Dopo un violento ribasso, le quotazioni del Petrolio WTI sono riuscite a rialzare la testa, dando vita ad un modello di Harami bullish. Se confermato, questo modello potrebbe far rimbalzare i prezzi
Dopo aver raggiunto il minimo da febbraio 2002, a 20,06 dollari al barile, le quotazioni del petrolio WTI sono riuscite a rialzare la testa avanzando nella sola seduta di ieri, del 23,81%.
Il movimento ascendente sta proseguendo anche nella giornata di oggi, venerdì 20 marzo, con i corsi che al momento della scrittura si stanno apprezzando dell’8,84%, attestandosi a 27,45 dollari.
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Petrolio WTI, grafico giornaliero. Fonte: Bloomberg
Dal punto di vista grafico, si evidenzia come i corsi abbiano rotto tutti i livelli supportivi più importanti nel medio-lungo periodo, crollando verso livelli che non si vedevano da oltre 18 anni.
Il rimbalzo in essere è avvenuto a ridosso della soglia psicologica dei 20 dollari, dove i prezzi hanno dato vita ad un modello di Harami bullish, tipico pattern di reversal.
Se oggi i corsi dovessero chiudere sopra i 27 dollari, tale modello verrebbe confermato, aprendo la strada ad una prosecuzione dell’impulso verso i 41,05 dollari al barile, dove verrebbe chiuso il gap down aperto dallo scorso 6 marzo.
Se ciò dovesse accadere, si avrebbe un segnale positivo anche sul grafico settimanale, che avrebbe l’opportunità di creare una barra simile a un Hammer.
Nel medio periodo però, le quotazioni potrebbero sfruttare il pullback dalla trendline che unisce i minimi del 2 agosto 2016 a quelli del 24 dicembre 2018 per riprendere l’intenso downtrend in essere. A rafforzare l’ipotesi di un rialzo è anche la situazione dell’RSI settato a 14 periodi, ancora vicino a livelli di eccesso di pressione ribassista.
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Elaborazione Ufficio Studi di Money.it
Da un punto di vista operativo, si potrebbero valutare strategie di natura long dai 27 dollari al barile, con stop loss a 19,80 dollari e obiettivo principale a 36 dollari. Il target finale sarebbe invece identificabile sulla soglia psicologica dei 40 dollari, puntando quindi sul fatto che il gap down funga da “calamita” per i prezzi.
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