L’ex Ilva di Taranto ha contratto un debito di quasi 300milioni di euro e il rischio è che siano gli italiani a pagarlo in bolletta: ecco cosa sta accadendo.
Le famiglie italiane rischieranno di pagare bollette più alte questo inverno a causa dell’ex Ilva di Taranto.
Le Acciaierie d’Italia hanno infatti una spada di Damocle che pende sui rifornimenti di gas a causa di un debito di oltre 300 milioni di euro con la società Eni, che ha già interrotto il rifornimento di gas alla più grande sito siderurgico in Italia.
Dal 30 settembre, infatti, Eni ha smesso di fornire energia alla grande fabbrica a Taranto, da anni al centro di numerose vicende economico-legali e ambientali. Secondo i ricercatori dell’Arpa nel 2019, la produzione di acciaio rappresentava un “rischio cancerogeno inaccettabile per la cittadinanza”.
Al momento però l’acciaieria di Taranto non è priva di gas, a Eni è subentrata la società Sman, che garantirà le forniture fino al 31 dicembre. Per l’ex Ilva è quindi una corsa contro il tempo per trovare un rifornitore, ma intanto non resta che domandarsi cosa accadrà a quei 300 milioni di euro di debito. Ecco cosa sta accadendo e quali potrebbero essere le soluzioni.
leggi anche
Il prezzo del gas diventa imprevedibile, bollette pazze in inverno. Ecco cosa sta succedendo
Perché gli italiani rischiano di pagare bollette più alte a causa dell’ex Ilva?
Il debito delle Acciaierie d’Italia (l’ex Ilva) potrebbe pesare sulle tasche degli italiani. Un debito il cui valore è di circa 300 milioni di euro secondo fonti industriali, mentre per la società che gestisce l’impianto siderurgico il valore sarebbe di molto inferiore.
Al di là del prezzo, il rischio e la preoccupazione principale per le famiglie italiane è che quei debiti, accumulati e non pagati dal sito siderurgico, si ripercuotano sulle bollette di gas e luce, probabilmente in una delle voci contemplate negli oneri di sistema.
Un costo “occulto” che si riverserà sulle finanze di tutti i cittadini in un momento complicato come quello che stiamo affrontando, con il caro-energia, l’inflazione e bollette “pazze” trascinate in una spirale di rialzi del prezzo del gas, a cui a sua volta si aggancia il costo dell’energia elettrica.
Bollette i debiti dell’ex Ilva: cosa è accaduto
La situazione in cui si trova l’ex Ilva non è di certo delle più semplice. I problemi economici precedenti e poi la pandemia e l’inflazione hanno sicuramente avuto un peso non indifferente sull’acciaieria che per questo non avrebbe pagato le bollette all’Eni.
Il problema principale è che l’ex Ilva ha un ruolo essenziale nell’economia italiana e quindi non può permettersi di rimanere senza gas e luce. Infatti, le Acciaierie d’Italia, oltre a essere la fabbrica siderurgica più grande d’Italia, è anche la prima per rifornimenti di materie prime agli impianti del Nord a forno elettrico. Facile quindi immaginare cosa potrebbe accadere se il sito rimanesse privo di energie.
Al momento, comunque, non si trova priva di corrente, è subentrata, infatti, la Snam, altra società controllata di Stato tramite Cassa depositi e prestiti, per rifornire Acciaierie d’Italia tramite il “servizio di default”, disciplinato da una delibera Arera, che ha concesso altri 90 giorni di tempo all’impianto per trovare un nuovo rifornitore di gas. La più grande fabbrica di Italia si trova quindi in una corsa contro il tempo per non arrestare la produzione di acciaio in Italia.
Bollette ex Ilva: come evitare che siano gli italiani a pagare?
Davanti a una simile situazione, dove gli italiani rischiano di pagare per i debiti dell’ex Ilva, è quanto mai auspicabile un intervento immediato dello Stato.
Il governo Meloni dovrebbe infatti sbloccare quel miliardo di euro in carico ad Invitalia, previsto dal decreto Aiuti-bis, voluto da Giancarlo Giorgetti, allora ministro dello Sviluppo economico. In questo modo la più grande fabbrica d’Italia potrebbe tornare ad avere liquidità, necessari non solo per nuovi accordi, ma almeno per pagare le bollette del gas ed energia elettrica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA