Il bonus da 500 euro per gli insegnanti potrebbe arrivare presto anche per i precari. Si attende la sentenza della Corte di cassazione, ma ci sono ottimi presupposti.
Il bonus 500 euro per gli insegnanti, la cosiddetta Carta del docente, potrebbe finalmente essere esteso anche ai precari, che da anni lottano per ottenere questo riconoscimento. Dalla sua introduzione fino ad oggi, la Carta del docente era infatti riservata a maestri e professori con contratto a tempo indeterminato, senza nessuna possibilità per gli insegnanti non di ruolo.
Utilizzando il rinvio pregiudiziale alla Corte di cassazione, introdotto dalla riforma Cartabia per la materia civile, i giudici del tribunale di Taranto hanno sottoposto alla Cassazione quattro quesiti fondamentali sulla Carta del docente, visto il crescente numero di ricorsi dai lavoratori della scuola. Nel frattempo, già alcuni tribunali ordinari stanno riconoscendo il rimborso agli insegnanti ricorrenti. È attesa la sentenza della Cassazione, che dovrebbe arrivare entro dicembre e finalmente chiarire il diritto degli insegnanti precari a ricevere la Carta del docente. Sono più di 20.000 i precari che hanno fatto ricorso, incoraggiati anche dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo, che circa un anno addietro, ha dichiarato illegittimo il mancato riconoscimento del bonus ai docenti non di ruolo.
Carta del docente anche ai precari? L’attesa per il responso della Cassazione
Il tribunale di Taranto ha rimesso alla Corte di cassazione alcuni quesiti fondamentali per disciplinare il diritto alla Carta del docente, così da fornire un utile orientamento interpretativo ai giudici di merito che devono esprimersi sui numerosi ricorsi a riguardo. Il primo quesito sottoposto alla Cassazione riguarda la durata dei contratti, così da stabilire se per l’accesso al bonus siano sufficienti anche le supplenze brevi oppure se ci si debba limitare a supplenze a partire da 150 giorni.
La seconda questione è relativa all’inquadramento del diritto a ricevere la Carta del docente e alla sua prescrizione. L’obbligo di erogare il bonus potrebbe infatti essere valutato come un’obbligazione di fare, che si prescrive in 10 anni, tanto quanto come obbligazione pecuniaria, la quale invece cade in prescrizione dopo soli 5 anni.
Serve poi maggiore chiarezza sulle finalità della Carta del docente, i giudici si chiedono infatti se il bonus da 500 euro abbia natura retributiva oppure di reintegrazione. Specificare questo punto è fondamentale per capire se il bonus possa essere riconosciuto anche agli insegnanti che hanno già cessato il servizio in via definitiva. Al contrario, se la Carta del docente non rappresentasse un semplice beneficio pecuniario dovrebbe essere riconosciuta soltanto ai dipendenti scolastici in servizio a tempo determinato o comunque riassumibili.
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Buona parte dei ricorsi per il riconoscimento della Carta docente agli insegnanti precari è patrocinata dagli avvocati difensori dell’Anief, l’Associazione nazionale per insegnanti e formatori. Tra questi, gli avvocati Walter Miceli, Fabio Ganci, Giovanni Rinaldi e Nicola Zampieri, che hanno commentato il rinvio pregiudiziale con molta speranza. Ci sono segnali evidenti, sottolinea il team legale, di una concreta possibilità di cambiamento nel riconoscimento del bonus 500 euro ai lavoratori scolastici precari e sono sempre più i tribunali ordinari ad accogliere i ricorsi in merito.
La decisione della Corte di Giustizia europea ha lanciato infatti un segnale piuttosto incontrovertibile, arrivando a una sentenza storica promossa dal tribunale di Vercelli, proprio su ricorso degli avvocati dell’Anief. La Corte ha difatti condiviso l’opinione dei legali, confermando che i docenti svolgono le medesime mansioni e partecipano agli stessi diritti, senza alcuna differenza rilevante fra quelli di ruolo e i precari.
Per prendere in considerazione la materia giurisprudenziale ancora più recente, è doveroso citare la sentenza del tribunale di appello di Roma, il quale proprio in questi giorni ha ribadito il diritto del personale del nido a usufruire del beneficio, confermando la sentenza del tribunale di Cassino e rigettando il ricorso dell’Avvocatura dello Stato.
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