Borsa Italiana: qual è la banca più interessante del FTSE Mib?

Ufficio Studi Money.it

22/11/2018

In questo periodo le banche italiane sono sotto la lente degli investitori a causa delle crescenti tensioni tra Italia ed Europa, che accrescono il differenziale tra BTP e Bund. L’Ufficio Studi di Money.it ha svolto a questo proposito un’analisi sui multipli dei principali istituti di credito

Borsa Italiana: qual è la banca più interessante del FTSE Mib?

Con la bocciatura della manovra di bilancio italiana la Commissione europea rischia di provocare una nuova crisi di sfiducia verso l’Italia. Uno tsunami pronto ad abbattersi in prima battuta, come spesso accaduto nel corso dell’anno, sul sistema bancario italiano.

A tal proposito, risulta utile fare un focus sui fondamentali dei principali istituti di credito italiani quotati sul FTSE Mib, in modo da comprendere quale sia la banca che dopo le vendite che hanno caratterizzato Piazza Affari negli ultimi mesi risulta più interessante.

Il confronto tra i multipli

Analizzando ora il rapporto tra il prezzo di mercato e il patrimonio netto si nota come tra i principali istituti creditizi italiani spicchino Mediobanca e Intesa Sanpaolo, che presentano un price-to-book value pari a 0,6.

Tradizionalmente, un valore inferiore a 1 indica una certa sottovalutazione del titolo, in quanto la capitalizzazione di Borsa è inferiore al valore del patrimonio netto. Tra le banche, è bene notare che Banco BPM e UBI Banca presentano il più basso valore di questo rapporto, per entrambi a 0,3.

I valori particolarmente bassi del ratio delle banche italiane è tuttavia imputabile al rischio, prezzato dal mercato, che la struttura patrimoniale debba essere ulteriormente rafforzata qualora lo spread Btp-Bund dovesse superare in modo stabile certe soglie e qualora i crediti deteriorati, in netto calo nell’ultimo anno, dovessero tornare a essere un problema per gli stati patrimoniali degli istituti di credito del Belpaese. Il dato è sotto la media del p/bv medio del FTSE Mib, pari a 0,97 e di quello dell’Eurostoxx Banks, a 0,62.

Un’altra indicazione deriva dal price-to-tangible book value. Questo multiplo è più prudenziale del precedente, in quanto nella formula di calcolo non tiene conto delle attività intangibili, considerando solamente quelle reali iscritte a bilancio. La banca che in questo caso offre una minor assicurazione in caso di fallimento è Unicredit, con un P/TBv pari a 22,6, mentre quella che ne offre di più è Intesa Sanpaolo, con questo rapporto pari a 2,4.

Le stime del rapporto price/earning per il 2018 indicano che Banco BPM presenta un ratio pari a 18,9 volte gli utili: quasi il doppio rispetto a quello UBI Banca, secondo istituto per grandezza del rapporto, in questo caso pari a 9,3. Considerato il forte deprezzamento subito dai titoli bancari, il p/e alto dovrebbe insospettire in quanto gli utili futuri rimangono bassi.

Dal lato opposto BPER Banca, che presenta il più basso rapporto del comparto: il price/earning ratio dell’istituto è pari a 5,9 volte gli utili. In questo caso, la media del P/E ratio stimati per il 2018 dei titoli del FTSE Mib è pari a 10,34 mentre quello delle banche inserite nel paniere Eurostoxx Banks si attesta a 8,50.

E’ interessante notare come solo Banco BPM presenti tale rapporto sopra la media di quello relativo al principale paniere italiano e del listino delle maggiori banche europee. Buoni dati emergono dal medesimo rapporto osservato su UBI Banca e Intesa Sanpaolo rispettivamente pari a 9,3 e 8,7, sopra la media di quello dell’Eurosotxx Banks.

Passando ora al dividend yield, indicatore che misura la capacità di un titolo di remunerare gli azionisti attraverso i dividendi, si nota come Intesa Sanpaolo abbia il rapporto tra il dividendo unitario pagato e il prezzo dell’azione pari al 10,4%.

Diversa la situazione per Banco BPM, che invece vede questo valore attestarsi all’1%. Le previsioni per il 2019 dell’istituto milanese però, danno il medesimo rapporto al 4,60%, con un aumento decisamente sostanzioso della cedola che dovrebbe essere riconosciuta ai soci.

In questo caso, solamente Intesa Sanpaolo e Mediobanca offrono un rendimento da dividendo superiore alla media del FTSE Mib, che è pari al 4,68%, e dell’Eurostoxx Banks, che segna il 5,74%. Le altre banche invece sono sotto la media di entrambi gli indici.

Ultimo multiplo che andremo ad analizzare è il ROE. L’indicatore in questione misura la capacità dell’istituto di remunerare il capitale di rischio. In questo caso, i fondamentali premiano Mediobanca con l’indice di bilancio che si attesta all’8,8%. La peggiore delle “big” è invece UBI Banca, che presenta un rapporto pari al 3,4%.

Tiriamo le somme

In conclusione, la banca più interessante sembra essere Intesa Sanpaolo in quanto presenta una stima del rapporto p/e stabile tra il 2018 e il 2019 unito al dividend yield più alto tra le banche del FTSE Mib per entrambi gli anni. Il rapporto price/earnings in calo significa una maggiore crescita degli utili . In relazione alla mera capitalizzazione di mercato, l’istituto meno costoso è invece BPER Banca, con il dato pari a 1,647 miliardi di euro.

TLTRO, scadenza prima rata fissata al 20 giugno 2020

In un contesto sempre più difficile per il mercato creditizio italiano, anche a causa dell’allargamento dello spread BTP-Bund, bisogna porre particolare attenzione al fatto che a pesare sul comparto bancario sarà la scadenza della prima rata dei prestiti TLTRO della BCE, fissata per giugno 2020.

Gli istituti del Belpaese sono stati tra i maggiori beneficiari della misura non convenzionale della Banca Centrale Europea e ora che ci si avvicina alla scadenza di questi prestiti le quotazioni ne risentono, in quanto le condizioni per l’emissione di titoli di debito si sono inasprite (per approfondire).

Lo scudo «anti-spread»

Buone notizie invece per le banche e imprese assicurative non quotate, che saranno al riparo dai deprezzamenti dei titoli di Stato in portafoglio grazie agli emendamenti “anti-spread” presentati dalla maggioranza alla Camera.

In questo modo viene scongiurato il rischio delle ricapitalizzazioni e verrà favorito il negoziato tra Governo e Unione Europea circa la manovra di bilancio. Si seguirà quindi il modello tedesco e francese.

A tal proposito, uno di questi emendamenti prevede la possibilità di valutare al loro valore di iscrizione già nel bilancio 2018 i cosiddetti “titoli destinati a permanere durevolmente in portafoglio”.

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