L’identità digitale offrirà maggiore autonomia rispetto alla CIE o allo Spid, ma ci sono dei nodi da superare. Di questo ha parlato l’avv. Alessandro Ghiani all’evento Money Pay Day di Money.it.
L’identità digitale è destinata a rivoluzionare il modo in cui interagiamo con il mondo online. Al centro di questa trasformazione c’è il pilastro tecnologico della blockchain, che promette di offrire un nuovo modo di gestire e proteggere le nostre identità. Di questo si è parlato all’evento organizzato da Money.it «Money Pay Day 2023», tenutosi il 15 settembre nell’ambito della Rome Future Week.
Secondo l’avvocato digitale e docente universitario Alessandro Ghiani, con tale potere emergono però anche nuove responsabilità per i cittadini. Spetta a noi garantirne un funzionamento corretto e sicuro sfruttando pienamente i pilastri tecnologici che sorreggono l’identità digitale.
La blockchain come pilastro tecnologico dell’identità digitale
La blockchain, una tecnologia di registri distribuiti e immutabili, si configura come il pilastro chiave su cui si baserà l’identità digitale del futuro.
“Attraverso l’implementazione di wallet, cioè portafogli digitali, la blockchain permette di detenere e gestire la propria identità in modo sicuro e privato”, sottolinea Ghiani. “Questi wallet saranno in grado di erogare l’identità «on demand», adattandola alle nostre esigenze specifiche. Tuttavia, questo nuovo paradigma solleva importanti questioni relative alla governance e al controllo”, aggiunge.
Secondo Ghiani, non si tratta tuttavia di problemi tecnologici né normativi: la tecnologia esiste e funziona e negli ultimi anni sono stati fatti enormi passi in avanti con l’introduzione della direttiva Psd2 (e presto della Psd3) e del MiCa Regulation (che entrerà in vigore da fine 2024).
Chi garantirà controllo e sicurezza dell’identità digitale?
La gestione dei wallet digitali costituirà un punto centrale nell’evoluzione dell’identità digitale. È in questo contesto che il coinvolgimento attivo dei cittadini diventa di vitale importanza. Secondo Ghiani, «l’adozione dell’identità digitale è rallentata dall’establishment», ma ora è in corso una lotta per stabilire gli standard dell’identità digitale in Europa. Il nostro coinvolgimento sarà determinante per definire i tempi di adozione e integrazione dell’identità digitale nella società.
La partecipazione attiva dei cittadini a questo dibattito è essenziale per assicurare che la gestione dell’identità sia effettuata nel rispetto dei diritti individuali. È necessario che questo processo sia improntato all’equità e alla trasparenza. Ghiani enfatizza l’importanza di una discussione aperta e partecipativa, affinché l’identità digitale possa essere una risorsa accessibile e sicura per tutti.
“Sebbene la tecnologia sia ormai sufficientemente avanzata per consentirci di autodeterminarci in modo indipendente, la sicurezza dell’identità digitale rimane una questione critica”, prosegue Ghiani.
Attualmente, la nostra identità è garantita dallo Stato (con la carta di identità elettronica, la tessera sanitaria e lo Spid). In futuro lo Stato o l’Unione Europea potrebbero continuare ad avere un ruolo essenziale nel garantire la protezione delle identità digitali, per esempio con un wallet digitale europeo. Tuttavia, la definizione di standard condivisi sarà altrettanto importante.
Il futuro della nostra identità digitale: un impegno comune
“Con l’implementazione dell’identità digitale e l’introduzione dell’euro digitale, stiamo assistendo a una svolta epocale che modificherà profondamente il modo in cui interagiamo con il mondo online”, spiega l’avvocato esperto di digitale.
Tuttavia, questa trasformazione non è priva di sfide e richiede un impegno attivo da parte dei cittadini. La blockchain è il fulcro su cui poggia questa evoluzione, ma la sua efficacia dipende dal modo in cui gestiamo la sua governance e sicurezza. L’Europa, in questo contesto, può emergere come una forza trainante, ma solo se riuscirà a navigare con saggezza attraverso le complesse dinamiche globali. Il nostro ruolo, come cittadini, sarà fondamentale nell’assicurare che questa nuova era dell’identità digitale sia costruita su principi di equità, sicurezza e autodeterminazione.
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