La Fondazione Einaudi ha conferito una borsa di studio allo studente accusato di vendere illegalmente delle merendine; scoppia la polemica tra gli studenti.
Borsa di studio all’alunno accusato di vendere illegalmente le merendine ai propri compagni.
Vi ricordate dei quell’alunno sospeso dalla scuola per aver venduto illegalmente le merendine ai propri compagni? In questi giorni si parla di nuovo di lui ma stavolta non per la sua “attività imprenditoriale”.
Infatti, ci sono buone notizie per lo studente torinese che in poco tempo ha messo su un vero e proprio giro clandestino di vendita di merendine: la Fondazione Einaudi, infatti, ha premiato lo studente con una borsa di studio per il suo “spirito imprenditoriale”. Questa notizia è bastata per scatenare le ire dei suoi compagni di scuola che si sono riversati davanti l’Itis Pininfarina per protestare contro la scelta di assegnare la borsa di studio al venditore illegale di merendine.
“Hanno dato una borsa di studio a caso” ha dichiarato il rappresentante dei 500 studenti accorsi per protestare. E anche la Regione Piemonte si è schierata contro la decisione dell’associazione Einaudi, che tuttavia appare ferma nella sua decisione.
Ripercorriamo i fatti e vediamo perché il diciassettenne di Torino prima è stato punito con una sospensione di 15 giorni per poi essere premiato con una borsa di studio.
Vendeva merendine illegalmente: sospeso per 15 giorni da scuola
Antonio, giovane di 17 anni che frequenta l’Itis di Moncalieri, in provincia di Torino, ha deciso di mettere su un vero e proprio racket di merendine. Nel dettaglio, come da lui stesso dichiarato, il giovane studente acquistava le merendine al supermercato, al prezzo modico di 30 centesimi l’una, per poi rivenderle ai ragazzi della propria scuola per 50 centesimi.
Così, mentre gli studenti risparmiavano sul costo delle merendine, vendute dalle macchinette ad almeno 1€ l’una, Antonio intascava diverse migliaia di euro. Secondo Antonio, però, che ha dichiarato di aver iniziato tutto per scherzo, questa attività gli ha fruttato al massimo 100€ al mese.
Tutto questo traffico illegale di snack, però, non è passato inosservato al preside dell’Istituto, che ha deciso di punire il giovane studente con 15 giorni di sospensione. “Non sappiamo da dove venivano le merendine, è una questione di sicurezza alimentare”, ha dichiarato il preside.
Per Antonio, che sogna di aprire un locale con i genitori, questa storia ha avuto un risvolto inaspettato dal momento che la Fondazione Einaudi ha deciso di attribuirgli una borsa di studio.
Vendeva merendine illegalmente: la Fondazione Einaudi lo premia con una borsa di studio
La Fondazione Luigi Einaudi, che dal 1962 promuove la diffusione del pensiero liberale, ha deciso di premiare quanto fatto dal giovane Antonio. Secondo la Fondazione, infatti, il suo spirito di iniziativa non va punito, ma premiato.
Ed è per questo che allo studente è stata consegnata una borsa di studio per il suo “spirito imprenditoriale”. Borsa di studio costituita da un premio in denaro e da alcuni libri dei maestri del liberismo.
“Con questa iniziativa non vogliamo certo premiare una attività illegale, che anzi condanniamo, ma semplicemente lo spirito di iniziativa imprenditoriale del giovane studente” ha dichiarato il presidente della Fondazione Giuseppe Benedetto.
Il suo pensiero però non è lo stesso di quello dei circa 500 studenti che alla notizia del conferimento della borsa di studio si sono riversati davanti l’istituto per protestare.
Borsa di studio a chi vendeva merendine illegalmente: le proteste degli studenti
Alla notizia del conferimento di una borsa di studio allo studente che vendeva merendine illegalmente, più di 500 ragazzi si sono riuniti davanti l’Itis di Moncalieri per protestare contro questa decisione.
“Non ce l’abbiamo con Antonio, ma riteniamo sbagliato attribuire un premio a lui e non ai tanti studenti meritevoli che ci sono anche nella nostra scuola” hanno dichiarato i rappresentanti d’istituto. Agli studenti riuniti sotto il coro “cervelli in fuga, venditori di snack abusivi da Nobel” si è unita la Regione Piemonte che si è schierata contro la decisione della Fondazione Einaudi:
“Credo infatti sia sbagliato far passare il messaggio secondo il quale non rispettare le regole viene letto come un’innovativa capacità imprenditoriale”.
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