L’Ucraina ha ricevuto armamenti per contrastare l’avanzata russa. Ma nel Paese, da anni, è operativo un fiorente mercato nero delle armi.
I Paesi partner dell’Ucraina nella guerra contro la Russia hanno iniziato a fornire a Kiev le armi richieste da Volodymyr Zelensky. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno inviato o stanno per inviare agli ucraini diversi jolly da poter impiegare in chiave anti russa: artiglieria pesante, droni tattici e veicoli corazzati su tutti.
L’Occidente ha inviato queste armi con uno scopo ben preciso: fornire agli ucraini strumenti con i quali combattere l’esercito russo. C’è tuttavia da mettere in conto il rischio, non così remoto, che in un futuro non troppo lontano le suddette armi possano finire nelle mani sbagliate. In Ucraina, infatti, fino a qualche anno fa era attivo un mercato nero di armi particolarmente fiorente e produttivo.
E le “mani sbagliate” possono coincidere con quelle di gang locali, di criminalità organizzata o anche di soldati e cittadini intenzionati a racimolare qualche soldo in più. Basta dare un’occhiata agli archivi per rendersi conto che da anni sul territorio ucraino è attivo uno dei mercati neri di armi più grandi d’Europa. Nel 2016, Sky News sottolineava come il prezzo di un Ak-47 – l’arma preferita dai terroristi – si aggirasse attorno ai 1.700 euro, mentre l’Aks-74u, la versione più moderna, potesse essere venduta anche a poco più di 500.
Altre fonti parlavano di fucili da cecchino venduti a poco più di mille euro, ma anche di armi quali lanciagranate e pistole (anche a prezzi abbordabili di una ventina di euro l’una), oltre ad armi pesanti. Come fare per scongiurare questo rischio? Si potrebbe pensare di tracciare il percorso delle armi. Il punto è che è estremamente complesso farlo, persino per gli Stati Uniti. Come se non bastasse, i confini dell’Ucraina erano porosi già prima dello scorso 24 febbraio. Figurarsi adesso che la guerra ha scosso l’intero Paese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA