Enrico Moretti, economista di Berkeley, spiega perché in Italia gli stipendi dovrebbero aumentare subito, seguendo (solo in parte) le dinamiche che già si registrano negli Stati Uniti.
Gli stipendi in Italia devono aumentare, permettendo al mercato del lavoro di compensare lo squilibrio attualmente esistente nel nostro Paese tra posti disponibili e salari. È questa l’opinione di Enrico Moretti, economista di Berkeley e spesso consultato anche dal governo proprio sulle questioni relative all’occupazione.
In un’intervista a la Repubblica Moretti sottolinea le differenze tra il sistema americano e quello italiano, spiegando perché è necessario rivedere le dinamiche salariali. Si parte, comunque, dai dati economici che sono migliori del previsto: in Italia la crescita è superiore alle attese e negli Stati Uniti la recessione non fa più paura.
Anche l’Fmi prevede una crescita totale nel mondo del 3,4%, in aumento rispetto alle stime di solamente tre mesi fa. La minaccia della recessione sembra molto meno concreta, adesso, anche se per l’Europa resta il rischio legato alla crisi energetica. Ma perché, in questo contesto, è fondamentale guardare all’occupazione e alla busta paga dei lavoratori?
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Gli stipendi e la disoccupazione negli Stati Uniti
L’analisi di Moretti parte dagli Stati Uniti, dove la disoccupazione è al minimo storico (3,5%). I timori, però, ci sono lo stesso e negli Usa riguardano il fatto che le aziende non possono alzare gli stipendi all’infinito per attirare i migliori lavoratori o per evitare che vadano via.
Il problema, insomma, è che sono le aziende a rincorrere i lavoratori e a doversi adeguare. Solamente nel 2022 sono stati creati 4,5 milioni di posti di lavoro, mai così tanti dal 1940. E una delle cause dell’inflazione, prosegue Moretti, è stata la rincorsa dei salari nella ripresa post-Covid.
Perché in Italia devono aumentare gli stipendi
La situazione in Italia si presenta in maniera diametralmente opposta a quella statunitense, spiega Moretti. È vero che la disoccupazione è scesa al 7,8% e sono occupati 23,2 milioni di lavoratori, ma resta un problema non di poco conto legato ai salari.
“Appena si mette a bando un posto si affollano talmente tanti pretendenti che il mercato è totalmente nelle mani dei datori di lavoro, che non hanno alcun interesse ad alzare i salari”, spiega l’economista. Quindi anche per i sindacati contrattare è difficile, il loro potere è poco. In più in Italia resta un problema relativo alla partecipazione femminile, decisamente più bassa che negli Usa o in Nord Europa.
In sostanza, spiega Moretti, in questo momento i lavoratori non hanno potere contrattuale e i datori di lavoro possono dettare le dinamiche occupazionali. Invece ciò che servirebbe, secondo l’economista, è aumentare la busta paga.
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Come si può invertire la dinamica attuale? Secondo Moretti qualche possibilità viene offerta sia dal Pnrr che dal possibile fondo europeo che verrebbe messo a punto come risposta all’Inflation Reduction Act statunitense. Peraltro anche la decisione dell’amministrazione Usa guidata da Joe Biden non viene ritenuta solo protezionistica, ma può avere dei vantaggi per tutti.
L’economista spiega che, per esempio, tutto il mondo sfrutterà le nuove tecnologie finanziate dall’Usa, con ricadute a catena in diversi settori. Per esempio potrebbe succedere con i produttori di auto che usufruiranno delle batterie al litio di nuova generazione prodotte grazie a questi fondi. Secondo Moretti, quindi, l’Europa dovrebbe fare lo stesso, attivando un meccanismo virtuoso che può avere effetti positivi sull’occupazione di tutto il continente.
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