Cambiano i requisiti per il bonus Natale di 100 euro pagato insieme alla tredicesima. Ecco una guida completa.
Bonus Natale 100 euro, cambia tutto: con la pubblicazione del decreto n. 167 del 14 novembre scorso in Gazzetta Ufficiale, il governo ha infatti rivisto i requisiti per godere del bonus 100 euro con l’obiettivo di ampliare la platea dei beneficiari del contributo che viene anticipato dai datori di lavoro in busta paga, contestualmente al pagamento della tredicesima mensilità.
Proprio nei giorni in cui le aziende stavano iniziando a chiedere ai propri dipendenti di segnalare se intendono beneficiare del bonus Natale di 100 euro, presentando apposita dichiarazione sostitutiva, ecco che invece la modulistica deve essere cambiata.
In particolare, il governo è intervenuto rivedendo uno dei vincoli che era risultato maggiormente limitante: la presenza del coniuge a carico, oltre che di almeno un figlio, non richiesta nel solo caso dei nuclei monogenitoriali.
Adesso, invece, per il bonus Natale è sufficiente la presenza di un almeno un figlio a carico: non si guarda quindi alla situazione economica del coniuge. Viene però stabilito che in presenza del coniuge convivente, non legalmente ed effettivamente separato, solo uno dei genitori può avere diritto al bonus.
Quindi, quando si avvicina il momento del pagamento del bonus Natale di 100 euro, il contributo una tantum che arriverà insieme alla tredicesima mensilità, è il momento di vedere come sono cambiati i requisiti, nonché su qual è la procedura corretta per farne domanda.
Cos’è il bonus Natale
L’articolo 2-bis del decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113, convertito, con
modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2024, n. 143, ha stabilito che, nelle “more dell’introduzione del regime fiscale sostitutivo previsto dall’articolo 5, comma 1, lettera a), n. 2.4), della legge 9 agosto 2023, n. 111 sia erogata, una tantum per l’anno 2024 un’indennità di importo pari a 100 euro rapportata al periodo di lavoro, a favore dei lavoratori dipendenti che si trovano in particolari condizioni economiche e familiari, individuati sulla base di specifici criteri”.
Requisiti che sono stati successivamente rivisti con l’articolo 2 del decreto-legge 14 novembre n. 167.
Semplicemente, quindi, nell’ambito della riforma con cui il governo punta a ridurre la pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente, è stato introdotto per il 2024 un bonus di 100 euro netti (non concorre infatti alla formazione del reddito complessivo) spettante ai lavoratori subordinati che soddisfano determinate condizioni.
Il bonus è però una tantum: viene pagato quindi solo sulla busta paga di dicembre e non bisogna aspettarselo anche su quella di gennaio.
A chi spetta
Il punto centrale della questione è la platea dei beneficiari. I requisiti previsti per beneficiare del cosiddetto bonus Natale definiscono una platea di circa 4,6 milioni di italiani, merito delle ultime novità che hanno eliminato la presenza del familiare a carico dai requisiti.
Nel dettaglio, oltre a essere lavoratori dipendenti, vanno soddisfatte tutte queste condizioni:
- essere titolare di un reddito di lavoro dipendente nel corso dell’anno 2024;
- reddito di riferimento complessivo (non solo quindi quanto guadagnato per quell’attività lavorativa, in quanto rientrano ad esempio anche i redditi assoggettati a cedolare secca, dei redditi assoggettati a imposta sostitutiva in applicazione del regime forfetario per gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni) non superiore a 28.000 euro, nel quale però non si tiene conto della casa di abitazione;
- il lavoratore ha almeno un figlio, anche se nato fuori del matrimonio, riconosciuto, adottivo o affidato. che soddisfa le condizioni per poter essere considerato a carico, quindi deve avere un reddito non superiore a 4.000 euro se di età inferiore ai 24 anni, 2.840,51 euro superata questa soglia.
- l’imposta lorda deve essere superiore a quella della detrazione spettante. Ciò significa che sono esclusi coloro che guadagnano importi talmente bassi da essere nella no tax area, dove la detrazione da lavoro dipendente annulla completamente l’Irpef dovuta. Non spetta il bonus quindi a chi guadagna meno di 8.500 euro.
Non è invece necessaria la presenza del coniuge a carico. L’unica regola è quella per cui solo uno dei coniugi, se conviventi, può beneficiare del bonus Natale. Spettano quindi al massimo 100 euro a famiglia.
Calcolo importo
Inoltre, per averne diritto per intero bisogna essere stati impiegati per tutte le dodici mensilità di quest’anno. In caso contrario l’importo del bonus viene ridotto sulla base dei mesi lavorati, utilizzando la seguente formula:
(100 /12) * Numero mesi lavorati
Ad esempio, un lavoratore che è stato assunto a giugno 2024 dopo un periodo di inattività godrà di un bonus dimezzato, del valore di 50 euro.
Nessuna riduzione deve essere invece effettuata in presenza di particolari modalità di articolazione dell’orario di lavoro, come ad esempio in caso di part-time.
Chi lo paga e come farne richiesta
A dover anticipare il bonus in busta paga sono i datori di lavoro in qualità di sostituti d’imposta. Nel dettaglio, il pagamento deve avvenire contestualmente alla tredicesima mensilità.
Il pagamento deve avvenire però previa richiesta per iscritto del dipendente, il quale deve dichiarare di averne diritto attraverso un apposito modulo, che verrà messo a disposizione dall’azienda, con il quale oltre a certificare il possesso dei requisiti richiesti indica il codice fiscale di coniuge e figli.
Nel solo caso dei lavoratori dipendenti del pubblico impiego la richiesta va avanzata ricorrendo all’apposita funzione presente sul portale NoiPa.
Una richiesta che va ragionata. Il rischio infatti è che laddove in sede di conguaglio risultasse che il lavoratore non ne aveva diritto, il datore di lavoro ne chieda indietro l’importo trattenendolo dalla prima busta paga utile.
Per questo motivo potrebbe anche essere conveniente un’alternativa. Laddove si tema di superare i 28.000 euro di reddito, si potrebbe attendere la dichiarazione dei redditi 2025 per richiedere il bonus non percepito in busta paga, così da essere certi di non doverlo restituire in un secondo momento. Ma ovviamente, sempre che ci sia sufficiente capienza Irpef.
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