Il taglio delle stime di crescita dell’Italia nel 2024 può portare a un buco di bilancio e a una manovra correttiva in estate: il governo andrà a sacrificare quote di Poste ed Eni?
Una manovra correttiva in estate è sempre più vicina. L’Italia nel 2024 secondo le stime della Commissione europea crescerà meno rispetto a quanto indicato da Palazzo Berlaymont lo scorso autunno, ma soprattutto molto meno se confrontato con la previsione messa nero su bianco dal governo Meloni nella Nadef di fine settembre.
Secondo la Commissione europea il Pil dell’Italia nel 2024 crescerà dello 0,7%, meno dello 0,9% ipotizzato da Bruxelles nella previsione fatta in autunno; il nostro governo invece ha indicato una molto ottimistica crescita dell’1,2% nella Nadef.
Che significa tutto questo? Se queste stime dovessero essere confermate dai dati reali - purtroppo potrebbero essere anche ben peggiori -, l’Italia potrebbe andare incontro a fine giugno a una procedura di infrazione.
Viste le elezioni europee che si terranno dal 6 al 9 giugno, la Commissione quest’anno andrà a posticipare le “pagelle” primaverili a un paio di settimane dopo la chiusura delle urne per il rinnovo dell’Eurocamera.
Una manna per Giorgia Meloni che così sarà chiamata ad affrontare ogni ipotesi di manovra correttiva solo a luglio, con il governo che già si starebbe portando avanti con il lavoro con il provvedimento sulla vendita di alcune quote di Poste Italiane, ma un provvedimento analogo nei prossimi mesi potrebbe riguardare anche Eni o altre galline dalle uova d’oro come Ferrovie.
Verso una manovra correttiva?
Lo scorso 27 settembre il governo Meloni ha varato la Nadef dove è stato previsto per il 2024 una crescita del Pil dell’Italia pari all’1,2%. Per la Commissione europea invece l’incremento quest’anno sarà solo dello 0,7%, mezzo punto in meno rispetto alle stime del nostro esecutivo.
Se Palazzo Berlaymont dovesse avere ragione, stando alle parole riferite a Today dal senatore di Italia Viva Enrico Borghi si verrebbe a creare allora un buco di bilancio da 10 miliardi, ma la cifra potrebbe essere anche più alta vista la delicata situazione geopolitica internazionale.
Sembrerebbe così materializzarsi lo spettro di una manovra correttiva da realizzare in fretta e furia in estate; un’ipotesi smentita alcuni mesi fa dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e allontanata nelle scorse ore - probabilmente per cavalleria - dal commissario Ue Paolo Gentiloni.
A inizio gennaio invece Giorgia Meloni non ha escluso la necessità di ricorrere a una manovra correttiva “ancora è presto per dirlo”, ma senza una impennata del nostro Pil nei primi mesi di quest’anno in qualche modo dovrà essere appianato il probabile buco di bilancio.
Eni e Poste, possibile sacrificio
In caso di una manovra correttiva il governo non avrebbe molte alternative per fare cassa: tagli alla spesa pubblica, nuove tasse oppure mettere sul mercato delle quote delle proprie partecipate.
Visto che appare scontato che a partire dal 2025 l’Italia - causa nuovo Patto di Stabilità - dovrà effettuare tagli draconiani alla spesa pubblica e che l’aumento delle tasse sarebbe un’abiura troppo grande per il centrodestra, il governo sembrerebbe avere in mano una sola carta da giocare: sacrificare un altro pezzo di Poste e probabilmente anche di Eni.
Come approvato dal Consiglio dei Ministri dello scorso 25 gennaio, il governo potrebbe vendere l’intera quota di Poste Italiane in mano al Tesoro che ammonta al 29,26% mentre la CdP continuerebbe a detenere il 35%.
Il tutto per incassare circa 3,9 miliardi, ma per ripianare il buco di bilancio ipotizzato dal senatore renziano Borghi servirà un ulteriore sforzo e, a riguardo, tutte le strade sembrerebbero portare verso Eni con un’operazione simile a quella già impostata per Poste.
L’unica cosa certa è che ogni discorso in merito a una manovra correttiva oppure a una vendita di una parte dei gioielli di famiglia sarà rimandata a dopo le elezioni europee, per una sorta di regalo estivo agli italiani da parte dei partiti di governo nel frattempo passati all’incasso elettorale.
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