DEF 2018: non è ancora stato scongiurato il rischio dell’aumento aliquote IVA, previsto a partire dal 1° gennaio 2019. Sarà il nuovo Governo a dover disinnescare le clausole di salvaguardia.
La sterilizzazione delle clausole di salvaguardia non è prevista nell’attuale bozza del DEF 2018 circolata tra i ministeri.
Il compito di evitare l’aumento dell’IVA nel 2019 passerà, molto probabilmente, al prossimo Governo. Sono queste le notizie trapelate nelle ultime ore e il rischio di un nuovo aumento dei prezzi torna a spaventare contribuenti e intermediari.
L’aumento della aliquota IVA è una delle misure attualmente prevista dalla Legge di Bilancio 2018: con la Manovra è stato possibile bloccare soltanto l’aumento previsto per il 2018 e ad oggi è previsto che le clausole di salvaguardia scattino già a partire dal prossimo anno.
Per evitarlo è necessario che il prossimo Governo trovi una somma pari a 12,5 miliardi nel 2019 e 19,1 miliardi di euro di copertura nel 2020, il prezzo da pagare per l’ennesima sterilizzazione delle clausole di salvaguardia.
Nel caso contrario, dal prossimo 1° gennaio 2019 bisognerà fare i conti con l’aumento dell’aliquota Iva ordinaria e agevolata, ma sarà soltanto l’inizio. Sì, perché l’Iva aumenterà ancora, fino ad arrivare al 25% e al 13% tra il 2020 e il 2021.
La Legge di Bilancio 2018 ha messo a disposizione circa 15 miliardi di euro per sterilizzare le clausole di salvaguardia, ma l’effetto dello sforzo economico compiuto dal Governo Gentiloni durerà soltanto 12 mesi.
Ad oggi è previsto che nel DEF 2018 verrà presentato soltanto il quadro tendenziale a legislazione vigente, senza l’inserimento di programmatiche.
A pagarne le conseguenze saranno i consumatori, che dovranno far fronte all’ennesimo balzello dei prezzi: l’aumento Iva tra il 2019 e il 2020 riguarderà beni di uso quotidiano, aumenterà il costo di beni di piacere e sarà più costoso anche concedersi del tempo libero.
Insomma, andrà a gravare dal 1° gennaio 2019 sulle tasche di tutti i cittadini, rischiando di causare l’ennesima contrazione dei consumi, con conseguenze negative anche per le imprese.
Aumento aliquote IVA nel 2019 e nel 2020
L’aumento delle aliquote Iva partirà dal 1° gennaio 2019.
L’effetto dell’attivazione delle clausole di salvaguardia continuerà anche negli anni immediatamente successivi: l’aliquota Iva ordinaria aumenterà fino a toccare il 25% nel 2021 mentre l’aliquota agevolata passerà al 13% nel 2020.
È questo l’iter attualmente previsto dalla Legge di Bilancio 2018 che, a scanso di ulteriori interventi da parte del nuovo Governo, coinvolgerà famiglie e imprese.
Al momento si tratta di uno scenario che sembra alquanto inevitabile, perché per una nuova sterilizzazione delle clausole di salvaguardia e per evitare gli aumenti dell’Iva sono necessari 12,4 miliardi di euro per il 2019 e quasi 20 miliardi nel 2020.
Cifre che si ipotizza di reperire con la lotta all’evasione fiscale ma che attualmente appaiono come un’utopia pressoché irrealizzabile, nonostante con il DEF 2018 verranno presentati i risultati positivi della lotta all’evasione messi in campo dal Governo Renzi-Gentiloni, tra cui il recupero del tax gap grazie allo split payment.
Aumento Iva dal 10% al 13% dal 2019 al 2020
La Legge di Bilancio 2018 prevede che, già dal 1° gennaio 2019, l’aliquota Iva agevolata passi dal 10% all’11,5%, per concludere con l’aumento al 13% a partire dal 1° gennaio 2020.
Quali saranno gli effetti per i consumatori? Aumenterà il prezzo di alcuni beni alimentari sottoposti a Iva agevolata, come lo zucchero, il latte o le uova.
Sarà più costoso effettuare lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria sulle proprie abitazioni: l’Iva agevolata al 13% comporterà un conseguente aumento dei prezzi per i consumatori.
Non basta questo, perché aumenterà anche l’Iva sui biglietti del teatro, ad esempio, ma anche l’imposta dovuta sulle bollette di luce e gas, due beni primari che fanno parte della quotidianità di tutti noi.
Aliquota Iva ordinaria 25% dal 2021
Per quanto riguarda l’aliquota Iva ordinaria, attualmente fissata al 22%, il cammino dell’aumento durerà un anno in più e si concluderà nel 2021.
L’Iva passerà al 24,2% nel 2019 e arriverà al 25% a partire dal 2021: un quarto del costo sostenuto per acquistare un bene o un servizio sarà addebitato ai consumatori a titolo di imposta.
Soltanto con alcuni esempi sui beni interessati dall’aumento dell’aliquota Iva al 25% è possibile capire i motivi della preoccupazione dei consumatori ma soprattutto delle imprese.
Costeranno di più i prodotti di abbigliamento come quelli tecnologici, il prezzo del caffè salirà e anche quello di una lattina di coca cola o di una bottiglia di acqua minerale.
Costerà di più andare dal commercialista o dall’avvocato e per le vacanze estive o per un weekend di relax bisognerà mettere in conto una spesa maggiore. Si tratta soltanto di pochi esempi che, tuttavia, mostrano chiaramente quale sarà l’effetto dell’aumento dell’Iva.
Il tutto a causa delle clausole di salvaguardia, una sorta di “patto” tra Italia e UE che mina ancora una volta alla capacità d’acquisto degli italiani.
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