Assegno di inclusione, figli maggiorenni non conviventi nel nucleo dei genitori: ecco quando

Simone Micocci

24 Gennaio 2024 - 11:00

Novità Assegno di inclusione, i figli maggiorenni non conviventi vanno considerati nel nucleo dei genitori anche se di età superiore ai 26 anni. Ma ci sono delle eccezioni.

Assegno di inclusione, figli maggiorenni non conviventi nel nucleo dei genitori: ecco quando

Con il passaggio da Reddito di cittadinanza ad Assegno di inclusione cambiano le regole per considerare quali persone fanno parte del nucleo familiare. In particolare, la novità riguarda i figli maggiorenni non conviventi, i quali fino allo scorso anno non erano considerati nell’Isee quando soddisfavano almeno una delle seguenti condizioni:

  • reddito personale inferiore alle soglie per essere considerato a carico dei genitori;
  • età superiore ai 26 anni;
  • è sposato o ha figli.

Queste condizioni hanno permesso a diversi maggiorenni di fare nucleo a sé, separato da quello dei genitori, potendo così presentare da soli la domanda di Reddito di cittadinanza. Tuttavia, con l’addio alle disposizioni contenute nel decreto n. 4 del 2019, per la sola parte riferita al Rdc, vengono riviste le condizioni affinché un figlio maggiorenne possa fare nucleo a sé quando vive da solo.

Modifiche che modificano la composizione di molti nuclei familiari, nei quali da quest’anno verranno nuovamente ricompresi i figli maggiorenni.

Figli maggiorenni nell’Isee, le novità della Dsu 2024

Delle tre condizioni sopra indicate, da quest’anno viene eliminata quella che considera il figlio maggiorenne come componente separato dai genitori quando vive da solo e ha un’età superiore ai 26 anni.

A partire dalla Dsu 2024 le uniche condizioni utile per far sì che il figlio non convivente possa fare nucleo a sé sono quelle per cui:

  • ha un reddito superiore alle soglie previste per i familiari a carico. Per l’Isee di quest’anno, quindi, bisogna aver percepito nel 2022 un reddito pari o superiore a 4 mila euro se di età inferiore ai 24 anni, 2.840,51 euro per chi ha compiuto i 24 anni;
  • è sposato o ha figli.

Le ripercussioni di tale modifica sono notevoli e potrebbero compromettere l’accesso al nuovo Assegno di inclusione. Pensiamo ad esempio a un figlio di 50 anni che non convive con i genitori ultrassessantenni ma ha un reddito pari a zero, non è sposato e non ha figli: fino allo scorso anno questo faceva nucleo da solo, mentre nel nuovo Isee dovrà essere considerato con i genitori con tutte le conseguenze del caso.

Esempio

Tizio, di età pari a 62 anni, vive da solo ma ha un reddito pari a zero. Nel 2023 percepiva il Reddito di cittadinanza e in quanto ultrasessantenne potrebbe fare anche domanda di Assegno di inclusione.

Tuttavia, quest’anno non fa più nucleo familiare a sé, in quanto viene attratto, in quanto considerato ancora a carico nonostante l’età avanzata, nel nucleo dei genitori ultraottantenni, entrambi pensionati.

Il problema è che dalla nuova Dsu ne è risultato un Isee superiore alla soglia di 9.360 euro, visti i redditi percepiti dai genitori, impedendo quindi a Tizio di fare domanda di Assegno di inclusione, misura che altrimenti gli sarebbe spettata nel caso in cui avesse continuato a fare nucleo familiare da solo.

Cosa rischia chi presenta la Dsu senza genitori o figli maggiorenni

La suddetta novità, quindi, potrebbe comportare l’impossibilità di accedere alla nuova misura di sostegno al reddito. Ciò potrebbe spingere alcune persone a forzare il sistema, presentando comunque la Dsu senza il figlio maggiorenne o, viceversa, senza i genitori.

In tal caso però si tratterebbe di un Isee falso, con tutte le conseguenze del caso di cui dovrà rispondere il richiedente dell’attestazione.

D’altronde per l’Inps sarà molto semplice effettuare un controllo in quanto dispone anche dei dati sulla residenza messi a disposizione dai comuni. Laddove dalla verifica ne dovesse risultare una Dsu non conforme a quella che è la situazione familiare effettiva, allora in primo luogo vengono meno tutte le agevolazioni godute grazie all’Isee.

Dopodiché si rischia di rispondere del reato di falsa attestazione o dichiarazione a pubblico ufficiale, con il rischio di incorrere nella sanzione penale della reclusione, da 6 mesi a 3 anni, e con la multa da 51 a 1.032 euro.

Sanzioni ben più severe nel caso in cui l’Isee sia servito per accedere all’Assegno di inclusione. Come previsto dall’articolo 8 del decreto n. 48 del 2023, chiunque rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi attestanti cose non vere, o comunque omette informazioni dovute, al fine di percepire il sostegno, è punito con la reclusione da 2 a 6 anni.

Iscriviti a Money.it