Britishvolt: fallita la società inglese per la produzione di batterie per auto elettriche

Gaetano Cesarano

19/01/2023

La start-up Britishvolt, che si proponeva di creare la più grande gigafactory d’Europa con un progetto da 4 miliardi di sterline, è stata dichiarata insolvente.

Britishvolt: fallita la società inglese per la produzione di batterie per auto elettriche

Britishvolt aspirava ad essere la risposta inglese a Tesla grazie ad un piano di sviluppo molto ambizioso che prevedeva un impegno economico pari a 4 miliardi di sterline. Purtroppo l’ambizioso progetto inglese per la creazione di una «gigafactory» indipendente impegnata nella produzione di batterie per auto elettriche è miseramente fallito.

Dalla zona di Newcastle, in piena «motor valley» britannica, lo stabilimento Britishvolt avrebbe dovuto rifornire le case automobilistiche continentali dei preziosi «pacchi batteria» per le nuove auto elettriche con una forza lavoro di 3.000 addetti. Un duro colpo non tanto per l’industria dell’auto elettrica quanto per il Governo inglese che aveva finanziato la start-up con un maxi-investimento di 100 milioni di sterline.

Il progetto Britishvolt era stato infatti inserito nel programma elettorale “Levelling Up” dei Tory, presentato come una grande opportunità per rilanciare l’economia inglese e il futuro della produzione automobilistica del paese.

Gli accordi preliminari per la fornitura di batterie alle nuove generazioni di vetture dei produttori inglesi di supercar - Aston Martin e Lotus in priimis - non sono bastate per evitare l’insolvenza della società che già nell’estate del 2002 - a soli 9 mesi dall’inizio dei lavori per la gigafactory - aveva mostrato i primi «scricchiolii», licenziando 200 dipendenti, e che adesso si è dovuta arrendere davanti alla mancanza di fondi per proseguire nel progetto.

Britishvolt Britishvolt rendering gigafactory

Per recuperare almeno in parte il capitale degli investitori, sono attualmente in esame sia la vendita del terreno su cui si sarebbe dovuto edificare lo stabilimento produttivo sia le proprietà intellettuali unite ai dati di ricerca e sviluppo.

Il gruppo indiano Tata che controlla le case costruttrici Jaguar e Land Rover in passato era parso molto vicino al salvataggio dell’azienda e pronto ad una sostanziosa iniezioni di fondi per assicurarsi la fornitura di batterie per la propria linea di produzione. Purtroppo per accedere alla sovvenzione di 100 milioni di sterline promessa dal governo per il progetto, l’offerente deve garantire almeno 150 milioni di sterline di capitale circolante, un requisito che non è facile da soddisfare.

L’allontanamento dai vertici societari di Lars Carlstrom, già indagato per frode fiscale in Svezia, non è bastato a risollevare le sorti della società che nonostante uscite mensili pari a 3 milioni di sterline, non ha raggiunto gli obiettivi utili a sbloccare il primo round di finanziamento del Governo inglese (30 milioni di sterline).

Britishvolt Britishvolt rendering gigafactory

Una battuta d’arresto per il trasporto elettrico inglese che però potrebbe avere dei risvolti anche in Italia, dove con propositi molto simili e l’idea di riqualificare l’area ex-Olivetti di Ivrea, la start-up Italvolt guidata sempre da Lars Carlstrom punta ad ottenere un ruolo da protagonista nel mercato automotive.

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