Beni indivisibili eredità: quali sono e a chi vengono assegnati

Ilena D’Errico

7 Aprile 2023 - 22:10

Ecco quali sono i beni indivisibili dell’eredità, perché si configurano come tali e a chi vengono assegnati secondo la legge.

Beni indivisibili eredità: quali sono e a chi vengono assegnati

Quando c’è in ballo un’eredità le complicazioni sembrano non finire mai, tra pratiche burocratiche da sbrigare e dubbi circa gli eredi e le loro quote. Una volta compiuti questi passaggi si può arrivare finalmente alla divisione dell’eredità, cioè la ripartizione dei beni ereditari secondo le quote di ognuno. Cosa non sempre semplice, soprattutto in presenza di beni indivisibili.

Quali sono i beni indivisibili dell’eredità

Di regola, il patrimonio ereditario viene suddiviso in base alle quote, comportando una specifica proporzione di proprietà su ognuno dei beni da parte di tutti gli eredi. Si verificano dunque casi comunione fra i coeredi, che possono essere mantenuti tali oppure sciolti. Quando gli eredi comproprietari non riescono a trovare un accordo alternativo bisogna procedere alla divisione, così che ognuno possa conservare la parte del bene che per valore corrisponde alla sua quota ereditaria. Una villa su due piani, per esempio, può essere facilmente suddivisa in due appartamenti autonomi l’uno dall’altro e dati a due eredi differenti.

Questa divisione materiale dei beni non è sempre possibile, in particolare quando ci si trova a far i conti con beni indivisibili. Questi ultimi non sono contraddistinti da una particolare regolamentazione giuridica, anzi a renderli indivisibili è proprio la loro natura o conformazione che si oppone alla divisione pratica e materiale. Si pensi ad esempio a un monolocale, oppure a una villa su due piani con un bagno solo.

In questi due esempi emergono alcuni criteri fondamentali per giudicare la divisibilità di un bene ereditario: la funzione è l’utilità. Sono dunque indivisibili i beni che attraverso la divisione perderebbero l’utilità o la funzione propria, ma non si tratta degli unici requisiti. Un bene, per essere considerato divisibile, non deve nemmeno subire un deprezzamento dalla divisione oppure richiedere processi particolarmente complessi o costosi.

Si pensi alle collezioni, che hanno un importante valore quando sono complete ma una volta divise non mantengono questa caratteristica in modo matematico. Sebbene la divisibilità non sia uno specifico criterio giuridico, i concetti giuridici possono comunque essere determinanti nella classificazione dell’utilità e della funzionalità del bene. È quindi indivisibile il terreno che può essere edificato soltanto da una parte, perché l’altra metà perderebbe completamente la funzionalità. Lo stesso accade quando su una parte del fondo grava una servitù di passaggio mentre l’altro lato è libero da vincoli. Dividendo quest’ultimo tipo di terreno in due parti, uno degli eredi dovrebbe sopportare il passaggio dei vicini mentre l’altro no, per esempio.

A chi vengono assegnati i beni indivisibili?

I beni indivisibili si autodefiniscono, nel senso che ciò che li caratterizza è unicamente l’impossibilità di procedere alla divisione senza gravi pregiudizi. In presenza di questo genere di beni nel patrimonio ereditario gli eredi possono conservare la comunione ovviando al problema, ma molto spesso questa scelta è poco conveniente, costringendo perciò alla ricerca di soluzioni alternative.

Gli eredi possono scegliere come procedere di comune accordo, ad esempio operando una sorta di divisione fittizia: i beni non vengono divisi materialmente, ma ognuno di loro dato a un unico erede equiparando il valore alle quote ereditaria. Questa possibilità è perfettamente legale, ma richiede la presenza di un certo numero di beni di valore almeno simile, oltre al comune accordo fra gli eredi (di norma è proprio la mancanza di un accordo a impedire la ripartizione amichevole, anche se una tale organizzazione del patrimonio ereditario è di per sé rara).

A decidere per gli eredi è dunque la legge, secondo cui l’assegnazione del bene indivisibile deve favorire l’erede con quota ereditaria maggiore. Si tratta di una linea guida assolutamente derogabile in favore di altri interessi considerati preminenti dal giudice (l’assegnazione deve infatti avvenire tramite apposito giudizio). Oltre alla quota, anche la convenienza e l’opportunità degli eredi vengono tenute in considerazione per l’assegnazione.

Il giudice può quindi liberamente decidere circa l’assegnazione del bene indivisibile tenendo conto di tutti i fattori in gioco, purché possa debitamente motivare la sua scelta. Nel caso di un immobile, potrebbe ad esempio essere favorito l’erede che già lo abitava con il defunto, pur avendo la quota minore. In ogni caso, l’assegnatario deve corrispondere ai coeredi un valore corrispondente alla loro porzione di proprietà. Anche per questo, l’assegnatario deve essere favorevole a ricevere il bene, altrimenti potrebbe semplicemente richiedere la propria quota in denaro tirandosi fuori dalla questione sull’assegnazione.

L’assegnazione giudiziale è necessaria, infatti, in tutti quei casi in cui i coeredi desiderano conservare la proprietà del bene e non il suo valore. Quando nessuno dei coeredi, invece, è interessato all’assegnazione si procede con la vendita giudiziale e alla ripartizione del ricavato secondo le quote ereditarie. Questo rimedio, tuttavia, è possibile soltanto quando nessuno voglia conservare la proprietà del bene.

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