Legge di Bilancio 2024, confermato il taglio del cuneo fiscale: grazie allo sgravio contributivo gli stipendi aumentano fino a 100 euro al mese. E dal prossimo anno si riduce anche l’Irpef.
Con la legge di Bilancio 2024 viene confermato il “taglio del cuneo fiscale”, dal quale ne risulterà un bonus fino a 100 euro in busta paga. Si tratta della misura più importante tra quelle previste dalla manovra, tant’è che da sola costerà circa la metà delle risorse a disposizione.
Tuttavia, bisogna fare chiarezza su alcuni termini di questa misura: chi non ha particolare conoscenza con le regole per il calcolo della busta paga, infatti, potrebbe non capire cosa si intende per “taglio al cuneo fiscale” e di conseguenza non avere ben chiare le conseguenze per la busta paga dopo la decisione presa in legge di Bilancio 2024.
Ecco quindi un glossario utile a fare chiarezza sul perché il taglio al cuneo fiscale è così importante, nonché sul perché si parla di “bonus 100 euro” quando in realtà le buste paga potrebbero rimanere invariate rispetto al 2023.
Cos’è il cuneo fiscale
Con il termine cuneo fiscale si intende la differenza che c’è tra lo stipendio lordo e l’importo netto che effettivamente entra nelle tasche del lavoratore. Sul cuneo fiscale quindi incidono tutte quelle voci che contribuiscono a trasformare lo stipendio lordo in netto: in primis i contributi previdenziali - che nel caso dei dipendenti del settore privato equivalgono al 9,19% della retribuzione lorda, mentre nel pubblico all’8,80% - dopodiché le imposte (Irpef e addizionali regionali e comunali).
Quando si parla di “taglio” al cuneo fiscale, quindi, si intende una riduzione che a seconda dei casi può riguardare i contributi o le imposte dovute, con lo scopo di aumentare lo stipendio netto a parità di lordo.
Come viene tagliato il cuneo fiscale
In questo caso, quando si parla di “taglio” ci si riferisce alla quota di contributi: già quest’anno, infatti, sulle buste paga d’importo inferiore a 2.692 euro non si applica un’aliquota intera. Nel dettaglio, per le buste paga che non superano 1.923 euro lordi l’aliquota è ridotta al 2,19% (1,80% nel pubblico), mentre sopra questa soglia ma fino a 2.692 euro l’aliquota è del 3,19% (2,80% nel pubblico).
Della quota “tagliata” se ne fa carico l’Inps, in modo che i contributi versati risultino sempre gli stessi senza quindi conseguenze negative sulla pensione futura.
Quello che possiamo definire come “sgravio contributivo”, che sta appunto a indicare una riduzione dell’aliquota contributiva (che in alcuni casi può riferire anche a quella che è a carico del datore di lavoro) era previsto fino al 2023: il rischio quindi era che da gennaio prossimo sulle buste paga tornasse a essere applicata l’aliquota piena, con il conseguente abbassamento dell’importo netto.
Uno scenario che il governo ha voluto evitare, confermando quindi il taglio del cuneo fiscale anche nel 2024, per quella che tuttavia sembra essere solamente una soluzione provvisoria al problema degli stipendi (difficilmente, infatti, lo sgravio contributivo diventerà strutturale).
Perché si parla di bonus 100 euro
Dallo sgravio contributivo ne risulta un taglio del cuneo fiscale fino a 100 euro.
Considerando i minori contributi dovuti, dai quali però vanno sottratte le imposte, infatti, ne può risultare un aumento della busta paga che può arrivare a 100 euro netti. Anzi, a voler essere precisi 98,56 euro (secondo i calcoli effettuati dallo Studio De Fusco Labour & Legal) per un reddito annuo di 35 mila euro.
Non tutti però avranno diritto a un tale importo, come indicato nella seguente tabella:
Retribuzione lorda | Aumento mensile | Aumento complessivo | Differenza rispetto al 2023 |
---|---|---|---|
10.000 euro | 44,92 euro | 583,96 euro | 179,69 euro |
12.500 euro | 56,15 euro | 729,95 euro | 224,63 euro |
15.000 euro | 67,38 euro | 875,94 euro | 269,50 euro |
17.500 euro | 67,22 euro | 873,86 euro | 268,87 euro |
20.000 euro | 76,82 euro | 998,66 euro | 307,09 euro |
22.500 euro | 86,42 euro | 1.123,46 euro | 345,66 euro |
25.000 euro | 96,03 euro | 1.248,39 euro | 384,16 euro |
27.500 euro | 90,54 euro | 1.177,02 euro | 422,52 euro |
30.000 euro | 90,49 euro | 1.176,37 euro | 402,78 euro |
32.500 euro | 91,52 euro | 1.189,76 euro | 427,07 euro |
35.000 euro | 98,56 euro | 1.281,28 euro | 459,36 euro |
Come già anticipato, però, le cifre indicate in tabella sono già in busta paga. Lo sgravio contributivo come confermato dalla legge di Bilancio 2024, infatti, era già in vigore da luglio 2023 (mentre nel primo semestre dell’anno era rispettivamente del 3% e 2%).
Non bisogna quindi aspettarsi concretamente 100 euro in più in busta paga a partire dal prossimo anno; piuttosto bisogna tirare un sospiro di sollievo perché il rischio era di averne 100 euro in meno. Tuttavia, proprio il fatto che il governo ha confermato lo sgravio al 7% e 6% per tutto il 2024, mentre quest’anno nel primo semestre era ridotto, garantirà un risparmio annuo maggiore rispetto a quello previsto nel 2023, come indicato nell’ultima colonna.
Taglio cuneo fiscale anche con minore Irpef
Ma nel 2024 il governo interviene non solo sui contributi ma anche sulle imposte: con la legge di Bilancio appena approvata, infatti, è stata rivista la tassazione Irpef con il passaggio a tre scaglioni reddituali, fissando una percentuale del 23% (anziché del 25%) anche per la parte di reddito compresa tra i 15 mila e i 28 mila euro.
Ne risulta un risparmio del 2% netto sulla parte di reddito compresa nella suddetta fascia, fino a un massimo di 260 euro l’anno quindi per i redditi di almeno 28 mila euro.
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