Permessi di lavoro, congedo straordinario e Ape sociale: ecco i bonus a favore dei caregivers, ossia i lavoratori che prestano assistenza ai disabili. Tutti i dettagli nella guida INAIL pubblicata a novembre 2019.
Bonus caregivers: quali sono le agevolazioni per chi assiste disabili o anziani non autosufficienti? È l’INAIL, con una guida dedicata, ad illustrare tutte le misure previste attualmente per legge.
I “caregivers”, ossia i lavoratori che prestano assistenza continua ai disabili, hanno diritto a particolari agevolazioni, ma sui bonus previsti si è creata notevole confusione negli ultimi anni.
La Legge di Bilancio 2018 (L. n. 205/2017) all’art. 1, co. 254 ha istituito un Fondo statale per il “caregiver familiare”. A tal fine, infatti, sono stati dedicati 20 milioni di euro, per un totale di 60 milioni di euro per tre anni fino al 2020.
Il Ministero del Lavoro e delle non ha ad oggi ancora emanato i decreti attuativi necessari per stabilire le misure specifiche, tra cui l’atteso bonus di 1.900 euro di cui si è tanto parlato dal 2018 e fino ad oggi.
In attesa dell’istituzione del predetto fondo, esistono già dei benefici attualmente operanti in favore delle suddette categorie, contenute nella cd. “Legge 104”, ossia la legge quadro che detta i principi dell’ordinamento in materia di diritti e assistenza della persona con handicap.
Ma quali sono le agevolazioni per chi assiste disabili? Ecco una panoramica generale fornita nella guida dell’INAIL.
Bonus caregiver, agevolazioni assistenza disabili: quando spettano i permessi mensili
All’art. 33 della Legge 104/1992 sono previsti tre permessi mensili retribuiti, anche continuativi e coperti da contribuzione figurativa, in favore del familiare che assiste il disabile.
Per avere diritto ai tre giorni di permesso è necessario soddisfare delle pre-condizioni, che possono essere sintetizzati nella seguente maniera:
- la persona disabile deve essere stata riconosciuta portatrice di handicap in situazione di gravità, ai sensi dell’art. 3, co .3 della L. n. 104/1992;
- la persona disabile non deve essere ricoverata a tempo pieno;
- il lavoratore dipendente, pubblico o privato, che l’assiste deve essere coniuge, parente o affine entro il secondo grado. Il caregiver può anche essere un parente entro il terzo grado, qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 65 anni di età oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.
Si specifica, al riguardo, che se la persona disabile lavora può fruire per se stessa dei permessi e, oltre la propria persona, può scegliere ai fini dell’assistenza solo un lavoratore.
Al lavoratore dipendente, invece, è consentito:
- assistere più persone disabili in situazione di gravità e di usufruire di tre giorni (anche continuativi) di permesso mensile per ciascuna di esse;
- non svolgere lavoro notturno;
- scegliere eventualmente la sede di lavoro se disponibile e/o non essere trasferito senza il suo consenso.
Bonus caregiver, quanto spetta di congedo straordinario
Altra importante agevolazione per i caregivers è contenuta nell’art. 42, co. 5 del D.Lgs. n. 151/2001, denominata “congedo straordinario”. Si tratta di un periodo di congedo della durata massima di 2 due anni nell’arco dell’intera vita lavorativa, anche in modo frazionato nel tempo, indipendentemente dal numero di persone disabili che assiste.
L’indennità corrisponde alla retribuzione percepita nell’ultimo mese di lavoro che precede il congedo e il tetto massimo complessivo dell’indennità per congedo straordinario e del relativo accredito figurativo è rivalutato annualmente secondo gli indici Istat.
I periodi di congedo non sono computati ai fini della maturazione di ferie, tredicesima e TFR ma, essendo coperti da contribuzione figurativa, sono validi ai fini del calcolo dell’anzianità assicurativa.
Bonus caregiver, accesso all’Ape sociale
Secondo la vigente normativa, il caregivers possono accedere anche all’Ape sociale, cioè l’anticipo pensionistico riconosciuto a chi versa in condizioni particolari. Tale strumento permette di anticipare la pensione di 4 anni rispetto alla pensione di vecchiaia, in quanto bisogna avere almeno 63 anni. Inoltre è necessario aver maturato un’anzianità contributiva versata o accreditata di almeno 30 anni.
Quindi, l’INPS si fa carico della retribuzione fino all’effettiva data di accesso alla pensione. L’indennità è pari all’importo della rata mensile di pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione, ma con un tetto massimo di 1.500 euro mensili.
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