Batterie auto elettriche Made in UE, sfida persa? Northvolt costretta a licenziare

Violetta Silvestri

24 Settembre 2024 - 11:29

L’azienda svedese Northvolt, vanto europeo per la produzione di batterie elettriche, sta per licenziare migliaia di lavoratori. La crisi della società è un forte allarme per l’economia dell’Europa.

Batterie auto elettriche Made in UE, sfida persa? Northvolt costretta a licenziare

L’annuncio di migliaia di licenziamenti da parte della svedese Northvolt ha confermato quanto la sfida europea di produrre batterie per veicoli elettrici sia complessa e, per certi versi, già persa.

Northvolt nello specifico prevede di tagliare 1.600 posti di lavoro presso la sua sede in Svezia, ovvero circa un quinto della sua forza lavoro globale. L’azienda simbolo degli sforzi per costruire un’industria europea di batterie per autoveicoli ha dichiarato anche che avrebbe sospeso i piani di espansione del suo stabilimento Northvolt Ett a Skellefteå, nella Svezia settentrionale.

La notizia si inserisce in un contesto di crisi per il settore dell’elettrico europeo, che molto racconta di quanto il vecchio continente rischia di restare indietro in una rivoluzione, quella green e delle mobilità elettrica, che è ormai iniziata e dalla quale non ci si può sottrarre.

La crisi finanziaria di Northvolt, che sta cercando un nuovo patto di finanziamento con i suoi creditori e investitori, è l’ennesima prova che il comparto industriale europeo ha bisogno di una scossa. I licenziamenti in arrivo da parte dell’azienda svedese svelano che le ambizioni dell’Europa di avere una propria produzione di batterie elettriche sono fragili.

Perché Northvolt sta per licenziare 1.600 dipendenti in Europa?

La storia originaria di Northvolt sembrava promettente. L’azienda ha infatti guidato un’ondata di startup europee che hanno investito miliardi di dollari nella produzione di batterie per servire le case automobilistiche del continente nel passaggio dai motori a combustione interna ai veicoli elettrici.

Tuttavia, durante il percorso qualcosa è andato storto. Norhtvolt, che all’inizio di quest’anno stava contemplando un’offerta pubblica iniziale, è finita sotto una pressione crescente mentre l’aumento della produzione vacillava, la domanda di veicoli elettrici rallentava e la concorrenza delle celle per batterie dalla Cina si intensificava.

La Northvolt ha anche dovuto affrontare una serie di problemi legati alla salute e alla sicurezza, con storie di decessi e infortuni dei lavoratori e segnalazioni di perdite di sostanze chimiche tossiche. Il quotidiano economico locale Dagens Industri ha riferito questo mese che la società stava cercando di raccogliere 7,5 miliardi di corone (737 milioni di $) per pagare gli stipendi di settembre.

L’azienda è ancora in perdita nonostante si sia aggiudicata ordini per oltre 50 miliardi di dollari da clienti tra cui il principale investitore Volkswagen, il che evidenzia la difficoltà dell’Europa a competere con il predominio dei produttori di batterie cinesi come CATL e BYD.

Secondo i documenti depositati, la società svedese ha organizzato finanziamenti azionari e obbligazionari per 15 miliardi di dollari da una serie di attori, tra cui Goldman Sachs (il suo secondo maggiore investitore) e BlackRock, e sta cercando di raccogliere maggiori fondi per finanziare la sua crescita.

L’anno scorso ha perso 1,2 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 285 milioni di dollari persi l’anno prima. La liquidità disponibile alla fine del 2023 era di 2,13 miliardi di dollari.

Anche polo di ricerca e sviluppo dell’azienda, Northvolt Labs, rallenterà tutti i programmi e l’espansione, mantenendo però le piattaforme fondamentali. Non è stato menzionato il destino delle gigafactory pianificate in Germania e Canada, la cui realizzazione rischia di essere rinviata.

Northvolt è il principale produttore di batterie in Europa che rifornisce le case automobilistiche della regione, in competizione con i giganti cinesi CATL e BYD, oltre ai produttori di lunga data Panasonic e Samsung.

Tuttavia, i marchi automobilistici stanno facendo i conti con il rallentamento delle vendite di veicoli elettrici, riducendo gli ordini. In precedenza, la BMW aveva annullato il suo ordine da 2 miliardi di euro per le batterie EV, innescando la crisi presso l’azienda produttrice di batterie. Nel frattempo, la Volkswagen, maggiore azionista della Northvolt, sta lottando con i propri problemi finanziari.

Inoltre, la crescita della domanda di veicoli elettrici è più lenta di quanto previsto da alcuni operatori del settore e la concorrenza si è fatta agguerrita da parte della Cina, che rappresenta l’85% della produzione mondiale di celle per batterie, come dimostrano i dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia.

La crisi di Northvolt impatta su tutta l’Europa

La parziale disfatta di Northvolt è arrivata quasi in concomitanza con il rapporto sulla competitività di Mario Draghi. L’ex presidente della Banca centrale europea ha avvertito che l’Europa ha bisogno di una politica industriale molto più coordinata e di massicci investimenti per tenere il passo con gli Stati Uniti e la Cina.

Quello che sta accadendo all’azienda svedese di batterie elettriche sembra proprio raccontare la storia industriale del vecchio continente, rimasto indietro sulle nuove tecnologie. L’annuncio dei licenziamenti si affianca anche all’allarme lanciato dalle case automobilistiche europee giorni fa: senza sostegni statali e una politica convinta e costruttiva, il settore dell’elettrico non partirà mai in Europa e le aziende di auto - un vanto del continente - saranno costrette alla crisi.

La Commissione Europea ha reso il settore delle batterie una delle sue priorità industriali, cruciale per supportare l’importantissima industria automobilistica mentre affronta una transizione verso i veicoli elettrici che la Cina sta finora vincendo. Ma i fatti non stanno dando ragione a queste ambizioni.

Greger Ledung, esperto di ricerca sulle batterie presso l’Agenzia svedese per l’energia, uno dei primi sostenitori di Northvolt, ha ammonito su Financial Times: “Noi in Europa dobbiamo darci una mossa se vogliamo avere una possibilità di essere competitivi in ​​futuro. Le batterie sono una tecnologia così centrale che non puoi rinunciarvi. Non puoi avere un’industria dei trasporti, un’industria della difesa in futuro senza avere fonti sicure di batterie”.

Dopo le ultime vicende di Northvolt, l’allarme è sempre più realistico. Se l’Europa vuole innovarsi e salvare le sue industrie, deve cambiare strategia. Nel settore dell’elettrico e non solo.

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