Il rallentamento del comparto manifatturiero innescato dalle tensioni commerciali ha impattato l’economia di Eurolandia in maniera più forte del previsto.
La contrazione del settore manifatturiero innescata dalla guerra commerciale rischia di ripercuotersi sul resto del sistema economico. È quanto ha detto oggi il n.1 della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, nel corso di un intervento al Parlamento europeo.
Per il chairman, il cui mandato terminerà il 31 ottobre, si tratta l’ultimo di questo tipo di appuntamenti.
Draghi: economia in calo più del previsto
"Dalla mia ultima audizione davanti a questa Commissione, a inizio anno, la Zona Euro ha fatto registrare un rallentamento significativo, più consistente del previsto”.
Riprendendo le stime già diffuse in occasione dell’ultimo meeting della BCE (Riunione BCE: Draghi annuncia il QE a tempo indeterminato), il governatore ha detto di attendersi una crescita di Eurolandia all’1,1% nel 2019, -0,6% rispetto alle proiezioni di dicembre, e all’1,1% l’anno prossimo, meno mezzo punto percentuale.
Ad influenzare negativamente la congiuntura economica è la debolezza del commercio internazionale, alle prese con “persistenti incertezze legate alle politiche protezionistiche e ai fattori geopolitici".
Draghi: agire in maniera efficace e tempestiva
A causa dell’ampiezza del manifatturiero tedesco, la prima economia rappresenta il 28% del Pil di Eurolandia e il 39% del valore aggiunto di questo comparto, “è la Germania è uno dei Paesi più colpiti dal rallentamento”.
Anche se nel capitolo relativo le politiche fiscali espansive l’economia tedesca non viene nominata, è ovvio che tra i Paesi “con margini di manovra fiscali” ci sia anche la Germania. “Alla luce di un outlook in indebolimento e della prolungata prevalenza di fattori ribassisti, i governi che hanno a disposizione margini di manovra fiscali dovrebbero agire in maniera efficace e tempestiva”.
Draghi: non ci sono segnali di ripresa
Al momento non sono visibili segnali di ripresa. "Guardando al futuro, gli ultimi dati arrivati e gli indicatori prospettici - come ad esempio quelli relativi i ordini destinati all’export nel manifatturiero - non mostrano segnali convincenti di un rimbalzo della crescita nell’immediato futuro”.
Non solo, ha proseguito il chairman nel corso del suo intervento davanti alla Commissione per gli Affari economici del Parlamento europeo, “l’outlook relativo la crescita presenta una prevalenza di rischi ribassisti”.
Anche se il comparto servizi si sta dimostrando resiliente, un simile stato di cose non proseguirà all’infinito. “Più a lungo continuerà la fase di debolezza del comparto manifatturiero, maggiori saranno i rischi che altri settori dell’economia risentano del rallentamento”.
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