Patto di Stabilità, senza l’approvazione della riforma rischio stangata per l’Italia nel 2024: nella prossima legge di Bilancio ci saranno 30 miliardi di tagli e nuove tasse?
Il Patto di Stabilità è il vero incubo che toglie il sonno al governo. Più dei ritardi nel Pnrr, degli sbarchi record dei migranti o del caro benzina, il ritorno dei vincoli dell’accordo a partire dal primo gennaio 2024 può essere la pietra tombale per il mantenimento delle promesse elettorali da parte del centrodestra.
Dopo che è stato sospeso per tre ani a causa della pandemia, nel 2024 tornerà in vigore in tutta la sua rigidità il Patto di Stabilità con l’Italia che spera in un’approvazione entro la fine dell’anno della riforma per non andare incontro a una autentica stangata.
Le attuali regole del Patto di Stabilità prevedono che gli Stati membri dell’Unione europea debbano mantenere un rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo pari al 3% e un rapporto tra debito pubblico e Pil pari al 60%. Parametri che l’Italia al momento non riuscirebbe a rispettare, rischiando così di essere costretta da Bruxelles a mettere in piedi un piano di riduzione del proprio debito pari al 5% annuo.
Se così fosse si tratterebbe di una autentica zavorra che andrebbe a condizionare non solo la prossima legge di Bilancio, ma anche le manovre future visto che al momento abbiamo un rapporto tra debito pubblico e Pil doppio rispetto ai parametri del Patto di Stabilità.
Il governo così spinge per una approvazione in tempi celeri della riforma del Patto di Stabilità, che prevederebbe per i Paesi più indebitati come il nostro dei piani di rientro più graduali e negoziati vis a vis con la Commissione europea.
I tempi però sono stretti: senza un’intesa all’Ecofin di fine ottobre, a riguardo ci sarebbe da superare la resistenza dei frugali, non ci sarebbero i tempi tecnici per un’approvazione della riforma entro la fine dell’anno. Una eventualità che fa rabbrividire il nostro governo, con Giorgia Meloni che finora in Europa non è riuscita a ottenere una sola “vittoria” da quando è arrivata a Palazzo Chigi.
Patto di Stabilità: i rischi per l’Italia nella legge di Bilancio
“Siamo un governo responsabile, lo abbiamo sempre ribadito, ma che chiede all’Ue di capire il senso della storia e del momento che stiamo vivendo altrimenti diventa tutto complicato e magari anche autolesionista”.
Musica e parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che, dal palco del meeting di Rimini, ha lanciato l’allarme per i possibili effetti di un ritorno al Patto di Stabilità senza che prima sia stata approvata la riforma.
Sempre a Rimini stesso tono anche da parte del ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto: “Parto da dove ha concluso Giorgetti, per condividere una sua giusta preoccupazione. Noi siamo reduci da un po’ di anni in cui abbiamo dimenticato il convitato di pietra: il Patto di stabilità. Ma oggi torna”.
Il governo così si aspetta un segnale da parte di Bruxelles visto che tra un mese dovrà presentare la Nadef - la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza -, dove verranno poste le basi per la legge di Bilancio 2024 da imbastire entro la fine di ottobre.
Il Patto di Stabilità così è lo spettro che aleggia sopra la speranza del governo Meloni di inserire nella prossima Manovra almeno alcune delle tante - ed esose - promesse elettorali fatte in sede di campagna elettorale.
Anche volendo tenersi bassi, si stima che al momento ci sarebbero già 30 miliardi da dover trovare attraverso tagli o nuove entrate: senza introiti alternativi, saranno inevitabili ulteriori tasse o delle sforbiciate draconiane alla spesa pubblica.
Il rischio di una legge di Bilancio lacrime e sangue però potrebbe materializzarsi a prescindere in caso di un ritardo nell’approvazione della riforma del Patto di Stabilità: senza buone notizie da Bruxelles, per Giorgia Meloni il 2024 - anno delle elezioni europee - potrebbe essere assai difficile.
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