ed economiche, invitando il pubblico a segnalare ogni incontro con questa specie. La fuga dei salmoni atlantici ha riportato alla luce vecchi interrogativi legati all’allevamento di specie non autoctone.
Già negli anni ’80, esperimenti simili nella foce del fiume Krka avevano evidenziato sfide legate ai rischi ambientali e ai costi. Oggi, la situazione appare ancora più critica, con gli scienziati che avvertono sul rischio di incroci genetici con le specie locali e sulla possibilità di diffusione di malattie. Mentre si cercano risposte sulle cause di questa fuga, cresce la preoccupazione per l’impatto sul fragile equilibrio ecologico del mare Adriatico: ecco cosa sta accadendo e quali sono i rischi.
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Salmoni in fuga: cosa sta accadendo nel mar Adriatico e perché
L’improvvisa fuga dei salmoni atlantici dalle gabbie di allevamento nel canale di Velebit ha sollevato numerosi interrogativi. Come riferito dall’Istituto di oceanografia e pesca, i pesci fuggiti, che pesano tra uno e tre kg, sono stati avvistati in diverse aree dell’Adriatico settentrionale e centrale. La fuga ha scatenato dubbi sulla sicurezza degli impianti di acquacoltura, lasciando supporre falle nei protocolli di protezione.
Gli esperti si domandano se siano state adottate adeguate misure per prevenire la dispersione di questa specie, che normalmente non si trova in natura nell’Adriatico. Il salmone atlantico, infatti, è una specie altamente adattabile, in grado di colonizzare rapidamente nuovi ambienti. Le segnalazioni dei pescatori e dei residenti sono fondamentali per mappare la loro distribuzione e comprendere l’entità della fuga. Tuttavia, permane l’incertezza se quanti pesci siano effettivamente finiti in mare aperto e se possano influire sugli ecosistemi locali.
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Salmoni in fuga: quali sono i rischi per l’ambiente
La presenza del salmone atlantico nelle acque dell’Adriatico rappresenta una minaccia significativa per gli ecosistemi marini. Esattamente come il granchio blu, il salmone atlantico non è una specie autoctona del Mediterraneo, e per tale ragione potrebbe competere con le specie locali per le risorse, alterando l’equilibrio ecologico. Uno dei rischi principali è legato alla possibilità di incroci genetici con le specie autoctone, che potrebbero portare a mutazioni indesiderate e a una compromissione della biodiversità. Inoltre, il salmone potrebbe introdurre nuove malattie, con effetti devastanti sulle popolazioni ittiche locali.
Inoltre, la fuga dei salmoni atlantici rappresenta una minaccia diretta per l’economia locale, in particolare per la pesca tradizionale. I salmoni, altamente adattabili, potrebbero ridurre le catture di branzini, orate e altre specie pregiate. Questo potrebbe causare un calo dei profitti per i pescatori, già messi a dura prova da cambiamenti climatici e dalla “sovrappesca”. Nel frattempo, le prime segnalazioni dai pescatori che catturano salmoni nei pressi delle coste croate evidenziano l’urgenza di affrontare il problema. Le autorità locali stanno incoraggiando i cittadini a collaborare fornendo informazioni sui pesci avvistati o catturati, che saranno essenziali per valutare l’entità della fuga e predisporre interventi mirati.
La vicenda evidenzia ancora una volta i limiti dell’essere umano che tenta di piegare la natura ai ritmi capitalistici, ma che rischia solo di mettere in pericolo l’ambiente. Gli scienziati ribadiscono la necessità di adottare approcci sostenibili e responsabili per minimizzare i rischi, proteggendo non solo l’ambiente ma anche le economie locali che dipendono dalle risorse marine. La sfida, ora, è contenere l’impatto di questa fuga e prevenire ulteriori episodi che potrebbero mettere in pericolo la salute dei nostri mari.
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