Bce, tagli tassi già ad aprile? Tanti dubbi, poche certezze in Europa

Violetta Silvestri

3 Aprile 2024 - 10:44

Mentre si avvicina la riunione Bce di aprile, i dubbi su quando iniziare a tagliare i tassi sono molti. Aprile o giungo? C’è chi non esclude la primavera.

Bce, tagli tassi già ad aprile? Tanti dubbi, poche certezze in Europa

La Bce si avvicina alla riunione dell’11 aprile con la pressione di mercati e investitori sul primo taglio dei tassi, molto atteso e discusso.

Le dichiarazioni dei vari membri del board si moltiplicano e si sovrappongono, tra un’unanime cautela e una più eterogenea visione su quanto velocemente muoversi verso la svolta accomodante. Attualmente, i tassi di interesse di riferimento sono fermi al 4,5%, un livello considerato elevato e dal quale l’Eurotower non sembra ancora intenzionata a scostarsi dinanzi ai risultati buoni, ma non del tutto convincenti sul calo dell’inflazione.

La spirale salari-prezzi, ma anche la crescita lenta e fragile in Eurozona sono al centro dell’attenzione di Lagarde e degli altri banchieri. I dubbi su quando iniziare a tagliare i tassi crescono, anche se c’è chi avanza la possibilità di poter diminuire già ad aprile. Sarebbe, quest’ultima, una vera sorpresa per i mercati che invece aspettano giugno come mese cruciale.

Aprile o giugno per il taglio tassi Bce?

“È probabile che la Bce inizi con un taglio moderato dei tassi di interesse questa primavera, ha dichiarato pochi giorni fa il governatore della banca centrale francese - membro del board - François Villeroy de Galhau.

Un numero crescente di policymaker dell’Eurotower sostiene ormai la necessità della riduzione dei tassi, con una riunione di giugno che si preannuncia come il momento più probabile per agire, sebbene sia previsto anche un incontro ad aprile sul quale accendere i riflettori.

Villeroy ha sottolineato che non era di “importanza esistenziale” se questo taglio fosse avvenuto o meno in aprile o in giugno. “Poiché la politica monetaria entra in vigore con un certo ritardo, corriamo il rischio di rimanere indietro se aspettiamo troppo a lungo, secondo il banchiere.

Iniziare ad allentare la politica monetaria è come stipulare una polizza assicurativa contro un brusco atterraggio economico. Dopo un primo “taglio moderato”, la Bce non ha necessariamente bisogno di ridurre ulteriormente i tassi in ogni riunione del consiglio direttivo, anche se dovrebbe mantenere questa opzione sul tavolo, ha aggiunto.

Non la pensa proprio allo stesso modo il membro austriaco Robert Holzmann. “Aprile non è sul mio radar. A giugno avremo maggiori informazioni, ha dichiarato a Reuters.

“Se i dati lo consentiranno, verrà presa una decisione. Non ho un’obiezione di principio all’allentamento di giugno, ma mi piacerebbe vedere prima i dati e voglio rimanere dipendente dai dati”, ha aggiunto.

Holzmann è considerato da alcuni il membro più conservatore dei 26 membri del Consiglio direttivo della Bce. Egli ha spesso respinto i discorsi sul taglio dei tassi, quindi il suo cauto cenno all’allentamento di giugno suggerisce un consenso crescente per questa mossa in estate (e non in primavera).

Tutti i dubbi sulla politica monetaria Bce

Sono diverse le analisi da considerare quando si parla di politica monetaria Bce. Per esempio, Holzmann ha avvertito che se la Federal Reserve americana non tagliasse i tassi a giugno, la reazione del mercato alla divergenza politica annullerebbe gran parte del beneficio di un taglio della Bce, quindi la banca centrale dovrebbe stare attenta ad agire da sola.

Ma anche dopo una diminuzione del costo del denaro, i tassi di interesse continueranno a limitare la crescita e la Bce dovrebbe scendere molto più in basso prima di raggiungere un livello neutrale.

Holzmann ha sostenuto che con l’inflazione al 2% e la produttività in espansione dell’1%, un tasso di deposito del 3% potrebbe essere un “buon obiettivo”. Tuttavia, ciò dipende in gran parte dalla capacità dei 20 paesi della zona euro di superare il recente calo di produttività.

“Se il divario di produttività rispetto agli Stati Uniti è ampio come quello attuale, allora anche il 3% potrebbe essere troppo stretto”, ha affermato Holzmann.

Il politico austriaco, come anche altri in realtà, ha invece minimizzato le preoccupazioni circa una crescita salariale relativamente rapida, un argomento chiave per molti nell’aspettare un po’ più a lungo prima di un allentamento della politica.

“I salari rappresentano sicuramente un rischio rispetto all’inflazione, ma abbiamo anche visto che le imprese, se il loro potere di fissazione dei prezzi diminuisce, dovranno accettare prezzi più bassi”, ha affermato Holzmann.

L’Eurozona intanto si trova anche in una situazione di svantaggio competitivo a causa dei prezzi più elevati dell’energia e delle restrizioni commerciali su gran parte del suo versante orientale, quindi ha prospettive di crescita più contenute rispetto a molti altri Paesi. Anche questa valutazione peserà sulla scelta Bce di quando tagliare i tassi.

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