Un emendamento della maggioranza alla legge di Bilancio elimina il bonus cultura per i diciottenni, dirottando i fondi a favore di editoria e spettacolo. I giovani non avrebbero più 500 euro all’anno.
App 18 bye bye. La maggioranza di centrodestra vuole eliminare il bonus cultura dedicato ai diciottenni, introdotto dal governo Renzi, per dirottare i fondi sul mondo dell’editoria e dello spettacolo. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno infatti presentato un emendamento alla legge di Bilancio in cui il sostegno ai ragazzi, che vale 230 milioni di euro, viene del tutto cancellato.
Quegli stessi soldi verrebbero messi per l’esattezza sui fondi per: il sostegno economico temporaneo dei lavoratori dello spettacolo, gli operatori dell’editoria e delle librerie, lo spettacolo dal vivo e le attività di rievocazione storica de “La Girandola” di Roma. In questo modo, quindi, chi compie diciotto anni ed è italiano non avrebbe più diritto ai 500 euro annui da spendere in libri, musica e attività culturali.
Una decisione che rischia di scatenare molte polemiche, visto che il sostegno è stato molto richiesto dai giovani fin dal 2015, quando fu creato. L’obiettivo del governo Meloni, però, è ridurre all’osso i bonus (anche se se ne vuole introdurre uno per i cinema) e aumentare i fondi strutturali o gli sgravi fiscali a favore di determinati settori e categorie produttive.
App 18, come funziona il bonus cultura ai diciottenni
Il bonus cultura prevede il rilascio di una carta elettronica da 500 euro ai ragazzi e le ragazze che hanno appena compiuto 18 anni. Il voucher può essere utilizzato nel corso dell’anno dopo la maggiore età (in realtà per chi lo ha chiesto entro quest’estate fino a fine febbraio 2023) per una serie di spese. Si possono comprare con il bonus: biglietti per cinema e teatri o per aree archeologiche, parchi naturali, musei e gallerie, ma anche libri, musica, corsi musicali, linguistici o teatrali e abbonamenti a quotidiani e periodici.
Per usufruire del bonus bisogna registrarsi su un app dedicata, la cosiddetta App18, senza alcun limite di reddito. Non era quindi necessario presentare l’Isee. L’unico requisito, oltre all’età, è essere residente in Italia o avere il permesso di soggiorno.
Bonus cultura, cosa vuole fare il governo Meloni
L’emendamento alla manovra è stato firmato da tre deputati di maggioranza: Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), Rossano Sasso (Lega) e l’ex presentatrice televisiva Rita Dalla Chiesa (Forza Italia). Il testo abroga totalmente il bonus cultura, inghiottendo 230 milioni di euro annui, da ridestinare nei fondi citati per l’editoria e lo spettacolo.
Con quei soldi verrebbe anche creato un “fondo per il libro” presso il ministero della Cultura, dove potrebbero essere assunte 750 persone in più. Verrebbero dati poi 5 milioni di euro per l’organizzazione dei carnevali storici, 1 milione per festival, cori e bande musicali e 1 milione per creare una Fondazione Vittoriano, per gestire e valorizzare il complesso del Vittoriano a Roma.
Al posto di App 18 dovrebbe nascere una “Carta cultura”, come soluzione per “tutelare dallo snaturamento delle finalità dell’applicazione che viene largamente utilizzata per l’acquisto dei libri di testo”. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e i sottosegretari starebbero già lavorando a un incontro con le categorie a cui destinare i fondi per definire le linee della nuova carta, “senza abusi e con il sostegno anche per l’acquisto di libri scolastici”.
Bonus cultura cancellato, le polemiche
La possibile eliminazione del bonus ha scatenato le ire del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle. Secondo la deputata del terzo polo Maria Elena Boschi cancellare App18 è “una follia”, per questo il gruppo chiede alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di “bloccare questo autogol”.
Secondo l’ex ministro della cultura, il dem Dario Franceschini, la cancellazione del contributo “un taglio assurdo”, considerando anche il fatto che “Francia, Spagna e Germania hanno introdotto un bonus cultura esplicitamente ispirato dal nostro”. Rincara la dose il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, secondo cui è “una persecuzione contro le ragazze e i ragazzi” e quella delle destre “non è l’Italia del merito, ma dei privilegiati”.
In rivolta anche i grillini, secondo cui “il danno sarebbe enorme, perché le risorse a copertura di questo strumento sono state rese stabili nella scorsa legge di Bilancio e gli operatori del settore contano su quegli introiti, in un momento difficile di crisi energetica e di calo generalizzato dei consumi”.
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