Bonus per casalinghe e casalinghi, importi e requisiti aggiornati al 2024

Simone Micocci

23 Agosto 2024 - 17:56

Sei una casalinga o un casalingo e vuoi sapere se ci sono bonus riservati alla tua categoria? Ecco quali sono le misure da attenzionare.

Bonus per casalinghe e casalinghi, importi e requisiti aggiornati al 2024

Chi non ha un lavoro in quanto ha preferito dedicare tutto il suo tempo alla cura della casa e della famiglia, potendo così essere identificato come casalingo o casalinga, è spesso alla ricerca di bonus utili a dare una soddisfazione economica per quello che in termini di fatica e impegno ha tutte la caratteristiche di un vero e proprio impiego. D’altronde è stata la stessa Corte Costituzionale, con una sentenza del 1995, a stabilire che va considerata a tutti gli effetti un’attività lavorativa e come tale gode di tutte le tutele previste dall’articolo 35 della Costituzione.

Ovviamente per il lavoro svolto da casalinghe e casalinghi non è però previsto uno stipendio, per questo motivo la presenza di eventuali bonus è importante e ricercata dai diretti interessati. E pensare che laddove dovesse essere stipendiata tale attività richiederebbe una busta paga molto elevata: secondo quanto calcolato dal portale salary.com, considerando tutte le mansioni svolte servirebbe una retribuzione di almeno 7.000 euro.

La buona notizia è che per quanto non esista un vero e proprio bonus per casalinghe e casalinghi, ossia per coloro che da definizione svolgono in maniera prioritaria lavori di cura non retribuiti e derivanti da responsabilità familiari, ci sono diverse misure di sostegno riservate a chi per anni non ha mai lavorato, dedicandosi perlopiù alle attività casalinghe e all’educazione dei figli.

Vediamo quindi quali sono le prestazioni a cui casalinghe e casalinghi possono accedere: la più importante è sicuramente la possibilità di garantirsi una pensione futura attraverso i versamenti volontari, previo però l’obbligo di copertura assicurativa.

Pensione (e non bonus) per casalinghe e casalinghi

È il decreto legislativo n. 565 del 1996 a istituire il Fondo Inps di previdenza per le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari. A iscrizione volontaria, consente a casalinghe e casalinghi che non svolgano alcuna attività lavorativa dipendente o autonoma per la quale sussista l’obbligo d’iscrizione ad altro ente o cassa previdenziale e non siano titolari di pensione diretta di farsi carico della contribuzione volontaria necessaria ad assicurare una rendita pensionistica.

Tale possibilità è riservata a coloro che hanno un’età compresa tra i 16 e i 65 anni e richiede l’iscrizione all’Inail con la sottoscrizione di un’apposita polizza assicurativa.

Non ci sono costi d’iscrizione: per chi aderisce al Fondo l’unica spesa da affrontare è quella relativa al versamento volontario della contribuzione. L’ammontare lo decide l’interessato, ma per far sì che l’anno di contributi venga riconosciuto ai fini della pensione non si potrà stare al di sotto dei 309,84 euro l’anno, per un costo quindi di 25,82 euro al mese.

Di fatto, considerando che per ottenere una prestazione di tipo previdenziale bisogna aver maturato almeno 5 anni di contributi, il costo minimo di cui tocca farsi carico è di 1.549,20 euro.

Per gli iscritti al Fondo casalinghe e casalinghi dell’Inps ci sono due differenti prestazioni:

  • la pensione di vecchiaia, che si ottiene già a 57 anni e con 5 anni di contributi ma solo se l’importo maturato è almeno pari - o comunque superiore - al valore dell’assegno sociale maggiorato di un 20%. Quindi, stando ai valori aggiornati al 2024, la pensione deve essere almeno di 640 euro (circa), altrimenti la pensione di vecchiaia verrà riconosciuta solamente al compimento dei 65 anni;
  • pensione d’inabilità se nel frattempo è intervenuta l’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa, ma solo se sono stati versati almeno 5 anni di contributi.

L’importo spettante segue le solite regole per il calcolo della pensione, il rischio quindi è che senza dei versamenti contributivi importanti la rendita sarà comunque molto bassa. Anche perché, ed è bene sottolinearlo, la pensione per casalinghe e casalinghi non gode dell’integrazione al trattamento minimo.

Assegno (e non bonus) sociale

Al compimento dei 67 anni, casalinghe e casalinghi possono anche fare domanda per l’assegno sociale, prestazione riconosciuta a chi è in uno stato di bisogno economico.

L’importo è di 534,41 euro (riconosciuto per 13 mensilità) e ad averne diritto sono solamente coloro che rispettano determinati requisiti reddituali. Nel dettaglio, quest’anno l’assegno sociale spetta per intero a coloro che:

  • hanno reddito personale pari a zero;
  • hanno reddito coniugale inferiore a 6.947,33 euro.

Spetta, invece, in misura parziale, a chi rientra nelle seguenti soglie:

  • reddito personale inferiore a 6.947,33 euro;
  • reddito coniugale inferiore a 13.182,78 euro.

Di fatto, è difficile che casalinghe e casalinghi abbiano diritto all’assegno sociale laddove il coniuge abbia un lavoro, o percepisca una pensione, visto che in tal caso è molto probabile che vengano superate le soglie indicate dalla normativa.

Le altre misure in favore di casalinghe e casalinghi

Queste sono sicuramente le due misure più importanti in favore di casalinghe e casalinghi. Ma non sono le uniche: ad esempio, per chi non lavora e soddisfa particolari requisiti economici c’è l’Assegno di inclusione, come pure il Supporto per la formazione e il lavoro.

Tuttavia ricordiamo che queste misure non riconoscono lo stato di casalingo o casalinga: per questo motivo chi ne fa richiesta deve comunque soddisfare una serie di obblighi volti a favorire l’inserimento nel mercato del lavoro.

L’unica eccezione è rappresentata dall’Assegno di inclusione che esclude dall’obbligo di prendere parte a queste iniziative coloro che:

  • assistono una persona con grave disabilità;
  • hanno un figlio di età inferiore ai 3 anni o di almeno 3 figli minori (il carico di cura si applica a uno solo dei genitori).

Ci sono poi da considerare le misure che lo Stato riconosce a chi non è nella condizione di poter lavorare: in caso di riconoscimento dell’invalidità civile - con riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74% - si ha diritto anche all’apposita pensione, il cui importo quest’anno è di 333,33 euro mensili.

Iscriviti a Money.it