Attenzione a questi 5 fattori, sono un rischio per i mercati

Violetta Silvestri

22 Giugno 2024 - 09:35

La stabilità dei mercati è minacciata anche la prossima settimana, con almeno 5 fattori pronti a colpire azioni, obbligazioni, valute a livello mondiale.

Attenzione a questi 5 fattori, sono un rischio per i mercati

Si avvicina un’altra settimana ricca di dati e insidie per i mercati finanziari globali.

Sono almeno 5 i fattori potenzialmente destabilizzanti per le Borse mondiali. Tra nuovi risultati sull’inflazione, che possono offrire preziose indicazioni sulle prossime decisioni delle banche centrali, movimenti valutari da osservare da vicino e orientamenti incerti dei mercati emergenti, l’instabilità finanziaria è dietro l’angolo.

Di seguito, 5 motivi per temere nuove scosse nei mercati (secondo gli analisti di Reuters).

1. Inflazione Usa

Il tanto atteso rallentamento dell’inflazione statunitense è stato difficile da ottenere, ma gli investitori sono fiduciosi.

Il principale indicatore dell’inflazione di venerdì prossimo, l’indice dei prezzi della spesa per consumi personali (PCE), dovrebbe mostrare se è in atto un trend di allentamento dell’inflazione. Ma c’è motivo di cautela.

Le recenti letture del PCE non sono sempre state conformi alle aspettative. La più recente, quella del 31 maggio, ha mostrato che l’inflazione statunitense ha inaspettatamente registrato un andamento laterale nel mese di aprile.

Un’altra lettura simile, il 28 giugno, potrebbe indebolire le ragioni di coloro che credono che i tagli dei tassi arriveranno presto. A differenza della Fed, quest’anno i mercati stanno resistendo a quasi due tagli dei tassi.

2. Inflazione Eurozona

I dati sull’inflazione di giugno della zona euro arrivano da venerdì con dati flash per Francia, Italia e Spagna.

I risultati saranno un’anteprima del dato dell’Eurozona del 2 luglio, fondamentale per i trader che cercano di valutare quante volte la Banca Centrale Europea taglierà i tassi quest’anno.

La Bce ha tagliato i tassi il 6 giugno, ma l’inflazione interna e i salari ancora forti hanno sollevato dubbi su quanti altri ne seguiranno. I trader si aspettano un ulteriore taglio e una probabilità di un secondo di circa il 64% entro la fine dell’anno, in calo rispetto a quasi l’80% prima della riunione di giugno.

Qualsiasi sorpresa al rialzo per i prezzi inasprirebbe l’umore degli investitori alle prese con una nuova incertezza politica dopo che il presidente francese Emmanuel Macron ha indetto le elezioni francesi al primo turno il 30 giugno.

3. Giappone verso l’aumento dei tassi o no?

La Banca del Giappone ha mantenuto la porta aperta a un rialzo dei tassi a luglio. I mercati non sono convinti e assegnano meno di 1 probabilità su 3 a un aumento di un quarto di punto.

Uno dei motivi principali è che la BoJ ha già affermato che il mese prossimo delineerà anche un inasprimento quantitativo. La tesi è che fare troppo in una volta sola rischia di turbare i mercati obbligazionari.

Naturalmente, la BoJ, come tutte le altre banche centrali, dipende dai dati. E i dati finora non esercitano esattamente pressioni per una stretta. La debolezza della spesa al consumo è una preoccupazione particolare e l’inflazione guidata dalla domanda si è raffreddata per nove mesi consecutivi.

Alcuni dati macroeconomici chiave nei prossimi giorni contribuiranno a far luce sulle prospettive, con le vendite al dettaglio previste giovedì e l’IPC di Tokyo il giorno dopo. Lunedì la BoJ pubblicherà anche il verbale della riunione di giugno.

4. Valute agitate

Mentre la Gran Bretagna è da tempo un punto caldo di instabilità politica, la zona euro è rimasta relativamente calma.

Eppure, sono le elezioni parlamentari francesi a sorpresa che ora fanno temere ai mercati una maggioranza di estrema destra, con i rischi di una maggiore spesa e di ulteriori danno alla fragile posizione fiscale della Francia.

Gli operatori hanno spinto l’euro ai minimi di un mese; nei prossimi giorni potrebbero verificarsi ulteriori debolezze.

La sterlina nel frattempo sta beneficiando delle aspettative secondo cui una grande vittoria della maggioranza laburista dell’opposizione nelle elezioni britanniche del 4 luglio porterà stabilità.

Si tratta della valuta principale con le migliori performance rispetto al dollaro finora quest’anno e ha raggiunto i massimi di quasi due anni rispetto all’euro.

Ironicamente, la preoccupazione che un episodio in stile Liz Truss, quando i piani britannici di tagli fiscali non finanziati nel 2022 abbiano agitato i mercati, possa ripetersi in Francia aiuta a spiegare il nervosismo nei confronti dell’euro. Dopotutto, quell’episodio ha fatto crollare la sterlina al minimo storico.

5. Mercati emergenti e Fed

La spinta di molte banche centrali dei mercati emergenti ad anticipare un ciclo di allentamento globale ha perso slancio, poiché la prospettiva di tagli dei tassi della Fed a breve termine si sta indebolendo e il dollaro forte pesa su molte valute.

Si prevede che la banca centrale del Messico manterrà i tassi invariati giovedì. È alle prese con l’aumento dell’inflazione e la volatilità del peso indotta dalle elezioni, dopo i risultati della votazione del 2 giugno che hanno spaventato gli investitori.

I politici nelle Filippine, che si riuniranno lo stesso giorno, sono pronti a lasciare i tassi ai massimi degli ultimi 17 anni, dopo aver segnalato le loro impostazioni politiche restrittive come appropriate.

E la Turchia, riluttante a unirsi in ritardo al ciclo di rialzi, sembra restare fedele al suo tasso di riferimento al 50%, mentre i politici avvertono ancora il morso dell’inflazione, che a maggio era al 75%.

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