Bangladesh, violenze e censura: perché gli studenti protestano contro le quote di lavoro

Alessandro Cipolla

19/07/2024

In Bangladesh da giorni gli studenti protestano contro le quote di lavoro nel settore pubblico: tra violenze e censure da parte del governo, il Paese sembrerebbe essere nel caos.

Bangladesh, violenze e censura: perché gli studenti protestano contro le quote di lavoro

Cosa sta succedendo in Bangladesh? Da giorni nel Paese asiatico sono in corso delle violente proteste e, al momento, sarebbero 32 persone rimaste uccise durante gli scontri, anche se le varie agenzie internazionali non hanno potuto verificare se il bilancio effettivo sia ben più pesante.

A scatenare questa sorta di caos sono stati gli studenti che, da giorni, sono scesi in piazza per chiedere riforme al sistema di quote che regola la distribuzione dei posti di lavoro pubblici.

In verità le manifestazioni in Bangladesh sono iniziate a giugno, dopo che l’Alta Corte ha ripristinato un sistema di quote per gli impieghi governativi in precedenza abolito nel 2018 del governo del primo ministro Sheikh Hasina.

Il sistema delle quote riguarda il 30% dei posti di lavoro riservati ai familiari dei combattenti per la libertà nella guerra d’indipendenza dal Pakistan del 1971. Una misura da sempre contestata dagli studenti che ora sono scesi in piazza in attesa della decisione finale della Corte Suprema prevista per il prossimo 7 agosto.

Sono anche altri i motivi - tutti economici - per cui i ragazzi sono scesi in piazza in Bangladesh, con la situazione che starebbe precipitando visto che nel Paese sono state interrotte le telecomunicazioni e i canali televisivi sono rimasti spenti a causa delle proteste.

Cosa sta succedendo in Bangladesh

Con il governo che ha scelto di non intervenire in attesa della sentenza della Corte Suprema, è già pesante il bilancio delle vittime delle proteste che da tempo stanno paralizzando il Bangladesh.

Per il quotidiano indiano Economic Times, il governo del primo ministro Sheikh Hasinaè stato costretto a chiamare l’esercito giovedì sera per aiutare a mantenere l’ordine”, mentre oggi è andato in scena una sorta di blackout delle telecomunicazioni e dei mezzi di informazione.

Hasina è la figlia dello sceicco Mujibur Rahman, il padre fondatore del Bangladesh, che guidò il suo movimento per la libertà. I ​​dimostranti e i critici affermano che la quota del 30% per le famiglie dei combattenti per la libertà favorisce i sostenitori dell’Awami League, il partito della premier che guidò la lotta per l’indipendenza.

In Bangladesh così la situazione si sta facendo sempre più delicata, con gli studenti intenzionati a non interrompere le proprie proteste fino a quando non saranno abolite le quote lavoro eccezion fatta per quelle riservate alle comunità indigene e ai disabili.

Le proteste sono diventate violente questa settimana in seguito agli scontri tra migliaia di dimostranti anti-quota e membri dell’ala studentesca del partito Awami League di Hasina. La polizia ha sparato proiettili di gomma e lanciato granate assordanti e gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti che hanno anche bloccato i binari ferroviari e le strade principali.

La stagnazione della crescita occupazionale nel settore privato in Bangladesh - Paese duramente colpito anche dall’inflazione - rende molto allettanti i lavori nel settore pubblico visti i migliori salariali e i diversi privilegi.

Le quote però riducono fortemente le possibilità di accesso a questi impieghi in un Paese che, su 170 milioni di abitanti, può contare sul poco edificante dato di 32 milioni di giovani senza lavoro, con i i ragazzi che in molti casi alla fine decidono di migrare all’estero.

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