Le quotazioni del petrolio WTI stanno subendo un forte ribasso. Per i compratori, si può guardare a uno specifico livello, che in passato è sempre stato in grado di catalizzare gli acquisti, vediamo quale
Prosegue la debolezza del petrolio WTI, che ha annullato il timido tentativo di rimbalzo messo a segno lo scorso 28 gennaio, tornando in area di minimi dal 10 ottobre 2019.
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Petrolio WTI, grafico giornaliero. Fonte: Bloomberg
Dal punto di vista grafico, la debolezza è iniziata dopo che i prezzi hanno segnato nuovi massimi dal 25 aprile 2019, a 65,65 dollari al barile. In tale zona, i compratori si sono trovati a fare i conti sia con la linea di tendenza che unisce i top del 20 maggio a quelli del 16 settembre 2019 che con il livello statico lasciato in eredità dai lows del 4 giugno 2018.
La discesa è accelerata, fino ad effettuare il breakout di due fondamentali supporti: la trendline disegnata con i minimi del 10 ottobre e del 3 dicembre 2019 e il livello orizzontale a 58,60 dollari.
Dopo il pullback di tali livelli, i venditori hanno incrementato la loro pressione, portandosi anche al di sotto della media mobile semplice a 200 giorni.
Per i compratori, la zona a cui guardare è quella a 50,64 dollari al barile, dove passa il livello orizzontale ereditato dai minimi del 15 gennaio 2019. In passato, questo sostegno è riuscito a catalizzare nuovi acquisti, anche dopo brusche frenate da parte delle quotazioni.
Ribassi al di sotto di questa soglia darebbero ai corsi l’opportunità di spingersi fino ai minimi del 2018, a 42,36 dollari al barile.
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Elaborazione Ufficio Studi di Money.it
Operativamente, anche considerando l’eccesso di pressione ribassista, si potrebbero valutare strategie di natura long da 50,64 dollari al barile. Lo stop loss sarebbe individuabile a 49 dollari, mentre l’obiettivo principale a 53 dollari. Il target finale è invece localizzato a 53,50 dollari.
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