Riforma pensioni, pericolo costi per il 2020: secondo le ultime rilevazioni dell’Oxford Economics, la crescita quest’anno sarà solamente dello 0,3% mettendo a rischio la riforma previdenziale e il reddito di cittadinanza.
Quota 100 e reddito di cittadinanza sono le due misure più onerose tra quelle inserite nella Legge di Bilancio 2019, una manovra complessivamente da 30 miliardi di euro con un deficit al 2,04%.
Se da una parte queste due misure favoriscono i cittadini, i quali possono andare in pensione prima e - in caso di difficoltà economica - hanno diritto al reddito di cittadinanza, dall’altra potrebbero mettere a rischio l’economia del Paese.
L’esame vero e proprio ci sarà nel 2020, quando riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza entreranno a regime pesando di più sulle casse dello Stato rispetto a quanto faranno nel 2019: se per quest’anno - per merito dell’accordo raggiunto con Bruxelles per un deficit al 2,04% - non esiste un problema risorse per la riforma delle pensioni, il prossimo anno l’Italia potrebbe trovarsi in una situazione di profonda difficoltà.
Ma andiamo con ordine: come noto la riforma delle pensioni partirà solamente ad aprile 2019, insieme al reddito di cittadinanza. Queste due misure, quindi, peseranno sul bilancio statale solamente per 9 mesi e ciò ha permesso al Governo di risparmiare sui costi.
Per il 2020, invece, l’aumento della spesa per pensioni e reddito di cittadinanza sarà finanziata con un possibile aumento dell’IVA da 51,8 miliardi e con una crescita stabile dell’1%; è proprio quest’ultimo punto però a destare più di una preoccupazione.
Riforma pensioni, allarme per il 2019: crescita non dell’1%
Oxford Economics ha stimato per l’Italia una crescita dello 0,3% del PIL per il 2019 e dello 0,7% l’anno prossimo; è stata rivista al ribasso, quindi, la proiezione fatta dal Governo rilevando l’avvio di un effetto recessivo che persisterà nei prossimi anni.
Nel dettaglio, Oxford Economics - uno dei centri studi più affidabili nel campo delle proiezioni economiche come ci ricorda Il Sole 24 Ore - partendo dalla frenata rilevata nella fine del 2018 (con la crescita che alla fine è stata dello 0,9%, uno 0,1% in meno di quanto prospettato dal Governo) ha previsto una crescita quasi nulla per l’Italia nel 2019, con uno 0,3% ben distante dall’1% pensato dall’Esecutivo.
Secondo Oxford Economics, infatti, le maxi-clausole di salvaguardia presenti nella Legge di Bilancio per il 2020 e 2021 daranno avvio ad un lungo periodo dove la crescita non arriverà all’1%: l’effetto, che potrebbe mettere a rischio la prosecuzione della riforma delle pensioni e del reddito di cittadinanza, è quello per cui il deficit tornerà a quel 2,4% tanto discusso con l’Unione Europea.
E pensare che nel programma di bilancio di ottobre la crescita prevista era addirittura dell’1,5%.
C’è da dire comunque che nel frattempo anche Standard & Poor’s ha diffuso una previsione di crescita per il 2019, prospettando uno 0,7% che pur essendo inferiore all’1% è perlomeno superiore a quel “pericoloso” 0,3% rilevato dall’Oxford Economics.
Ad influenzare maggiormente il rallentamento della crescita sono le clausole di salvaguardia inserite nella manovra con il maxi aumento dell’Iva che - secondo l’Oxford Economics - “costerà” complessivamente un -0,5% l’anno; un aspetto invece trascurato dal Governo il quale ha effettuato delle stime decisamente più ottimistiche.
Problema Quota 100 e reddito di cittadinanza nel 2019
Oggi la riforma delle pensioni costa 4 miliardi di euro, mentre per il reddito di cittadinanza ne sono stati stanziati 4,7 miliardi. Per quest’anno, quindi, non ci sono problemi in base ai costi, con le due misure che potranno partire regolarmente dal prossimo aprile.
Il problema, come ampiamente anticipato, riguarda il 2020 quando la spesa previdenziale per la riforma delle pensioni salirà a 8,2 miliardi di euro e quella per il reddito di cittadinanza a 10,3 miliardi. Reperire queste risorse sarà molto difficile secondo l’Oxford Economics, vista la crescita allo 0,3% e l’aumento del debito al 132,2% del PIL.
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