Nel silenzio generale, 1 cinese su 3 oggi è in lockdown. E la Pboc inietta 70 miliardi di liquidità a sostegno dell’economia. Il Covid torna strumento di politica monetaria risk-free sul collaterale
Nella maggior parte dei casi, le notizie che contano sono quelle che non approdano sulle prime pagine dei giornali per l’intero arco del loro sviluppo. Le conquistano solo a cosa fatte. E, spesso, già sotto mentite spoglie. In modo che nessuno ne colga l’iter, la reale origine. E la finalità. In compenso, ci sono segnali della loro evoluzione.
La Bce ha pubblicato le sue minute e il vice-presidente, Luis de Guindos, ha voluto sintetizzarle così: lo scenario per il 2023 è quello di una crescita bassa in regime di inflazione alta. Situazione che rende quindi necessaria una prosecuzione della politica di rialzo dei tassi, ancorché un primo caveat già si prospetti all’orizzonte: una possibile pausa nell’aumento del costo del denaro è ipotizzabile in caso di recessione profonda.
Di fatto, il numero due della Bce mette le mani avanti. Perché dopo la cantonata sull’inflazione transitoria e la negazione a oltranza dell’ipotesi stessa di contrazione dell’economia dell’eurozona, ora l’Eurotower sposa - interessatamente - un approccio maggiormente conservativo. E legato ai dati. Gli stessi che, alla luce del CPI di ottobre, imporrebbero un regime da marcia forzata verso un livello di tassi che, oggi come oggi, vede quello di deposito europeo ancora all’1,50% contro il 3,75-4% della Fed. [...]
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