Assegno scoperto, sanzioni, conseguenze e cosa fare se si riceve

Emanuele Di Baldo

18 Dicembre 2024 - 16:52

Cosa accade se, una volta emesso un assegno, non si riesce ad onorarlo? Ecco cosa succede in caso di assegno scoperto e cosa fare per recuperare il credito.

Assegno scoperto, sanzioni, conseguenze e cosa fare se si riceve

Un assegno scoperto può trasformarsi rapidamente in un serio problema legale e finanziario per chi lo emette ma anche per chi lo riceve. In Italia, ogni anno migliaia di assegni vengono respinti anno per mancanza di fondi, causando significative conseguenze per tutte le parti coinvolte.

Che si tratti di un assegno a vuoto, di un assegno non coperto o di un assegno impagato non protestato, le implicazioni possono essere gravi e durature. Nel nostro approfondimento, analizzeremo nel dettaglio cosa succede quando un assegno è scoperto, quali sono le sanzioni previste dalla legge, e soprattutto, cosa fare se ci si trova ad affrontare questa situazione, sia come emittente che come beneficiario.

Assegno scoperto o a vuoto: significato e cosa succede

Parliamo innanzitutto di cosa si intende per assegno scoperto.

Un assegno scoperto o assegno a vuoto è un titolo di credito emesso senza avere sul conto corrente la quantità di denaro necessaria per coprirlo. La mancanza di fondi, detta anche «provvista», viene scoperta solo nel momento in cui il beneficiario si reca in banca per incassare l’assegno.

È importante distinguere tra due tipologie di assegni:

  • assegno circolare: in questo caso il problema non si presenta poiché è sempre coperto, essendo emesso direttamente dalla banca;
  • assegno bancario: è quello che può risultare scoperto poiché la banca non è tenuta al pagamento se mancano i fondi sufficienti.

Quando viene presentato un assegno scoperto, la banca invia una comunicazione al traente (chi ha emesso l’assegno) invitandolo a trasferire sul conto i fondi necessari per la copertura. Se anche il secondo tentativo di incasso dovesse fallire, si procederà con il protesto.

L’assegno scoperto costituisce un titolo esecutivo a tutti gli effetti. Questo significa che il beneficiario può avviare una procedura di recupero del credito che può portare al pignoramento e alla vendita all’asta dei beni del debitore. Il rischio principale per chi riceve un assegno scoperto è quello di non poter accedere al denaro dovuto, poiché il conto da cui dovrebbero essere prelevate le somme è probabilmente in rosso.

Emissione di un assegno scoperto: di che reato si tratta?

È fondamentale chiarire un punto importante: l’emissione di un assegno scoperto non costituisce più un reato penale. Dal 1999, con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 507, questa pratica è stata depenalizzata e classificata come illecito amministrativo.

Tuttavia, esistono casi particolari in cui l’emissione di un assegno scoperto può assumere rilevanza penale. Se l’emissione è accompagnata da artifici e raggiri volti a nascondere la propria reale condizione economica e ingannare il creditore, potrebbe configurarsi il reato di truffa. In questi casi, non è la semplice mancanza di fondi a costituire reato, ma l’intento fraudolento dimostrato attraverso comportamenti ingannevoli.

Chi trasgredisce ai divieti conseguenti alle sanzioni amministrative accessorie rischia conseguenze penali più severe, con la reclusione da sei mesi a tre anni. Questo sottolinea l’importanza di rispettare scrupolosamente le sanzioni imposte e di gestire con responsabilità l’emissione di assegni.

Sanzioni e conseguenze per chi emette un assegno scoperto

Le sanzioni amministrative previste dalla legge sono significative.

La sanzione pecuniaria base varia da €516 a €3.099, ma può raddoppiare fino a €6.197 per importi superiori a €10.329 o in caso di recidiva. Inoltre, il traente dovrà pagare una penale fissa del 10% sull’importo dell’assegno, oltre agli interessi legali e alle eventuali spese di protesto.

Una delle conseguenze più immediate è l’iscrizione alla Centrale di Allarme Interbancaria (CAI), gestita dalla Banca d’Italia. Questa iscrizione comporta:

  • la restituzione immediata del libretto degli assegni;
  • il divieto di emettere nuovi assegni per sei mesi;
  • l’impossibilità di aprire nuovi conti correnti;
  • difficoltà nell’accesso a finanziamenti e prestiti.

Per importi superiori a €51.645, le conseguenze diventano ancora più severe, includendo l’interdizione dall’esercizio di attività professionale o imprenditoriale per un periodo minimo di due mesi.

La procedura di protesto, come vedremo, comporta l’iscrizione del nome nel registro dei protesti, compromettendo significativamente la reputazione creditizia del soggetto. Questo può rendere estremamente difficile, se non impossibile, ottenere prestiti, mutui o qualsiasi altra forma di credito in futuro. Il beneficiario dell’assegno ha, inoltre, il diritto di avviare procedure di recupero crediti, che possono portare al pignoramento dei beni del debitore.

Quanto tempo si ha per coprire un assegno scoperto?

La legge italiana prevede tempi precisi per regolarizzare un assegno scoperto. Quando la banca rileva l’assenza di fondi, invia entro 10 giorni un preavviso di revoca al cliente, informandolo della mancanza di provvista e della possibilità di evitare le sanzioni attraverso il pagamento tardivo.

I tempi per la regolarizzazione variano in base alla tipologia dell’assegno:

  • assegno su piazza (stesso Comune della banca): 68 giorni totali (60 + 8);
  • assegno fuori piazza (Comune diverso): 75 giorni totali (60 + 15).

Per regolarizzare la situazione, oltre all’importo dell’assegno, è necessario versare:

  • una penale fissa del 10% dell’importo;
  • gli interessi legali dal giorno della presentazione;
  • le eventuali spese di protesto.

Il pagamento tardivo può essere effettuato in diversi modi: versando la somma sul proprio conto corrente, costituendo un deposito vincolato presso la banca, o pagando direttamente il beneficiario con un altro strumento di pagamento, accompagnato da una scrittura liberatoria.

È fondamentale sottolineare che l’applicazione delle sanzioni e l’iscrizione nella CAI vengono evitate solo se il pagamento tardivo include tutti gli oneri accessori. La prova dell’avvenuto pagamento deve essere fornita alla banca trattaria entro il 60° giorno dalla scadenza del termine di presentazione del titolo.

Hai ricevuto un assegno scoperto? Ecco cosa fare

Se ci troviamo con un assegno scoperto tra le mani, è fondamentale agire rapidamente e in modo strutturato. Ecco i passaggi chiave da seguire.

  1. Contattare immediatamente il debitore attraverso la banca o personalmente per chiedere chiarimenti sulla situazione.
  2. Avviare la procedura di protesto entro i termini stabiliti:
    8 giorni per assegni su piazza (stesso comune);
    15 giorni per assegni fuori piazza.
  3. Se il debitore non regolarizza la situazione, possiamo procedere con un atto di precetto, da notificare tramite raccomandata A/R o PEC. Questo documento concede al debitore 10 giorni per saldare il debito.

Nel caso in cui siano trascorsi più di 6 mesi dal mancato incasso, possiamo richiedere al Tribunale un decreto ingiuntivo. È importante ricordare che sia il precetto che il decreto ingiuntivo interrompono i termini di prescrizione del debito.

Se il debitore si dichiara nullatenente, possiamo:

  • verificare la veridicità attraverso apposite indagini;
  • attendere un miglioramento della situazione finanziaria, interrompendo periodicamente la prescrizione.

Come recuperare i soldi attraverso la procedura di protesto

Il protesto rappresenta un passaggio cruciale nella gestione di un assegno scoperto. Si tratta di un atto pubblico attraverso il quale un pubblico ufficiale accerta formalmente il mancato pagamento di un assegno.

Per avviare la procedura, dobbiamo rivolgerci a uno di questi soggetti autorizzati:

  • notaio;
  • ufficiale giudiziario;
  • segretario comunale (solo nei comuni sprovvisti di notaio e ufficiale giudiziario).

I tempi per richiedere il protesto sono rigorosamente definiti dalla legge: abbiamo 8 giorni se l’assegno è stato emesso nello stesso Comune in cui si chiede di incassarlo, e 15 giorni in caso contrario.

Durante la procedura, il pubblico ufficiale accerta la mancanza di pagamento e avvia il procedimento per pubblicare il nome del debitore nel Registro informatico dei protesti. Questo registro è gestito dalle Camere di commercio e consultabile da banche e istituti finanziari.

Se il debitore provvede al pagamento entro 60 giorni dall’emissione del titolo, dovrà comunque versare una penale del 10% dell’importo dell’assegno, oltre agli interessi legali correlati ai giorni di ritardo. In caso di mancato pagamento, possiamo procedere con un atto di precetto, da notificare entro 6 mesi dalla ricezione dell’assegno scoperto.

Il protesto è particolarmente importante perché ci permette di agire per via giudiziaria per ottenere la somma dovuta, non solo contro l’emittente ma anche verso eventuali giranti e avallanti.

Assegno scoperto, ecco come tutelarsi

Gestire correttamente gli assegni è fondamentale per evitare problemi legali e finanziari. Dopo aver analizzato tutti gli aspetti legati agli assegni scoperti, possiamo ricordare alcuni consigli pratici per proteggere sia chi emette che chi riceve questi strumenti di pagamento.

Per chi emette assegni, è essenziale adottare queste precauzioni.

  • Mantenere sempre un registro aggiornato dei movimenti del conto corrente.
  • Verificare la disponibilità dei fondi prima di emettere qualsiasi assegno.
  • Considerare l’utilizzo di assegni circolari per importi significativi.
  • Conservare le prove di pagamento e la documentazione correlata.

Per chi riceve un assegno, è fondamentale prestare particolare attenzione alla verifica preliminare.

È consigliabile richiedere un assegno circolare per importi rilevanti, poiché offre maggiori garanzie rispetto all’assegno bancario ordinario.

In caso di difficoltà temporanee, ricordiamo che è sempre meglio comunicare preventivamente con il beneficiario per trovare soluzioni alternative, piuttosto che rischiare l’emissione di un assegno scoperto. Le conseguenze, come abbiamo visto, possono essere molto pesanti: dalle sanzioni amministrative all’iscrizione nella CAI, fino al protesto e alle procedure di recupero crediti.

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