Busta paga, per 6.000 dipendenti in arrivo un bonus di 2.400 euro (anche per merito delle agevolazioni fiscali introdotte dal governo Meloni).
L’inflazione sta contribuendo a svalutare gli stipendi degli italiani: le aziende non riescono a incrementare gli stipendi con la stessa velocità con cui viaggiano i prezzi ed è per questo motivo che si parla di “perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni”.
Il governo sta provando a dare sostegno e per questo motivo dopo aver introdotto uno sgravio contributivo che taglia il cuneo fiscale, riducendo così la differenza tra stipendio netto e lordo, ha deciso di concentrare gran parte delle risorse a disposizione nella legge di Bilancio per confermare questa misura.
Allo stesso tempo, si è chiesto il sostegno delle aziende, favorendo il riconoscimento di fringe benefit (detassati fino a 3.000 euro per chi ha figli) e dei premi di produzione (aliquota che passa dal 10% al 5%, sempre entro un limite di 3.000 euro) attraverso una serie di agevolazioni fiscali.
A tal proposito, ci sono aziende - specialmente le più grandi - che stanno cogliendo questa possibilità riconoscendo ai loro dipendenti degli incrementi in busta paga, contribuendo così a contrastare la svalutazione delle retribuzioni. Una di queste è Ferrero che proprio a ottobre erogherà un maxi bonus ai suoi 6.000 dipendenti.
Bonus busta paga, 2.400 euro per chi lavora in Ferrero
A ottobre 2023 è in arrivo un maxi aumento in busta paga per chi lavora negli stabilimenti Ferrero. Un’azienda dall’enorme successo che anche quest’anno si è consolidata come un’importante realtà tanto in Italia quanto all’estero (tanto che Giovanni Ferrero con un patrimonio di 40 miliardi è ancora l’uomo più ricco d’Italia).
Ma il successo dell’azienda è merito anche di chi mette impegno e dedizione nel lavoro di tutti i giorni, ed è per questo che Ferrero ha deciso di riconoscere ai propri dipendenti un bonus produzione dal valore notevole: con lo stipendio di ottobre saranno erogati fino a 2.400 euro lordi, di cui i dipendenti potranno goderne a loro discrezione.
Nel dettaglio, come stabilito dall’accordo sottoscritto tra azienda e sindacati, il bonus 2.400 potrà anche essere in parte convertito in servizi alla persona, alla famiglia o all’istruzione e alla formazione. Bonus che potrà anche essere utilizzato per coprire spese mediche o di previdenza complementare.
Va detto, però, che l’importo non è uguale per tutti: verrà infatti determinato per il 30% in base al risultato economico dell’azienda, e sarà quindi lo stesso per tutti, e per il restante 70% dal risultato gestionale specifico raggiunto da ogni stabilimento o area. 2.400 euro è quindi il valore massimo, ma il premio sarà comunque diverso per ogni reparto (considerando anche le performance individuali).
Agevolazioni fiscali per i bonus erogati dalle aziende, perché non è la soluzione al caro prezzi
Ferrero rappresenta un’eccellenza del mercato italiano, una grande azienda che può farsi tranquillamente carico dei costi di una tale operazione. D’altronde, stiamo parlando di un’impresa che ha registrato una crescita del 10% rispetto all’esercizio precedente, con un bilancio consolidato capace di raggiungere i 14 miliardi di euro.
Lo stesso possono fare altre grandi aziende ed è a loro che si rivolgono le agevolazioni fiscali su fringe benefit e premi di produttività che secondo le ultime indiscrezioni dovrebbero essere confermate anche dalla prossima legge di Bilancio.
Poi però ci sono le piccole medio aziende, che tra l’altro rappresentano la maggioranza di quelle che operano nel contesto italiano. Aziende che hanno attraversato - o stanno ancora attraversando - momenti di crisi e che per questo motivo non possono, nonostante le agevolazioni in oggetto, farsi carico del costo previsto dal riconoscimento di un bonus.
Per i lavoratori che operano in queste piccole o medio aziende il riconoscimento del bonus appare dunque una chimera; ecco perché le agevolazioni fiscali vanno bene ma non possono rappresentare da sole una soluzione alla svalutazione degli stipendi, che paradossalmente colpisce di più proprio coloro che operano nelle piccole realtà imprenditoriali (spesso con stipendi più bassi e un futuro professionale più incerto rispetto a chi è impiegato nelle aziende più grandi e consolidate).
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