I prezzi del petrolio WTI sembrano diretti verso i minimi raggiunti nel 2016, dove potrebbero tentare una ripartenza. Operativamente, si potrebbe attendere il raggiungimento di questi supporti per valutare una strategia di natura long
Proseguono i ribassi sul petrolio WTI che, al momento della scrittura, si attesta a 30,04 dollari al barile, segnando un -8,52% rispetto alla chiusura dello scorso venerdì 13 marzo.
Petrolio WTI, grafico giornaliero. Fonte: Bloomberg
Osservando il grafico settimanale del future sull’oro nero, si evidenzia come la struttura si sia fortemente deteriorata, con i prezzi che hanno messo a segno tre settimane negative di fila.
La discesa in essere ha permesso ai venditori di effettuare diversi breakout importanti, come quello della linea di tendenza che unisce i minimi di dicembre 2016 e 2018 e quello relativo al livello orizzontale a 42,20 dollari al barile, lasciato in eredità dai minimi di novembre 2016.
I ribassi potrebbero però non essere finiti: i corsi non hanno infatti ancora raggiunto un supporto rilevante, il quale è identificabile nell’area dei 26,19 dollari al barile, minimi segnati a inizio 2016. Da tale zona ci sarebbe la possibilità di assistere ad una ripartenza delle quotazioni, con i compratori che potrebbero tentare di chiudere il gap down weekly a 41,05 dollari.
Ad aiutare un recupero di forza si inserirebbe anche l’RSI settato a 14 periodi, che ha raggiunto la fase di ipervenduto.
Strategie operative sul petrolio WTI
Elaborazione Ufficio Studi di Money.it
Operativamente, si potrebbero sfruttare ulteriori ribassi del petrolio WTI, fino alla zona dei 26,19 dollari al barile, per valutare una strategia di natura long. Lo stop loss sarebbe in tal caso identificabile a 24,5 dollari al barile, mentre l’obiettivo principale a 30 dollari. Il target finale è invece localizzato a 34 dollari.
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