Assegno unico, Governo Meloni preoccupato. “Non ci sono abbastanza soldi”

Simone Micocci

9 Agosto 2024 - 18:20

Assegno unico universale, la Commissione Ue ricorre contro l’Italia. La Corte di Giustizia dovrà valutare se i requisiti richiesti agli stranieri violano il diritto comunitario.

Assegno unico, Governo Meloni preoccupato. “Non ci sono abbastanza soldi”

Scoppia il caso Assegno unico universale dopo che la Commissione Europea ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia contro i requisiti previsti da quella che possiamo certamente definire come la misura per il sostegno al reddito delle famiglie più importante tra quelle riconosciute dal nostro Paese.

Una misura che garantisce alle famiglie anche 200 euro al mese per figlio, configurandosi come una delle misure su cui fare affidamento per il sostegno della famiglia. Qual è allora la ragione per cui la Commissione europea ha scelto di ricorrere contro l’Italia mettendo in difficoltà il governo Meloni?

Le motivazioni riguardano il fatto che secondo la Commissione Ue sono troppo stringenti nei confronti dei cittadini di altri Stati membri, violando così le norme comunitarie. Si apre così l’ennesimo contenzioso che vede protagoniste le misure a sostegno del reddito previste dal nostro ordinamento, dopo quanto già era successo con il Reddito di cittadinanza (per il quale venne ritenuto troppo severo il requisito dei 10 anni di residenza in Italia).

Perché alla Commissione Europea non piace l’Assegno unico

Per capire le ragioni del contenzioso bisogna fare un passo indietro ribadendo come funziona l’Assegno unico e quando spetta agli stranieri.

Secondo il decreto legislativo n. 230 del 29 dicembre 2021, recente le norme sull’istituzione dell’Assegno unico e universale per i figli a carico, questa misura spetta anche gli stranieri a patto però che soddisfino determinati requisiti, quali:

  • cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione Europea, o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero essere cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o sia titolare di permesso unico di lavoro autorizzato a svolgere un’attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi o sia titolare di permesso di soggiorno per motivi di ricerca autorizzato a soggiornare in Italia per un periodo superiore a sei mesi;
  • pagamento delle imposte sui redditi in Italia;
  • residenza in Italia da almeno 2 anni per chi ne fa richiesta.

Inoltre, l’Auu non spetta per i figli che non risiedono nel territorio italiano.

Regole che secondo la Commissione Ue sono discriminatorie nei confronti di quei lavoratori mobili di altri Stati membri che si sono trasferiti da poco in Italia e che comunque devono mantenere la famiglia residente in un altro Paese.

Una chiara violazione del diritto europeo in materia di coordinamento della sicurezza sociale e di libera circolazione secondo la Commissione Ue che ha deciso di sottoporre la questione alla Corte di Giustizia europea.

Motivazioni che già in passato il presidente del Consiglio ha definito come “surreali” ritenendo che non ci siano valide ragioni per procedere ai nostri danni. E ha promesso battaglia per difendersi da una tale decisione.

Assegno unico, non ci sono abbastanza soldi per gli stranieri

Secondo Meloni l’Unione Europea dovrebbe usare ragionevolezza nel giudicare se effettivamente le norme sull’Assegno unico violano i principi Ue, tenendo conto di quanto in realtà l’Italia ha già fatto per andare incontro a più famiglie possibili stanziando oltre 3 miliardi di euro per sostenere il sistema dei bonus famiglia.

L’Assegno unico rappresenta una delle misure al centro dell’azione del governo Meloni per risollevare le nascite nel Paese, pertanto l’attacco dovrebbe essere mosso anche in relazione di quelle che sono le disponibilità di ogni singolo Paese.

D’altronde, estendere il diritto all’Assegno unico a più stranieri e anche per i figli rimasti nel Paese d’origine, vorrebbe dire incrementare le risorse da destinare alla misura, il che sarebbe alquanto complicato specialmente alla luce dei nuovi vincoli di bilancio che ci impediscono di spendere di più e accumulare più debito.

Come spiegato da Flavio Tosi, eurodeputato di Forza Italia, non si può di certo paragonare l’Assegno unico alle misure analoghe previste dagli altri Paesi d’Europa che spesso sono maggiormente permissive nei confronti dei cittadini di altri Stati membri. L’Italia a differenza di Francia, Germania e altri Paesi fondatori hanno il debito più alto dell’Ue, dovendosi così confrontare con le risorse disponibili.

La ragione per cui il governo non può rivedere la regola dei due anni di residenza continuativa, quindi, è economica.

Vedremo se la Corte di Giustizia deciderà che basta per respingere le accuse mosse dalla Commissione Ue. Il governo italiano attende preoccupato di capire quale sarà la sentenza.

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