Si torna a parlare di blocco navale dopo le dichiarazioni di Giorgia Meloni. Ma cos’è esattamente? Ecco come funziona e cosa prevede il blocco del transito delle navi in mare per frenare l’immigrazione clandestina.
Ogni volta che aumentano gli sbarchi clandestini torna in auge la proposta del blocco navale, tornato alla ribalta dopo le ultime dichiarazioni della leader di Fratelli d’Italia al ministro degli Esteri Di Maio.
Visto che si tratta di un argomento molto dibattuto e di pubblico interesse cerchiamo di capire in cosa consiste il blocco navale, come funziona e quali potrebbero essere le sue conseguenze in ambito interno e internazionale. In altre parole, ci si chiede se il blocco navale sia uno strumento utile e legittimo per fermare le navi con a bordo gli immigrati diretti verso l’Italia e l’Europa.
L’istituto del blocco navale ha origini militari e viene adottato per difendersi nei confronti di uno Stato aggressore: impedisce le partenze delle imbarcazioni da quel Paese e blocca gli arrivi. Tra gli esempi più noti di blocco navale c’è quello degli Stati Uniti nei confronti del Giappone durante la Seconda guerra mondiale.
Cos’è, come funziona e come si attua il blocco navale
Il blocco navale in senso stretto è una misura militare la cui attuazione deve essere sottoposta al Consiglio di Sicurezza dell’Onu; tuttavia quando sentiamo parlare di blocco navale da parte dei politici italiani in merito alla repressione dell’immigrazione questo termine viene utilizzato con un’accezione più ampia, ovvero quello di impedire materialmente le partenze e gli arrivi delle navi, senza per questo implicare un clima di guerra.
Come si attua il blocco navale contro i barconi clandestini? Per metterlo in atto il nostro Paese dovrebbe schierare in mare file di navi militari su più zone: in prossimità delle coste dello Stato da cui partono le imbarcazioni, a metà tragitto e vicino le coste italiane, così da monitorare ed eventualmente respingere le navi in arrivo. Per impedire l’avanzata delle navi con a bordo i migranti, le imbarcazioni militari di vedetta devono attuare delle manovre strategiche (spesso utilizzate in tempi di guerra), una di queste è la navigazione a cerchi concentrici che restringe sempre più il raggio di navigazione della nave clandestina.
Questa è senza dubbio una soluzione estrema per frenare i flussi migratori che deve essere deliberata dal Ministero degli Esteri congiuntamente al Ministero degli Interni; una decisione non di poco conto dato che potrebbe compromettere i rapporti diplomatici tra i due Paesi e provocare molte vittime in mare. Per questa ragione diversi partiti e una grande fetta di opinione pubblica sono contrari.
Il blocco navale dell’Italia nei confronti dell’Albania
L’Italia in passato ha già utilizzato il blocco navale per fermare i flussi migratori: erano gli anni Novanta e le imbarcazioni in questione provenivano dal mar Adriatico, precisamente dall’Albania. Al tempo il Presidente del Consiglio era Romano Prodi, il ministro degli Esteri Lamberto Dini e quello degli Interni Giorgio Napolitano.
Il blocco navale fu adottato nel 1997 e fu aspramente criticato dall’Onu anche perché provocò un grave incidente dove morirono circa 100 persone. L’episodio è passato alla storia come la tragedia di Otranto e coinvolse la nave albanese Katër i Radës e una nave della Marina militare italiana.
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