Assegno unico figli a carico con quoziente familiare: chi ci guadagna di più?

Simone Micocci

18 Novembre 2022 - 12:15

Per il calcolo dell’assegno unico per figli a carico si potrebbe passare dall’Isee al quoziente familiare. Cosa cambierebbe? Quali famiglie ne sarebbero avvantaggiate? Facciamo chiarezza.

Assegno unico figli a carico con quoziente familiare: chi ci guadagna di più?

Il governo Meloni valuta una riforma dell’assegno unico per figli a carico, con l’intento di tutelare maggiormente le famiglie numerose. Già con la Legge di bilancio 2023, infatti, potrebbe esserci un cambio radicale per la misura: anziché tener conto dell’Isee per quantificarne l’importo, infatti, si potrebbe guardare al quoziente familiare, parametro che il governo Meloni intende già utilizzare per valutare quali villette hanno diritto alla proroga del superbonus fino a marzo.

Ad annunciare la necessità di una riforma dell’assegno unico è stata Eugenia Maria Roccella, ministra per le Pari opportunità e la famiglia, secondo la quale è necessario premiare le famiglie più numerose, non sufficientemente tutelate dalla normativa vigente. Famiglie “oggi maltrattate dal Fisco”.

Ed è questa, secondo la Roccella, la ragione per cui “un milione di potenziali beneficiari ha scelto di rinunciare all’assegno”: è a questi che il governo cercherà di dare risposte il prima possibile, con novità che potrebbero essere introdotte già con la Legge di bilancio 2023 (anche se il tempo stringe).

Ma cosa significherebbe passare dall’Isee al quoziente familiare? Chi verrebbe premiato da un tale passaggio? Proviamo a fare chiarezza.

Cos’è il quoziente familiare e come funziona

Per il momento, nell’attesa che il governo faccia passi decisi in merito, possiamo vedere come funziona il quoziente familiare individuato per valutare quali famiglie hanno diritto alla proroga del superbonus per le villette fino a marzo 2023.

Nel dettaglio, in questo caso viene deciso che il reddito di riferimento è calcolato sommando i redditi complessivi del contribuente per poi dividere tale valore per un numero di parti che sono determinate dai componenti del nucleo familiare.

Una sorta di scala di equivalenza utilizzata per l’Isee, ma con delle differenze sui valori. A secondo del numero dei componenti, il coefficiente da utilizzare per il calcolo del quoziente familiare sarebbe così quantificato:

  • 1 per il nucleo formato da un solo componente;
  • 2 per il nucleo formato da due maggiorenni;
  • aggiunta di uno 0,5 per ogni figlio a carico, fino ad arrivare a massimo 4 in presenza di tre o più familiari.

Prendiamo come esempio una famiglia composta da due genitori e tre figli a carico, con reddito di 40.000 euro. Il coefficiente è pari a 4, quindi l’indicatore del quoziente familiare è pari a 10.000 euro.

Una famiglia composta solamente da due genitori e un figlio, con lo stesso reddito di 40.000 mila euro, avrebbe invece un quoziente familiare di 16.000 euro.

Come funziona invece l’Isee?

Il calcolo dell’Isee è invece leggermente più complesso. Anche in questo caso, però, il risultato dell’indicatore tiene conto della composizione del nucleo familiare, in quanto sulla somma di redditi e patrimoni viene applicata la cosiddetta scala di equivalenza (Se), così calcolata:

  • persona sola: indicatore pari a 1;
  • due componenti: 1,57;
  • tre componenti: 2,04;
  • quattro componenti: 2.46;
  • cinque componenti: 2,85.

Ai suddetti valori si applicano anche delle maggiorazioni, quali:

  • 0,20 se nel nucleo familiare ci sono tre figli minorenni;
  • 0,35 se nel nucleo ci sono quattro figli minorenni;
  • 0,50 in caso di cinque figli.
  • 0,20 per i nuclei familiari con figli minorenni, elevato a 0,30 in presenza di almeno un figlio di età inferiore ai tre anni compiuti ma a patto che entrambi i genitori (o comunque l’unico indicato nella DSU) abbiano svolto attività di lavoro o d’impresa per almeno sei mesi nell’anno di riferimento dei redditi dichiarati.

Prendiamo i suddetti casi utilizzati come esempio per il quoziente familiare per vedere cosa cambia nel caso dell’Isee.

Una famiglia composta da due genitori e tre figli minori ha una scala di equivalenza pari a 3,25, in quanto al valore base di 2,85 si aggiunge la maggiorazione dello 0,20 per la presenza di minorenni e un ulteriore 0,20 in quanto ci sono tre figli minori. Con un reddito da 40.000 mila euro ne risulta quindi un Isee di circa 12.307 euro, quindi poco più rispetto a quanto previsto dal quoziente familiare.

Nel caso della famiglia composta da due genitori e un minore, invece, la scala di equivalenza sarebbe del 2,24, con un Isee quindi di circa 17.857 euro. Anche in questo caso, quindi, per la famiglia è più conveniente il valore risultante dal quoziente familiare, ma la differenza - rispetto al nucleo familiare suddetto - sarebbe meno netta.

A chi conviene il quoziente familiare?

Di fatto il quoziente familiare, che comunque non è detto venga pensato al pari di quanto previsto per la proroga del superbonus, dovrebbe essere sempre conveniente per le famiglie con figli a carico.

Poche le differenze per chi ha uno o due figli a carico, mentre per le famiglie numerose il vantaggio sarebbe maggiore.

Va detto però che a oggi sembrano esserci davvero poche possibilità affinché un tale strumento possa essere utilizzato già nel 2023 per quantificare l’importo di assegno unico spettante alla famiglia. La stessa Meloni, infatti, ha sì confermato la propria intenzione di sostituire l’Isee con il quoziente familiare, ma ha anche detto che si procederà per gradi.

Ecco perché per il 2023 l’assegno unico dovrebbe restare così com’è, con la novità però di un aumento degli importi motivato dalla rivalutazione, con la quale ci sarà anche una variazione degli scaglioni Isee.

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