Questo è quanto si evince dalle proiezioni aggiornate fatte dalla Banca d’Italia sugli scenari economici futuri per il nostro paese.
La situazione economica mondiale sta vivendo una fase di incertezza. Dopo la pandemia e le prospettive di ripresa che sembravano rosee, ci ha pensato lo scoppio della guerra in Ucraina a creare una crisi energetica senza precedenti e un’inflazione spinta dalla speculazione dei mercati.
Il costo dell’energia è salito vertiginosamente negli ultimi mesi sino a raggiungere vette insostenibili chiamando ai ripari il Governo. Al tempo stesso l’aumento dei costi energetici sta incidendo pesantemente in modo diretto e indiretto sulla produzione portando ad un aumento dei prezzi.
Alla luce di tali scenari e con prospettive da un punto di vista geopolitico per nulla positive, non è facile fare delle stime precise sulle prospettive economiche dell’Italia sia per questo 2022, sia per gli anni a venire. Oggi la Banca d’Italia ha pubblicato una nuova nota di aggiornamento sulle condizioni macroeconomiche del nostro paese. E rispetto all’ultimo bollettino dello scorso luglio, Bankitalia ha dovuto rivedere al ribasso le stime di crescita per i prossimi anni presentando due scenari: uno di base e uno più avverso.
Nel primo caso si presuppone che le condizioni dell’approvvigionamento energetico e il costo delle materie prime restino in linea con quelli desumibili dai recenti contratti futures. Il secondo scenario ipotizza l’interruzione totale di gas dalla Russia, prezzi delle materie prime più elevate e un conseguente rallentamento del commercio internazionale.
Banca d’Italia taglia le stime di crescita
Se per quest’anno la stima del prodotto interno lordo è stata rivista al 3,3%, un punto decimale in più rispetto all’ultima nota dello scorso luglio, a preoccupare sono quelle dei prossimi due anni. Bankitalia prevede nel 2023 addirittura una crescita limitata allo 0,3%, un punto percentuale in meno rispetto alla precedente stima. Sul 2024 prevede invece un +1,4%, a fronte del +1,7% stimato a luglio.
Nel caso di uno scenario avverso invece, il Pil quest’anno si espanderebbe solo del 3%, mentre nel 2023 si contrarrebbe di oltre l’1,5% per poi tornare a crescere nel 2024 in modo moderato.
«La debolezza dell’attività nei prossimi trimestri rifletterebbe principalmente quella dei consumi delle famiglie e degli investimenti delle imprese in macchinari e attrezzature, che risentono dell’impatto dell’elevata inflazione sul reddito disponibile, della maggiore incertezza e dell’aumento dei costi di finanziamento. Vi inciderebbe inoltre il rallentamento degli scambi internazionali» - si legge nella nota pubblicata dall’istituto di Via Nazionale.
Al rialzo le stime sull’inflazione per questo e per il prossimo anno
Bankitalia ha rivisto anche le stime inerenti all’inflazione per questo e per i prossimi anni. Nel 2022 complice anche i rincari energetici che si riflettono sull’indice generale dei prezzi sia in modo diretto che indiretto, l’inflazione si collocherebbe all’8,5%.
Successivamente una stabilizzazione dei prezzi energetici e l’attenuazione dell’offerta secondo l’istituto di Via Nazionale, favorirebbero la riduzione dell’inflazione che scenderebbe nel 2023 al 6,5% per attestarsi poi nel 2024 al 2,3%.
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