Il sistema dei buoni pasto è a rischio nel 2020 a causa di una tassa occulta del 30%, derivante dalle commissioni applicate dalle società che emettono i ticket restaurant. La denuncia delle associazioni e tutte le novità al riguardo.
Buoni pasto 2020, il sistema è a rischio per milioni di lavoratori dipendenti. La colpa è di una tassa occulta, e per questo motivo gli esercenti minacciano di non accettare più buoni pasto.
La tassa occulta del 30% deriva dalle commissioni applicate dagli emettitori dei buoni pasto.
Questi, infatti, per aggiudicarsi le gare bandite dalla Consip, la centrale acquisti della Pubblica Amministrazione italiana, praticano dei ribassi che arrivano anche al 20%, per poi rifarsi su bar, ristoranti e supermercati.
Secondo gli accertamenti della Guardia di Finanza l’allarme è scattato con il Qui!Group di Genova, che ha compiuto reiterati episodi di bancarotta causando un effetto domino su migliaia di esercenti che non sono più in grado di incassare i crediti per i servizi forniti ai clienti.
Le associazioni di categoria chiedono di rivedere il codice degli appalti nella Pubblica Amministrazione con una riforma entro l’anno.
Buoni pasto 2020: il sistema è a rischio a causa di una tassa occulta
Il sistema che regola i buoni pasto nel 2020 potrebbe collassare, cambiando completamente le abitudini di quasi tre milioni di dipendenti pubblici.
Sono milioni, infatti, i lavoratori che potrebbero vedersi negata la possibilità di pagare il pranzo o fare la spesa attraverso i buoni pasto.
La situazione è stata denunciata dalle associazioni di categoria Fipe Confcommercio, Federdistribuzione, ANCC Coop, Confesercenti, FIDA e ANCD Conad, i quali annunciano che non ci sarà una riforma entro l’anno, smetteranno di accettare i ticket.
Il problema nasce dalla tassa occulta del 30% sul valore di ogni buono pasto a carico degli esercenti.
Questo significa che tra commissioni alle società emittitrici e oneri finanziari, su 10.000 euro di entrata, 3.000 euro vengono persi.
Si tratta di un’emorragia di risorse che bar, ristoranti, supermercati e centri commerciali non possono più permettersi.
Per questo motivo i vertici delle associazioni di categoria hanno deciso di scrivere al Ministro dello Sviluppo Economico e al Ministro del Lavoro, chiedendo di rivedere l’intero sistema con l’obiettivo di garantire il rispetto del valore nominale dei buoni pasto lungo tutta la filiera.
L’ammontare dei buoni pasto in circolazione è consistente: nel 2019 ne sono stati emessi 500 milioni per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro.
Il valore medio di un buono pasto è attualmente di 6,20 euro, in crescita per effetto dell’aumento degli sgravi fiscali sull’elettronico (riconosciuti dall’ultima Legge di Bilancio).
Buoni pasto 2020, senza riforma non verranno più accettati: la richiesta delle associazioni
Le associazioni di categoria spiegano che questa situazione è il risultato delle gare bandite da Consip per la fornitura del servizio alla Pubblica Amministrazione.
Per vincere le gare, infatti, le società emittitrici dei buoni pasto praticano un ribasso che arriva anche al 20%, per poi rifarsi sulle commissioni applicate a bar, ristoranti, centri commerciali e supermercati.
Sottolineano le associazioni:
“È evidente che lo Stato non può far pagare la propria spending review alle nostre imprese. Così facendo si mette a rischio un sistema che dà un servizio importante a 3 milioni di lavoratori ogni giorno e si mettono in ginocchio decine di migliaia di imprese, tra pubblici esercizi, piccola e grande distribuzione commerciale. Nessuno può dimenticare che il buono pasto è un servizio che già gode di agevolazioni importanti in termini di decontribuzione e defiscalizzazione.”
Nel frattempo è partita anche un’azione di responsabilità nei confronti di Consip, perché in realtà non si tratta di un fulmine a ciel sereno.
La Guardia di Finanza, infatti, ha accertato che la società (leader dei buoni pasto alla Pubblica Amministrazione) ha compiuto reiterati episodi di bancarotta, e anche che il fondatore dell’azienda, così come la sua famiglia, fossero sicuramente a conoscenza della situazione di insolvenza.
Così facendo, l’azienda è fallita a settembre 2018 e ha lasciato 325 milioni di euro di debiti, di cui circa 200 milioni nei confronti degli esercizi convenzionati.
Buoni pasto 2020, le modifiche della Legge di Bilancio
La Legge di Bilancio 2020 ha modificato le soglie di esenzione dei buoni pasto. Il limite dei ticket restaurant, dal 1° gennaio è passato:
- da 5,29 euro a 4 euro, per quanto concerne quelli cartacei;
- da 7 euro a 8 euro, per quanto riguarda quelli elettronici.
Lo scopo della modifica è incentivare l’utilizzo dei buoni in formato elettronico, in quanto i voucher elettronici hanno una maggiore “affidabilità” fiscale.
Infatti, con i buoni pasto elettronici non si riscontrano le criticità esistenti per i buoni cartacei relative al conteggio, al ritiro ed ai relativi controlli.
Emmanuele Massagli, Presidente dell’Associazione che raggruppa le società che emettono ticket, risponde così alle critiche delle federazioni:
“Il mercato del buono pasto è ad oggi sano e in crescita, anche grazie alla nuova Legge di Bilancio che sta dando un forte impulso alla diffusione dei buoni pasto digitali, vero e proprio veicolo di tecnologizzazione dei fruitori e degli esercenti nella direzione della cashless economy.”
Grazie alle modifiche introdotte dalla manovra, continua Massagli, ai lavoratori viene riconosciuto un incremento di 400 euro non tassati all’anno, “da spendere per una pausa pranzo sana presso la rete di ristoratori e imprese della grande distribuzione”.
Dal canto loro, le associazioni si sono riunite nella sede di Confcommercio il 5 febbraio, giorno in cui è stata inviata la comunicazione al Ministero del Lavoro e a quello dello Sviluppo Economico, e aspettano di essere convocate dal Governo per far partire la discussione.
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