Il rallentamento che ha colpito la Zona Euro è stato maggiore del previsto, ma, ha rimarcato Mario Draghi nel corso di un intervento al parlamento europeo, le armi a nostra disposizione sono pronte per essere sfoderate.
Le incertezze globali e le indicazioni macroeconomiche sotto le stime arrivate negli ultimi mesi stanno penalizzando l’umore di imprese e consumatori di Eurolandia.
È quanto ha detto il n.1 della Banca centrale europea, Mario Draghi, nel corso di un intervento alla Commissione affari economici del parlamento europeo.
Incertezze minacciano sentiment
“Negli ultimi mesi, sono arrivate indicazioni più deboli del previsto a causa di un rallentamento della domanda estera, di fattori specifici ad alcuni Paesi e di elementi legati a determinati settori”, ha detto il chairman.
“La persistenza di incertezze, in particolar modo di quelle legate ai fattori geopolitici e alla minaccia in arrivo dal protezionismo sta penalizzando il sentiment in Europa”.
Tre i fattori positivi
Nonostante questo, “condizioni finanziarie agevolate, dinamiche positive del mercato del lavoro e la crescita delle retribuzioni continuano a sostenere l’espansione della Zona Euro e la crescita graduale delle pressioni inflazionistiche”.
Giovedì scorso la Bce ha confermato il costo del denaro e, per bocca del chairman, ha rimarcato che il rallentamento della crescita economica potrebbe risultare più profondo e duraturo del previsto.
Draghi: pronti a intervenire in caso di deterioramento
Terminato a dicembre, il piano di Quantitative Easing potrebbe anche essere riavviato.
Nel caso in cui “le cose dovessero andare molto male –ha detto Draghi rispondendo a una domanda- potremmo riprendere altri strumenti nella nostra cassetta degli attrezzi«. Al momento, “sicuramente non quest’anno, riteniamo improbabile che questa eventualità si possa materializzare».
“Il Quantitative easing – aveva detto Draghi al termine dell’ultimo meeting del 2018- è ormai parte integrante della nostra cassetta degli attrezzi permanenti”.
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