Il marchio Bialetti che ha segnato la storia dell’Italia con l’iconica Moka Espress è alle prese con una ristrutturazione del debito da anni. Ecco perché il brand lotta contro la crisi finanziaria.
Bialetti è un simbolo del Made in Italy, con la sua Moka Espress diventata iconica ed espressione del connubio indissolubile tra italianità e caffè.
Lo storico brand, come molti altri in vari settori, lotta per non affondare nella crisi e per rilanciare il prestigio produttivo già da anni. La sua attività non si è fermata, ma le difficoltà finanziarie sono palesi, tanto da spingere la società a sottoscrivere un accordo di ristrutturazione nel 2021 approvato dal Tribunale di Brescia e avente come oggetto “la ristrutturazione dell’indebitamento finanziario, il rafforzamento patrimoniale di Bialetti Industrie e l’iniezione di risorse finanziarie”, come si legge nei comunicati ufficiali.
In sintesi, l’azienda sta affrontando una ristrutturazione economica complessa, che però non ha bloccato l’operatività produttiva e commerciale. I debiti ci sono e il 30 aprile 2025 è la data fissata (e posticipata rispetto a quella precedente di novembre 2024) per il pagamento dei prestiti obbligazionari e come termine ultimo per trovare nuovi investitori.
Il dialogo con potenziali investitori o compratori della società è in corso, stando alle ultime indicazioni di Bialetti. Lo scopo è salvaguardare un marchio davvero storico.
Bialetti tra crisi e debito: cosa succede al marchio?
Nell’informativa di mercato del 31 gennaio 2025, Bialetti ha reso noto che al 31 dicembre 2024 “l’Indebitamento Finanziario Netto di Bialetti Industrie è pari a Euro 88,0 milioni e l’Indebitamento Finanziario Netto di Gruppo è pari a Euro 113,3 milioni rispetto a Euro 123,6 milioni al 30 novembre 2024”.
I numeri hanno così quantificato le difficoltà finanziarie societarie. Nella nota ufficiale di pochi giorni prima, nella quale smentiva il raggiungimento di un accordo vincolante con la società NUO, Bialetti specificava anche che “le attività funzionali alla finalizzazione del processo di valorizzazione e/o dismissione della Società, in esecuzione di quanto previsto dall’accordo di ristrutturazione dei debiti...sono tuttora in corso.”
Nulla di concreto è stato quindi deciso, ma il percorso di ristrutturazione dell’indebitamento e di ricerca di finanziatori e investitori va avanti. Obiettivo: riorganizzare un’azienda fiaccata dai debiti e proteggere
“il patrimonio di un brand storico e il consolidamento del ruolo di Bialetti come leader nel suo settore.”
L’attuale situazione del marchio presenta comunque alcuni spiragli di luce. Il bilancio dei primi nove mesi del 2024, infatti, ha registrato ricavi pari a 104,7 mln/€ con un incremento del 6,1% rispetto al medesimo periodo dell’esercizio 2023 (98,7 mln/€).
Merito di un incremento delle vendite di caffè in capsule d’alluminio in Italia nei canali tradizionali (+12,1% rispetto al medesimo periodo del 2023); di maggiori vendite del segmento Moka & Coffemaker (+10,3% rispetto al medesimo periodo del 2023) e delle numerose partnership sottoscritte con importanti marchi internazionali, si è specificato.
Tuttavia, le insidie non mancano e l’andamento del fatturato rimane vulnerabile a fattori esterni incerti e preoccupanti, quali: tensioni geopolitiche, dinamiche inflattive, instabilità dei mercati finanziari, volatilità dei prezzi della materia prima e quindi dei trasporti, conseguenti cambiamenti nelle abitudini dei consumatori.
In un contesto commerciale ed economico diventato così imprevedibile e complesso, il peso di debiti pregressi può diventare, quindi, molto pesante per le aziende. Bialetti cerca una ristrutturazione e un riassetto proprio per evitare il peggio.
Bialetti, marchio storico da salvaguardare: come è iniziata la crisi debitoria?
Il brand ha davvero segnato la storia imprenditoriale e culturale italiane. Bialetti, con la sua Moka Espress, è entrata nelle case di tutta Italia. L’azienda ha lanciato sul mercato l’iconica caffettiera nel lontano 1933.
Dalla sede di Coccaglio ai punti vendita sparsi nel mondo, il marchio si diffuso a livello globale e, nel corso dei decenni, ha cambiato più volte proprietà dopo la gestione familiare durata fino agli anni ’80, quando è passata alla Faema, poi alla Rodine Italia, con la quale fondersi per diventare Bialetti Industrie.
I segnali di crisi si sono palesati soprattutto a partire dagli ultimi anni del 2000. In seguito alla quotazione a Piazza Affari del 2007, Bialetti ha operato acquisizioni e investimenti, favorendo l’espansione sul mercayo attraverso l’apertura di negozi monomarca e inaugurando le capsule di caffè.
L’aumento dell’indebitamento finanziario è stato una reazione alla crisi economica globale del 2008, quando il calo dei consumi e delle vendite ha costretto l’azienda a fare più debito.
Nel 2015 il marchio Girmi è stato venduto per incassare liquidità, ma gli sforzi non sono bastati ad arginare una perdita di oltre 15 milioni di euro nel primo semestre del 2018. Da lì, l’indebitamento è proseguito. Maggiore concorrenza nel settore caffè e capsule a livello di multinazionali e la pandemia hanno aggravato le difficoltà.
Bialetti ha dovuto quindi ricorrere a un piano di ristrutturazione, soprattutto per garantire una efficiente gestione dei prestiti obbligazionari con investitori strategici come Sculptor Ristretto Investments e Illimity Bank. Il piano è ancora in corso. Il 30 aprile 2025 potrebbe essere una data decisiva.
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