Assegno unico figli a carico, al via i tagli: ecco a chi e perché l’Inps sta togliendo i soldi

Alessandro Nuzzo

05/11/2022

Da ottobre numerosi genitori hanno subito un taglio sull’assegno unico. Vediamo chi e per quale motivo l’Inps ha ridotto l’importo.

Assegno unico figli a carico, al via i tagli: ecco a chi e perché l’Inps sta togliendo i soldi

Diversi genitori sono sul piede di guerra per aver subito un taglio sull’assegno unico per i figli nel mese di ottobre. A raccogliere centinaia di segnalazioni è stata l’associazione di volontariato «Una Buona Idea» che si occupa di tutelare le famiglie di vedove e orfani.

A quanto pare l’Inps ha tagliato l’importo a numerose famiglie monogenitoriali che non avrebbero il requisito per ricevere una maggiorazione prevista dal decreto legislativo. Per questo ha ridotto l’importo ad ottobre ma lo farà anche nei prossimi mesi per riottenere la cifra ingiustamente ricevuta dalle famiglie.

Dall’altra parte invece i genitori, chiamati già al difficile compito di crescere da soli i propri figli, giurano sulla loro buona fede e rimandano le colpe all’istituto di previdenza che in fase di compilazione della domanda, ha reso poco chiari i requisiti previsti.

Cosa prevedeva la maggiorazione e perché l’Inps sta togliendo soldi

C’è chi ha ricevuto anche 54 euro in meno. Sono i genitori soli che stanno protestando contro l’Inps per la riduzione dell’importo dell’assegno unico. Si tratta di una platea di circa 1 milione di famiglie monogenitoriali. Il motivo non è stato comunicato ai diretti interessati, ma come specificato dall’Inps riguarda la maggiorazione prevista dall’articolo 4, comma 8 del decreto legislativo n. 230/2021. Questa prevede, nel caso in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro, una maggiorazione dell’assegno per ogni figlio minore. Si tratta di circa 30 euro per un Isee pari o inferiore a 15mila euro salvo poi ridursi gradualmente fino ad annullarsi per Isee pari o superiori a 40mila euro.

Tale importo nei mesi scorsi è stato riconosciuto anche ai genitori soli, che in fase di presentazione della domanda, avevano dichiarato di lavorare e averne diritto anche in assenza di un secondo genitore con reddito da lavoro.

In tanti hanno richiesto la maggiorazione, spinti dall’opinione diffusa che rappresentasse una discriminazione per le tantissime famiglie composte da un solo genitore. Per l’Inps la maggiorazione non è dovuta perché riservata soltanto ai nuclei familiari in cui entrambe i genitori sono titolari di reddito da lavoro.

Per questo - fa sapere l’istituto - si sta procedendo al recupero degli importi non spettanti percepiti finora tramite conguaglio sugli assegni unici mensili a partire dal mese di ottobre. Si tratta di una scelta obbligata, in attesa che il testo normativo venga rivisto per allargare la platea anche a questa categoria di genitori.

La protesta dei genitori

Ma i genitori coinvolti dalla decurtazione non ci stanno e stanno protestando. «Un vero e proprio paradosso, se consideriamo la condizione di maggior vulnerabilità in cui si ritrovano i nuclei mono-genitoriali. Un comportamento anticostituzionale che, secondo nessuna ratio normativa, considera ancor una volta le famiglie mono-genitoriali di serie B. Ci riserviamo di adire alle vie legali» - il loro sfogo.

Molti hanno segnalato la frase fuorviante inserita dall’Inps nel modulo di richiesta dell’assegno unico. A quanto pare lo scorso gennaio la frase recitava: «Si richiede la maggiorazione perché il genitore è titolare di reddito da lavoro». Quindi senza alcun riferimento ad entrambi i genitori. In questo modo si faceva intendere che anche in caso di genitore unico, la maggiorazione fosse dovuta.

L’Inps ha poi successivamente corretto la frase ed infatti oggi nel modulo si legge: «Selezionare questa opzione se entrambi i genitori sono titolari di reddito da lavoro al momento della presentazione della domanda. Qualora questa condizione venga meno durante il periodo di fruizione dell’assegno, occorre darne tempestiva comunicazione modificando la domanda nella sezione ’Consulta e gestisci le domande presentate’».

Quindi per molti genitori l’errore è stato spinto anche da una buonafede dovuta alla poca chiarezza da parte dell’Istituto che, per il momento, si vede costretto al recupero delle somme non spettanti.

Argomenti

# INPS

Iscriviti a Money.it

Selezionati per te

Correlato