La Bce alzerà ancora i tassi, ma fino a quando? Mentre si accendono i riflettori sulla riunione del 2 febbraio, ci si interroga su cosa accadrà in primavera. Aumenti da 50 punti base o tagli?
La Bce sta per incontrarsi e decretare un rialzo tassi da 50 punti base a febbraio: ma cosa accadrà dopo?
Se lo stanno già chiedendo investitori e analisti. La riunione della prossima settimana, infatti, non dovrebbe mostrare sorprese. Christine Lagarde ha ripetutamente usato la frase “mantenere la rotta” riferendosi alle imminenti decisioni sui tassi, ma alcuni osservatori di mercato dubitano che la banca manterrà la sua posizione da falco ancora per molto.
Nello specifico, gli osservatori si chiedono: per quanto tempo può durare la svolta aggressiva di Francoforte? Crescono le speculazioni sulle mosse da marzo in poi. Ci sarà una svolta Bce sui tassi, in termini di allentamento della sua politica monetaria per frenare l’inflazione?
Bce falco sui tassi, ma fino a quando? Cosa può succedere nel 2023
La Bce è entrata in modalità restrittiva lo scorso anno, con quattro rialzi dei tassi nel tentativo di controllare l’inflazione elevata in tutta la zona euro. Queste decisioni hanno spinto il tasso sui depositi principali dal -0,5% al 2% e quello di interesse al 2,50%.
I dati recenti hanno mostrato un calo consecutivo di due mesi dell’inflazione complessiva, ma questo è ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2% e soprattutto ha evidenziato un indice core elevato. Non a caos, diversi commenti dei funzionari della Bce hanno insistito sulla politica monetaria aggressiva, con la Lagarde decisa più degli altri a continuare la lotta ai prezzi a colpi di aumenti del costo del denaro.
Molto probabilmente, la riunione del 2 febbraio confermerà l’anticipazione della governatrice di un rialzo di 50 punti base. Ma cosa accadrà dopo? Come si evolverà la banca centrale nel 2023?
“L’incertezza è maggiore sulle mosse della Bce dopo marzo, con alcuni membri del Consiglio direttivo aggressivi che indicano ulteriori aumenti nel secondo trimestre”, ha specificato in un commento per Cnbc Francesco Maria Di Bella, stratega del reddito fisso di UniCredit.
“L’entità di questi aumenti dei tassi dipenderà dalle prospettive di inflazione. La minore pressione sui prezzi consentirà probabilmente alla Bce di aumentare di 25 punti base, anziché di 50, a maggio e giugno”, ha aggiunto.
Da Francoforte, però, sembra dominare la prudenza sulla seconda metà dell’anno. All’inizio di questa settimana, il membro del comitato esecutivo della Bce Fabio Panetta ha affermato che la banca centrale non dovrebbe pre-impegnarsi in alcun movimento specifico dei tassi oltre la riunione di marzo.
“Il discorso di Panetta mostra che le colombe si stanno riorganizzando, ma i falchi sono ancora saldamente al comando almeno per i prossimi due incontri, per i quali il nostro scenario di base è di due aumenti di 50 punti base”, ha detto Davide Oneglia, direttore di TS Lombard.
La Bce, che agisce come banca centrale della regione dal 1991, storicamente è stata più accomodante dopo molti anni di inflazione debole. Ma la crisi energetica, i severi problemi della catena di approvvigionamento, tra gli altri colli di bottiglia, hanno fatto salire i prezzi in tutto il blocco e portato a un nuovo tono da parte della banca centrale.
“Resta da vedere fino a che punto sarà effettivamente in grado di spingersi la Bce dopo marzo”, ha detto Oneglia, aggiungendo che un tasso terminale del 3,50-3,75% sembra possibile ma la banca “non può discostarsi troppo per troppo tempo da quello di la Fed”.
I policymaker della Banca centrale europea Joachim Nagel e Gabriel Makhlouf hanno detto il 25 gennaio che non sarebbero sorpresi se gli aumenti dei tassi di interesse continuassero nel secondo trimestre dopo le due mosse attese a febbraio e marzo.
Intanto, però, i dati economici nella zona euro sembrano essere sorprendenti al rialzo. I dati flash dell’indice dei responsabili degli acquisti compositi della zona euro, pubblicati martedì, hanno mostrato una crescita positiva.
Tuttavia, Andrew Kenningham, di Capital Economics ha messo in guardia sull’incontro del 2 febbraio: “Il linguaggio sarà aggressivo e sottolineerà la necessità di andare oltre e di ‘mantenere la rotta’ senza essere espliciti su importi e date per gli aumenti dei tassi”.
Proprio quello che teme - e sta criticando - l’Italia, che no ha nascosto disagio nel tono aspro dei funzionari Bce e di Lagarde. Il messaggio di inasprimento è visto rischioso per la tenuta dei conti pubblici - e del debito - italiani.
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