L’analisi di bilancio si avvale di quozienti di bilancio per analizzare lo stato di salute dell’azienda. Ecco come funziona l’analisi di bilancio per indici.
L’analisi di bilancio per indici è uno strumento imprescindibile utilizzato da aziende, analisti finanziari, investitori e altre parti interessate per valutare la salute finanziaria di un’impresa. Questa particolare tipologia di analisi consente di ottenere una visione dettagliata dello stato finanziario e delle performance di un’azienda attraverso il confronto di diversi parametri economico-finanziari.
Essendo una metodologia basata su dati numerici, richiede precisione e confronti settoriali, ma i risultati offrono un quadro chiaro e concreto del futuro finanziario di un business. Con una corretta analisi di bilancio per indici, le aziende possono affrontare meglio le sfide del mercato e adottare decisioni più consapevoli per il successo a lungo termine.
Vediamo nel dettaglio cos’è l’analisi di bilancio per indici, a cosa serve, come funziona e quando è necessario eseguirla.
Cos’è l’analisi di bilancio per indici
L’analisi di bilancio per indici è una tecnica di interpretazione dei bilanci aziendali basata sul calcolo di determinati rapporti o «indici» finanziari. Gli indici sono dei parametri numerici che mettono in relazione due o più voci di bilancio, al fine di estrapolare informazioni utili per comprendere la situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’azienda.
Per dare una definizione, quindi, potremmo dire:
l’analisi di bilancio per indici consiste nel calcolo di specifici rapporti tra le voci del bilancio (stato patrimoniale e conto economico) al fine di ottenere indici che misurano la redditività, la liquidità, la solidità finanziaria e l’efficienza di un’azienda.
Tali indici sintetizzano e semplificano i dati complessi del bilancio, rendendo più facile identificare punti di forza, debolezze e aree di miglioramento.
Questo metodo si è affermato come uno strumento indispensabile per chiunque intenda valutare la solidità di un’impresa, dalla proprietà ai potenziali investitori, passando per istituti bancari e creditori.
A cosa serve l’analisi di bilancio per indici? Gli obiettivi
Gli obiettivi principali dell’analisi di bilancio per indici sono:
- valutare la redditività: attraverso indici specifici, è possibile stabilire la capacità dell’azienda di generare utili e creare valore per gli azionisti;
- misurare la solidità patrimoniale: con l’analisi della composizione del capitale proprio e di terzi, si comprende il livello di indebitamento dell’azienda e la sua sostenibilità;
- controllare la liquidità: l’analisi della capacità dell’azienda di far fronte agli impegni a breve termine è un fattore cruciale per prevedere eventuali problematiche legate alla solvibilità;
- valutare la struttura del capitale: tramite il rapporto tra capitale proprio e capitale di terzi, si può ottenere una chiara visione della dipendenza dell’azienda da fonti di finanziamento esterne.
Grazie all’analisi per indici, le parti interessate ottengono, quindi, una panoramica sulle condizioni finanziarie e patrimoniali dell’impresa, con un grado di dettaglio che permette di prendere decisioni ponderate in merito a investimenti, finanziamenti o altre strategie operative. Va sottolineato che, affinché l’analisi risulti efficace, è fondamentale effettuare confronti temporali (analisi storica dell’evoluzione degli indici) e/o comparativi con aziende del settore.
Quali sono gli indici per l’analisi di bilancio e uso per il calcolo
Gli indici di bilancio si suddividono in diverse categorie a seconda degli aspetti dell’azienda che si intende valutare e degli obiettivi dell’analisi di bilancio stessa. Normalmente gli indici di bilancio vengono distinti in:
- indici di redditività;
- indici di liquidità;
- indici di solvibilità;
- indici di solidità patrimoniale.
Indici e calcolo della redditività aziendale
Un primo aspetto fondamentale dell’analisi di bilancio per indici è lo studio della redditività aziendale ovvero della capacità di produrre redditi che consentano di ottenere una remunerazione soddisfacente del capitale investito. Spesso per verificare il livello di redditività si fa riferimento al concetto di costo opportunità ovvero al mancato guadagno derivante dalla scelta di utilizzare il proprio capitale per un investimento piuttosto che su un altro.
Un confronto coerente dovrebbe fare riferimento ad investimenti che presentano caratteristiche simili in termini di rischio e durata. Per esempio il confronto della redditività aziendale diventa poco significativo se applicato ad imprese operanti in settori completamente differenti tra loro.
Ecco i principali indici di redditività utilizzati per porre in essere un’accurata analisi di bilancio.
- ROE ovvero «return on equity». Si tratta dell’indice di ritorno sul capitale proprio e viene calcolato dal rapporto Utile di esercizio/Capitale proprio. Questo indice misura il risultato economico della gestione destinato ai proprietari dell’azienda come remunerazione per l’investimento realizzato;
- ROI ovvero «return on investment». Si tratta dell’indice di ritorno sul capitale investito nella gestione tipica e viene calcolato dal rapporto Reddito operativo/Attivo immobilizzato. Questo indice misura la capacità dell’impresa di generare reddito attraverso il proprio core business, ovvero a prescindere dal contributo delle altre aree aziendali;
- ROD ovvero «return on debts». Si tratta dell’indice di ritorno sui debiti finaziari ed è espresso dal rapporto Oneri finanziari/Capitale di debito. Tale indice consente di valutare qual è il costo medio ponderato del capitale proveniente dall’indebitamento finanziario.
- ROS ovvero «return on sales». Rappresenta il rapporto tra il reddito operativo e il fatturato. Fornisce informazioni sulla capacità dell’azienda di generare profitto dalle vendite.
Un confronto molto interessante è quello tra ROD e ROI. Quando, infatti, il ROI è maggiore del ROD significa che l’azienda sta effettuando degli investimenti che rendono più di quanto costi il capitale preso in prestito. Viceversa, se il ROD è superiore al ROI significa che c’è qualcosa che non va: in questo caso il capitale preso a prestito costa più di quanto rendono gli investimenti realizzati attraverso il capitale medesimo.
Indici di liquidità o solvibilità
Un’azienda è solvibile o liquida quando è in grado di far fronte alle proprie obbligazioni di carattere finanziario a breve termine in modo rapido ed economico. In altre parole, un’azienda è solvibile quando con le disponibilità di cassa e/o banca riesce a far fronte agli impegni ordinari di gestione.
Tra gli indici di liquidità o solvibilità maggiormente utilizzati abbiamo:
- l’indice di liquidità primaria;
- l’indice di liquidità secondaria;
- l’indice del tempo medio d’incasso dei crediti commerciali;
- l’indice del tempo medio di pagamento dei debiti commerciali;
- l’indice di rotazione del magazzino.
Indice di liquidità primaria e secondaria
Un primo gruppo importante di indici di liquidità è rappresentato dagli indici di liquidità primaria (o quoziente acido di liquidità o prova acida, “acid test ratio”) e secondaria (o indice di liquidità corrente).
L’indice di liquidità primaria è espresso dal seguente rapporto:
Indice di liquidità primaria = Liquidità immediate + liquidità differite / Passivo a breve termine
Questo indice consente di valutare l’attitudine dell’azienda a soddisfare gli impegni di breve periodo attraverso le risorse già liquide o liquidabili. Le liquidità immediate sono rappresentate dai valori di cassa e banca; le liquidità differite, invece, sono rappresentate dai crediti verso clienti.
La differenza in valore assoluto tra numeratore e denominatore consente di calcolare il cosiddetto margine di tesoreria. La condizione ottimale per l’azienda si realizza quando questo indice è pari o superiore ad 1. Un indice inferiore ad 1, al contrario, segnala uno stato di insolvibilità.
L’indice di liquidità secondaria viene espresso dal seguente rapporto:
Indice di liquidità secondaria = Liquidità immediate + liquidità differite + scorte di magazzino / Passivo a breve termine
Questo indice consente di valutare quanto le risorse liquide e quelle prontamente liquidabili, ivi comprese le merci stoccate, permettano di fronteggiare gli impegni assunti a breve termine dall’azienda. La differenza in valore assoluto tra numeratore e denominatore consente di calcolare il cosiddetto capitale circolante netto.
La condizione ottimale per l’azienda si realizza quando l’indice è compreso tra 1,5 e 2. In altre parole, l’attivo a breve deve essere superiore al passivo a breve.
Tempi medi di incasso e pagamento nei rapporti commerciali
Un altro aspetto utile da indagare in tema di analisi di bilancio ed indici di liquidità è rappresentato dallo studio dei tempi medi di incasso dei crediti e pagamento dei debiti commerciali.
Il tempo medio di incasso dei crediti commerciali viene espresso dal seguente rapporto:
Crediti verso clienti / Fatturato giornaliero a credito (=fatturato annuo/365)
Questo indice consente quindi di avere indicazioni circa il periodo medio di riscossione dei crediti verso i clienti. Non esiste una condizione di equilibrio standard poiché occorre valutare le condizioni dell’azienda, del mercato, della congiuntura economica, ecc..
Il tempo medio di pagamento dei debiti commerciali viene espresso dal seguente rapporto:
Debiti verso fornitori / Acquisti giornalieri a credito (=Acquisti annui a credito/365)
Questo indice consente quindi di avere indicazioni circa il periodo medio di pagamento dei debiti verso fornitori. Anche in questo caso non esiste una condizione di equilibrio definibile a priori. Può essere molto significativo però confrontare i tempi medi di incasso e pagamento per valutare l’efficienza dell’azione commerciale dell’azienda. In questo senso una condizione soddisfacente si realizza quando i due indici sono simili o quando i tempi medi di pagamento tendono ad essere superiori a quelli di incasso.
Indici di rotazione
Altra tipologia importante di indici di liquidità sono gli indici di rotazione che consentono di valutare l’efficienza aziendale nella gestione degli acquisti e delle vendite.
L’indice di rotazione del magazzino, per esempio, consente di capire quante volte le merci “girano” nel corso dell’esercizio. Tale indice è espresso dal seguente rapporto:
Indice di rotazione del magazzino = Costo del venduto / Scorte di magazzino
Ovviamente maggiore è questo indice, maggiore è l’efficienza dell’azienda nel gestire i propri flussi di acquisti e vendite.
Indici di solidità patrimoniale
Gli indici di solidità patrimoniale sono strumenti che permettono di valutare la stabilità e la sicurezza finanziaria di un’azienda, analizzando la sua capacità di mantenere l’equilibrio tra risorse proprie e fonti di finanziamento esterne. Questi indici si concentrano principalmente sulla struttura del capitale dell’impresa e sul livello di indebitamento, fornendo un quadro della sua dipendenza da capitale di terzi e della sostenibilità del debito a lungo termine.
Indice di indipendenza finanziaria (o Indice di autonomia finanziaria)
L’indice di indipendenza finanziaria esprime la percentuale di capitale proprio rispetto al totale delle fonti di finanziamento dell’azienda (passività totali). Viene calcolato con la seguente formula:
Indice di Indipendenza Finanziaria = (Capitale Proprio / Totale Passività) x 100
Un valore elevato di questo indice indica una maggiore autonomia finanziaria e una minore dipendenza dal debito. Di solito, un valore superiore al 30-40% è considerato positivo, poiché segnala che l’azienda è meno vulnerabile rispetto a eventuali difficoltà nel rimborso dei debiti.
Questo indice è rilevante per gli investitori e i creditori, in quanto evidenzia la capacità dell’azienda di sostenersi principalmente con risorse proprie.
Indice di copertura delle immobilizzazioni
L’indice di copertura delle immobilizzazioni indica in che misura le immobilizzazioni (attività a lungo termine come impianti, macchinari e immobili) sono coperte da fonti di finanziamento permanenti, cioè capitale proprio e debiti a lungo termine. La formula è:
Indice di Copertura delle Immobilizzazioni = (Capitale Proprio + Passività a Lungo Termine) / Immobilizzazioni Totali
Un valore superiore a 1 indica che le immobilizzazioni sono completamente coperte da fonti di finanziamento stabili, il che è positivo. Un valore inferiore a 1, invece, indica che l’azienda utilizza in parte fondi a breve termine per finanziare le attività a lungo termine, il che può essere rischioso.
Questo indice misura la solidità finanziaria dell’azienda, indicando la sua capacità di sostenere investimenti duraturi con fonti stabili di capitale.
Indice di indebitamento
L’indice di indebitamento misura la proporzione tra il totale dei debiti e il capitale proprio dell’azienda. È uno degli indici più utilizzati per valutare la solidità patrimoniale, calcolato come:
Indice di Indebitamento = Totale Debiti / Capitale Proprio
Un valore elevato indica una maggiore dipendenza dai finanziamenti esterni, mentre un valore inferiore suggerisce che l’azienda si finanzia prevalentemente con risorse proprie. Generalmente, un indice inferiore a 1 è considerato accettabile, poiché segnala che l’azienda non è eccessivamente esposta al debito.
Questo indice è cruciale per comprendere il livello di rischio associato alla struttura finanziaria dell’azienda. Un elevato indebitamento può compromettere la capacità di gestione e di espansione a lungo termine.
Indice di struttura del capitale
L’indice di struttura del capitale mette in relazione il capitale proprio con il capitale di terzi, mostrando la proporzione tra queste due componenti all’interno del totale delle fonti di finanziamento. La formula è:
Indice di Struttura del Capitale = Capitale Proprio / Capitale di Terzi
Un valore elevato indica una buona solidità patrimoniale, poiché segnala una maggiore presenza di capitale proprio rispetto al debito. Al contrario, un valore basso indica una forte dipendenza dai creditori.
Gli investitori e le banche guardano con favore a un alto indice di struttura del capitale, poiché dimostra che l’azienda ha una solida base di capitale proprio e risulta meno vulnerabile ai rischi finanziari esterni.
Indice di copertura delle passività
L’indice di copertura delle passività mostra in che misura il capitale proprio è in grado di coprire i debiti complessivi dell’azienda. Viene calcolato come:
Indice di Copertura delle Passività = Capitale Proprio / Totale Passività
Un valore pari o superiore a 1 è considerato positivo, poiché indica che il capitale proprio potrebbe coprire interamente i debiti. Un valore molto inferiore a 1 segnala una struttura finanziaria più fragile.
Questo indice è utile per comprendere la resilienza dell’azienda in caso di crisi finanziarie e la sua capacità di coprire eventuali perdite con le proprie risorse.
Leverage (o Leva Finanziaria)
L’indice di leva finanziaria, o leverage, rappresenta il rapporto tra il capitale investito totale e il capitale proprio. È un indicatore che permette di comprendere il livello di rischio assunto dall’azienda nel finanziare le proprie operazioni con debito. La formula è:
Leverage = Capitale Investito Totale / Capitale Proprio
Un leverage elevato indica un maggiore utilizzo del debito rispetto al capitale proprio. Valori contenuti (solitamente inferiori a 2) sono considerati più sicuri, mentre valori troppo elevati possono indicare una dipendenza eccessiva dal debito.
Questo indice è essenziale per comprendere la politica di finanziamento dell’azienda e il livello di rischio associato all’utilizzo del debito per finanziare le operazioni aziendali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA