Le limitazioni della Cina sulle terre rare mettono in allarme: l’offerta potrebbe crollare in poche settimane, con conseguenze irreparabili.
Le misure commerciali annunciate dalla Cina stanno scuotendo l’intera economia globale. Le restrizioni all’esportazione di terre rare faranno crollare l’offerta in poche settimane secondo gli esperti, con conseguenze devastanti per l’Unione europea e non solo. Matthias Rüth, fondatore di Tradium GmbH (un’azienda leader del commercio di metalli in Germania e non solo) ha spiegato questa critica situazione alla testata tedesca Ntv, manifestando una certa preoccupazione per il futuro.
Secondo l’esperto, la posizione dominante della Cina e la forte dipendenza dalle sue risorse sono in grado di mettere alle strette anche gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, siamo ancora lontani da una fase di allarmismo, soprattutto per chi può contare su riserve soddisfacenti. Nel frattempo, sperando che il conflitto volga a termine al più presto, bisogna concentrarsi sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, sperando così di allentare la morsa di Pechino.
Allarme terre rare dalla Cina, le vere intenzioni di Pechino
Secondo Matthias Rüth i nuovi annunci cinesi sull’esportazione di metalli delle terre rare rappresentano più che altro un tentativo di “far vedere i muscoli” al resto del mondo. Con la sua predominanza indiscussa in questo mercato, in effetti, Pechino ha tutte le carte in tavola per guidare i negoziati ed esercitare pressione sui suoi acquirenti. Rüth stima in particolare che almeno il 95% del mercato delle terre rare pesanti risponda alla sovranità cinese, forte di un territorio particolarmente ricco ma anche di una capacità di investimento notevole. Non bisogna nascondere, peraltro, che buona parte dell’egemonia della Cina deriva anche da una certa noncuranza delle misure a tutela dell’ambiente o dei diritti dei lavoratori.
Un motivo in più, almeno sulla carta, per puntare all’autonomia in questo settore. Si continua tuttavia a sperare in un’inversione di rotta da Xi Jinping, che dopo aver ribadito le proprie capacità potrebbe diminuire la pressione sugli altri Stati. L’esito continua comunque a dipendere per lo più dal tiro alla fune con Trump, con gli Stati Uniti altrettanto irremovibili e intenzionati a spaventare l’avversario. Allo stesso tempo, oltre a non esserci garanzie sulle vere intenzioni di Pechino, la durata di queste restrizioni commerciali anche se limitata potrebbe compromettere buona parte del panorama industriale europeo e statunitense. Non dimentichiamo infatti che i metalli delle terre rare sono oggi indispensabili in diversi settori, passando da tecnologia, automobili e macchinari agricoli.
L’offerta potrebbe crollare in poche settimane: le conseguenze delle restrizioni cinesi
Per illustrare gli effetti delle nuove politiche cinesi, Rüth cita un precedente significativo: l’interruzione delle esportazioni verso il Giappone nel 2010 a causa della disputa sulle acque territoriali del Mar cinese orientale. Allora, i prezzi sono continuati a salire vertiginosamente fino alla diminuzione delle restrizioni, cominciando poi una lenta discesa. I controlli sulle esportazioni di gallio e germanio introdotti nel 2023 hanno sortito un effetto simile, tanto che i prezzi non sono ancora tornati ai livelli precedenti. Nel frattempo, la Cina avrebbe intensificato la costruzione di magazzini strategici, mentre al contrario la maggior parte delle industrie preferisce acquistare just in time, a richiesta, senza poter contare su scorte adeguate.
Nel complesso, si può resistere senza troppi problemi per qualche settimana, soprattutto senza conseguenze per i clienti finali. Il perdurare di questa situazione comprometterà però il mercato delle terre rare in modo irreparabile, perciò bisogna monitorare con attenzione tutti gli sviluppi e provare a evitare il peggio: il blocco della produzione o costi proibitivi. Certo, un minimo di riserve strategiche dovrebbero esserci per almeno sopravvivere al pugno duro cinese, ma nel lungo periodo la situazione diventerebbe estenuante.
L’industria mineraria non può procedere a un passo tanto elevato da compensare le perdite cinesi nel breve periodo, per quanto possa contribuire al distacco. Servono al contempo soluzioni diplomatiche, che infatti vedono l’Unione europea pronta a trattare con Pechino per una linea d’incontro, muovendosi su un terreno molto scivoloso. Per gli Stati Uniti ogni mossa in aiuto al rivale asiatico equivale a un attacco, secondo la posizione del tycoon.
© RIPRODUZIONE RISERVATA