Bonus docenti: 500 euro anche ai precari

Claudia Cervi

10/10/2022

Il bonus docenti da 500 euro non spetta ai precari secondo la normativa, ma Cassazione e Corte di Giustizia europea danno ragione ai 9.000 precari che hanno aderito al ricorso di Anief.

Bonus docenti: 500 euro anche ai precari

Il bonus docenti da 500 euro è un’agevolazione che permette agli insegnanti a tempo indeterminato di acquistare in ogni anno scolastico nuovi libri, corsi, iniziative di formazione, biglietti per musei, cinema o eventi culturali. Dal 2016 ad oggi alcuni insegnanti si sono visti negare la possibilità richiedere la Carta del docente attraverso il portale dedicato perché precari: le recenti sentenze aprono uno spiraglio a migliaia di docenti, che possono recuperare il bonus non riscosso. Vediamo nel dettaglio cosa è cambiato e come fare per richiedere l’agevolazione.

Cos’è il bonus docenti

Il bonus docenti (o Carta del docente) è un’iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione con la legge sulla Buona Scuola (Legge n.107/2016, art. 1 comma 121) per favorire l’aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche.

Il bonus può essere utilizzato per l’acquisto di beni e servizi specificati dalla legge, tra cui: libri e testi digitali, riviste, software e hardware, corsi di aggiornamento e corsi di laurea, master universitari, biglietti per eventi culturali e altre iniziative formative.

A chi spetta il bonus docenti

Il bonus docenti è un voucher del valore di 500 euro che può essere richiesto per ciascun anno scolastico da:

  • insegnanti di ruolo a tempo indeterminato delle Istituzioni scolastiche statali, sia a tempo pieno che a tempo parziale;
  • docenti che sono in periodo di formazione e prova;
  • docenti dichiarati inidonei per motivi di salute di cui all’art. 514 del Dlgs. 16 aprile 1994, n.297, e successive modificazioni,
  • docenti in posizione di comando, distacco, fuori ruolo o altrimenti utilizzati;
  • insegnati nelle scuole all’estero, delle scuole militari.

Nell’elenco non compaiono dunque gli insegnanti precari della scuola, che però non si sono dati per vinti e hanno presentato ricorso.

Bonus docenti: 500 euro anche ai precari

Le ultime sentenze hanno dato ragione a supplenti o ex precari, spianando la strada a migliaia di altri insegnanti nella stessa situazione che potrebbero ricevere il bonus oltre agli arretrati. Cosa è cambiato?

La prima sentenza sul bonus docenti in favore dei precari risale a metà luglio, quando il Tribunale di Vercelli ha assegnato ad una insegnante precaria ricorrente un totale di 2.500 euro, corrispondenti a cinque annualità durante le quali i 500 euro annui per la formazione e l’aggiornamento professionale le erano state negate. Dopo la sentenza di Vercelli ne sono seguite altre nello stesso comune e nei Tribunali di Milano, Marsala, La Spezia, Savona, Verbania e Torino.

Nel riconoscere il bonus di 500 euro oltre agli arretrati per tutto il periodo di precariato, i Tribunali ordinari hanno citato la pronuncia della Corte di Giustizia Europea dello scorso maggio e il parere del Consiglio di Stato che condannano la “differenza di trattamento tra docenti a tempo indeterminato e i docenti assunti nell’ambito di rapporti di lavoro a tempo determinato”.

«Chi governa la scuola e il Paese si debba ricredere sulla posizione errata intrapresa con la Legge 107/16 e confermata negli anni a seguire», ha commentato Marcello Pacifico, presidente dell’associazione professionale e sindacale di docenti e ricercatori in formazione (Anief). «Non si può eludere la clausola 4 dell’accordo quadro europeo sul lavoro a tempo determinato. Per questo, consigliamo a tutti gli insegnanti precari o quelli che hanno svolto supplenze annuali dopo il 2016, di presentare ricorso al giudice con i legali Anief. Tale strada rimane percorribile, ad oggi, per percepire la carta annuale dei docenti», ha poi aggiunto.

Come fare per richiedere il bonus e gli arretrati?
I docenti precari possono dunque ottenere i 500 euro per ogni anno scolastico in cui il bonus è stato negato a partire dal 2016. Per farlo devono associarsi all’Anief e aderire al ricorso.

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