Dipendenti pubblici, a gennaio stipendio più basso in attesa del rinnovo di contratto: stop all’incremento straordinario dell’1,5% della retribuzione tabellare.
Per i dipendenti pubblici lo stipendio di gennaio 2024 sarà più basso di quanto riconosciuto a dicembre 2023, quando tra l’altro hanno beneficiato dell’aumento dell’indennità di vacanza contrattuale riconosciuto a titolo di anticipo del rinnovo di contratto.
A partire da gennaio 2024, infatti, viene meno l’incremento straordinario dell’1,5% che era stato introdotto dalla legge di Bilancio 2023 nell’attesa di stanziare le risorse volte ad avviare la trattativa per il rinnovo di contratto.
Non bisogna quindi temere quando guardando alla prossima busta paga noterete una differenza d’importo rispetto a quanto percepito nel 2023: tutto nella norma, in sede di rinnovo le somme perse dovrebbero essere compensate dall’aumento con il quale ne verranno riconosciuti anche gli arretrati per il 2024.
Buste paga dipendenti pubblici, addio incremento straordinario del 5,4%
Come noto, quest’anno tutti i dipendenti pubblici hanno goduto di un incremento straordinario voluto dal governo per contrastare la svalutazione delle retribuzioni in un periodo caratterizzato da un’elevata inflazione.
Un aumento dell’1,5% applicato direttamente sul tabellare, generando così un incremento tanto maggiore quanto più alto è lo stipendio percepito.
Un incremento lordo, sul quale sono state applicate imposte e contributi, con il risultato che nel migliore dei casi ne sono risultate cifre superiori di appena 30 o 40 euro netti.
Per questo motivo tale misura è stata ritenuta insufficiente dai sindacati, i quali puntano sul prossimo rinnovo contrattuale - con il quale dovrebbe risultarne un aumento medio di circa 180 o 190 euro - per compensare i lavoratori delle perdite subite in questi anni di elevata inflazione.
Tuttavia, per quanto criticato, l’incremento è comunque stato utile per limitare i danni: se ne renderanno sicuramente conto i dipendenti pubblici che nelle prossime settimane andranno a percepire uno stipendio più basso, pari a quanto spettava fino a dicembre 2022.
Indennità di vacanza contrattuale torna alla normalità (ma non per tutti)
Anche perché a gennaio 2024 torna a essere dello 0,5% della retribuzione tabellare l’indennità di vacanza contrattuale, ossia l’emolumento che viene erogato nel periodo in cui il contratto collettivo risulta scaduto.
Con il decreto 145 del 18 ottobre 2023 tale indennità è stata incrementata di 6,7 volte, portandola così al 3,35%, per tutto l’anno corrente. Ciò ha permesso nel mese di dicembre di corrispondere un assegno con tutti gli arretrati, superando persino i 1.000 euro in alcuni casi.
Tuttavia, da gennaio 2024 l’indennità di vacanza contrattuale tornerà regolare allo 0,5%, eccetto per coloro - ad esempio chi è impiegato con contratto a tempo determinato - che non hanno goduto dell’incremento per il 2023. Per loro, come specificato dalla legge di Bilancio 2024, ci sarà un aumento per tutto il prossimo anno ma anziché essere riconosciuto in un’unica soluzione lo sarà mensilmente.
Rinnovo del contratto
Il tutto nell’attesa del rinnovo di contratto per il quale tuttavia c’è il rischio concreto di dover attendere fino al 2025 per godere degli effetti in busta paga.
Per quanto sia stato fatto un notevole passo in avanti con la legge di Bilancio 2024 - con lo stanziamento di 3 miliardi per il prossimo anno e 5 miliardi per il 2025 - è molto probabile che le trattative andranno avanti per mesi arrivando a una conclusione a ridosso del prossimo anno. Gli unici a vedere i primi effetti già nel 2024, ma presumibilmente solo dopo l’estate, dovrebbero essere coloro che sono impiegati nei comparti di Difesa e Soccorso pubblico, ai quali la presidente del Consiglio ha garantito la massima priorità.
In ogni caso ne verranno riconosciuti anche gli arretrati per il 2024, mentre a decorrere dal 2025 l’incremento - almeno stando alle dichiarazioni fatte dal ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo - sarà tra i 180 e i 190 euro medi e lordi.
I ribassi di quest’anno dovrebbero essere quindi una piccola parentesi nell’attesa che con il rinnovo venga riconosciuto un aumento senza precedenti ma necessario visto il forte incremento dei costi della vita rilevato nel triennio contrattuale.
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