Andare in pensione nel 2020: tutte le opzioni e ultime novità

Redazione Lavoro

21/11/2019

Per andare in pensione nel 2020 la Legge di Bilancio ancora in discussione non porta grandi cambiamenti. Vediamo quali sono tutte le opzioni possibili e le novità per il prossimo anno.

Andare in pensione nel 2020: tutte le opzioni e ultime novità

Per andare in pensione nel 2020 ci sono diverse opzioni possibili: dalla tradizionale pensione di vecchiaia - che manterrà gli stessi requisiti dello scorso anno - alla neonata Quota 100.

Con la discussione della Legge di Bilancio 2020 in queste ore, diverse sono le indiscrezioni a riguardo. Con assoluta certezza però Quota 100 rimane, e sembra confermata anche la proroga di Opzione Donna e Ape sociale. Solo quella sociale, sì perché una delle novità è che Ape volontaria, anche nella sua declinazione aziendale, potrebbe non esserci nel prossimo anno.

In attesa che la Legge di Bilancio venga approvata a fine anno, i lavoratori possono cominciare a pensare a una via d’uscita per il 2020: nel farlo bisogna eseguire qualche calcolo e capire, in base alla propria situazione contributiva, qual è l’opzione migliore per andare in pensione.

Come noto ci sono delle misure alle quali si può accedere solo quando concorrono una serie di requisiti legati sia all’età anagrafica che agli anni di contributi, altre dove si tiene conto solamente della posizione contributiva dell’interessato.

Per chi è già in pensione invece da gennaio 2020 scatterà con buona probabilità una nuova rivalutazione per aumentare gli importi.

Vediamo ora quali sono le condizioni da soddisfare per andare in pensione nel 2020, tutte le opzioni possibili, con le ultime novità, partendo dalla pensione di vecchiaia.

Pensione di vecchiaia

Come anticipato, nel 2020 non c’è alcuna variazione dei requisiti per l’accesso alla pensione. L’età pensionabile, quindi, si raggiunge ancora all’età di 67 anni; nel contempo bisogna aver maturato almeno 20 anni di contribuzione, che scendono a 15 anni per coloro che rientrano nell’opzione Dini o nelle deroghe Amato.

Per chi ha contributi maturati dopo il 1 gennaio 1996, rientrando interamente nel sistema di calcolo contributivo, c’è un’ulteriore opzione per l’accesso alla pensione: la pensione di vecchiaia contributiva, con la quale si può smettere di lavorare all’età di 71 anni e con soli 5 anni di contribuzione.

Rimandiamo a un articolo di Money.it per sapere come ritirasi con soli 5 anni di contributi.

Pensione anticipata

Lo stesso vale per la pensione anticipata, per la quale nel 2019 è stato evitato l’incremento dei requisiti; nel frattempo però è stata introdotta una finestra mobile trimestrale che ritarda la decorrenza della pensione al terzo mese successivo dal raggiungimento dei requisiti.

Ma quali sono questi requisiti? Nel dettaglio, per la pensione anticipata non è richiesto alcun requisito anagrafico; il diritto alla pensione si consegue al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini, uno in meno per le donne.

Anche la pensione anticipata ha un’opzione contributiva riservata a coloro che rientrano interamente nel calcolo contributivo: in questo caso, oltre al requisito contributivo (pari a 20 anni) è richiesta anche un’età minima di 64 anni.

Quota 41

Per i lavoratori precoci (ossia per coloro che prima del compimento dei 19 anni avevano già un’anzianità contributiva di 12 mesi) esiste un’altra forma di pensione anticipata: si chiama Quota 41 e - come si può facilmente intuire dal nome - permette al lavoratore di accedere alla pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi.

Non è richiesto alcun limite di età, ma anche per Quota 41 - così come per la pensione anticipata - esiste una finestra mobile trimestrale che ritarda di tre mesi l’accesso alla pensione.

Per Quota 41, inoltre, c’è un ulteriore requisito da soddisfare: affinché il lavoratore precoce possa accedere anticipatamente alla pensione è necessario far parte di una delle seguenti categorie: disoccupati di lungo corso, invalidi, caregiver o addetti a lavori usuranti.

Quota 100

Restiamo nell’ambito delle “quote” per descrivere quella che probabilmente è stata la misura di flessibilità più importante degli ultimi anni: Quota 100, con la quale viene data la possibilità al lavoratore di accedere alla pensione una volta che la somma tra età anagrafica e anzianità contributiva dà come risultato 100.

Attenzione però: affinché si possa accedere a Quota 100 è necessario che l’età anagrafica sia pari almeno a 62 anni, mentre l’anzianità contributiva a 38 anni.

Possono accedere a Quota 100 sia i lavoratori dipendenti che gli autonomi, ma con una piccola variazione.

Per i lavoratori dipendenti di datori di lavoro doversi dalle pubbliche amministrazioni e per gli autonomi la pensione decorre dal terzo mese successivo al raggiungimento dei suddetti requisiti, per i dipendenti di amministrazioni pubbliche la finestra mobile è semestrale.

Opzione Donna

Per andare in pensione nel 2020 ci sarà sicuramente anche Opzione Donna per la quale si sta pensando alla proroga con la Legge di Bilancio 2020 in discussione.

Se confermata in via definita l’accesso alla misura si estende a coloro che matureranno i requisiti necessari entro il 31 dicembre 2019. Nel dettaglio, quando si parla di “requisiti” facciamo riferimento a:

  • 35 anni di contributi;
  • 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti;
  • 59 anni di età per le lavoratrici autonome.

Per chi accede ad Opzione Donna, però, è prevista una penalizzazione sull’assegno, dal momento che questo viene ricalcolato interamente con il sistema contributivo, anche per la quota rientrante nel calcolo retributivo.

Ciò comporta una riduzione dell’assegno, per una misura variabile a seconda della posizione contributiva dell’interessata. Rimandiamo a un articolo di Money.it per capire quanto si perde sull’assegno.

Anche per Opzione Donna esiste una finestra mobile, pari a 12 mesi per le lavoratrici subordinate e a 18 mesi per le autonome.

Anticipo pensionistico

Anche l’anticipo pensionistico è in scadenza il 31 dicembre 2019; tuttavia è molto probabile che ci sarà una proroga per l’Ape Sociale. Al contrario quasi sicuramente Ape Volontaria è a rischio.

Con l’anticipo pensionistico si può smettere di lavorare all’età di 63 anni, ma solo se il raggiungimento del diritto alla pensione di vecchiaia non dista più di 3 anni e 7 mesi. Inoltre, per accedere all’Ape Volontaria bisogna aver maturato una contribuzione pari a 20 anni.

Grazie a questo strumento il lavoratore può smettere di lavorare prima del raggiungimento dell’età pensionabile percependo, negli anni che lo separano dal diritto alla pensione, un assegno erogato tramite un prestito finanziato da un istituto di credito; sarà lo stesso pensionato a farsene carico restituendo la quota ricevuta con piccole trattenute sul futuro assegno previdenziale.

Non sono previste trattenute, invece, per coloro che accedono all’Ape Sociale visto che in questo caso è lo Stato a farsi carico della restituzione del prestito.

Questa misura, infatti, è indirizzata ai lavoratori appartenenti alle categorie svantaggiate meritevoli di una maggior tutela, come i disoccupati, gli invalidi e gli usuranti.

I requisiti per l’Ape Sociale sono simili a quelli dell’Ape Volontaria, con la differenza che il requisito contributivo deve essere di almeno 30 anni (36 nel caso dei gravosi).

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