Caf e patronato sono parole spesso usate come sinonimi per indicare uno stesso servizio, ma così non è. Esistono precise differenze tra i due uffici, da conoscere per non sbagliare. Ecco quali sono.
Se come cittadino, lavoratore o pensionato hai bisogno di assistenza in qualche pratica fiscale o amministrativa, punto di riferimento sono Caf e patronati ma, come vedremo nel dettaglio nel corso di questo articolo, i due uffici non sono espressione di servizi tra loro identici. Infatti il senso comune ci porta a ritenere Caf e patronati equivalenti, ma questa affermazione è vera soltanto in parte.
Pensiamo ai casi tipici in cui vuoi sapere esattamente il calcolo dei contributi per avere un’idea del punto in cui sei nel tuo percorso previdenziale, oppure pensiamo a quelle circostanze comunissime in cui ti trovi a che fare con documenti quali il 730 o la dichiarazione Isee. Ebbene sono quelle situazioni in cui può certamente venirti in aiuto il servizio offerto da un Caf o da un patronato, ma attenzione agli specifici compiti: in che cosa si distinguono esattamente l’uno dall’altro? Quali tipi di pratiche gestiscono?
A queste domande daremo risposta di seguito e, perciò, se sei interessato a fugare il campo da possibili dubbi, prosegui nella lettura in modo da scoprire quali sono le differenze tra i due uffici.
Caf e patronato: cosa fanno e quali sono le differenze?
Che cos’è un Caf?
Caf è la sigla che indica un qualsiasi ’centro di assistenza fiscale’ e, come già lasciano intendere queste parole, è un ufficio i cui impiegati forniscono assistenza e servizi per ciò che riguarda gli adempimenti fiscali. Tieni conto del fatto che hanno la possibilità di compiere queste attività esclusivamente le organizzazioni iscritte all’albo nazionale dei Caf per i lavoratori dipendenti. Detti uffici sono stati istituiti dalla legge n. 43 del 1991.
In un qualsiasi Caf sarà possibile ricevere assistenza per la compilazione e per l’invio telematico dei documenti richiesti per varie pratiche. Casi classici sono l’ottenimento del modello Isee per aver accesso a determinate agevolazioni (ad es. esenzioni in tema di versamento delle tasse universitarie) oppure la presentazione della dichiarazione dei redditi per indicare al Fisco le proprie entrate economiche, e fare il punto sulle tasse da pagare e i rimborsi.
Non tutti i servizi offerti da un Caf sono a pagamento, anche se la maggioranza sì. La trasmissione di modelli precompilati è a costo zero per il cittadino, perché sarà lo Stato a versare al Caf un somma in sostituzione del corrispettivo per il servizio offerto.
In buona sostanza al Caf viene riconosciuto un contributo dall’Erario per ciascun modello raccolto, e tu in ogni caso non dovrai versare alcunché o, comunque, non ti dovrà essere richiesto nulla per il servizio ricevuto.
Servizi a pagamento offerti dai Caf: ecco alcuni esempi
Vero è però che servizi quali le visure catastali, la dichiarazione Isee, le pratiche di successione, la richiesta della firma digitale o dello Spid, la registrazione di un contratto di locazione, la gestione del rapporto con i lavoratori domestici (colf o badanti), la compilazione della dichiarazione dei redditi, il calcolo e la dichiarazione Imu sono alcune delle procedure di un centro di assistenza fiscale che - nella generalità dei casi - prevedono un costo e, se il Caf è stato istituito da un sindacato, conviene sempre iscriversi per risparmiare qualcosa sulla spesa. In ogni caso la spesa sarà sempre esigua e nell’ordine di alcune decine di euro.
Ti ricordiamo anche che, generalmente, le prestazioni del Caf più utili per i cittadini sono la compilazione e la trasmissione online dei modelli 730, e l’assistenza in tema di dichiarazioni fiscali e modelli Isee e Red - e con quest’ultimo facciamo riferimento alla dichiarazione reddituale che va presentata dai pensionati che usufruiscono di determinate prestazioni correlate al reddito.
Altro aspetto importante di un centro di assistenza fiscale è che la struttura può essere a sé stante o essere inclusa in un patronato, ovvero l’ufficio di cui parleremo tra poco.
Che cos’è un patronato?
Il patronato rappresenta un ufficio con una articolazione più ampia e, a differenza del centro di assistenza fiscale, è un ente senza scopo di lucro, riconosciuto dal Ministero del Lavoro in modo da dare ai cittadini assistenza e servizi a costo zero per ciò che attiene in particolare alle pratiche in materia di pensioni e previdenza. Tramite patronato è data anche assistenza sulle pratiche legate alle indennità versate dallo Stato (bonus, disoccupazione, pratiche di infortunio e non solo).
Il patronato è di solito gestito da associazioni di lavoratori ed è disciplinato dalla legge n. 152 del 2001, recante la ’nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale’.
Non devi dimenticare che anche il patronato, proprio come un qualsiasi Caf, può espletare delle pratiche fiscali. Come accennato poco sopra, infatti, nella struttura di un patronato può essere inclusa l’assistenza svolta tipicamente da un Caf, e dunque potranno lavorare al suo interno anche impiegati con competenze specifiche in campo fiscale.
La gratuità è sempre stata una sua caratteristica tipica ma è vero che da alcuni anni anche il patronato svolge servizi a pagamento ed il motivo è molto semplice. Se è vero che è nato come ente di supporto gratuito al cittadino, perché finanziato con i soldi dello Stato, nel tempo le cose sono cambiate. I patronati dal 2018 sono stati costretti a chiedere un compenso per lo svolgimento di alcune pratiche, perché dalle casse pubbliche hanno iniziato ad arrivare meno soldi, a seguito dei vari tagli effettuati dal Governo. Ecco perché da alcuni anni anche presso i patronati non è affatto raro dover versare un compenso per accedere ad una certa prestazione. Ma come nel caso dei Caf, non si tratta mai di somme ingenti.
Servizi a pagamento e a costo zero di un patronato: alcuni esempi
Come abbiamo appena ricordato, non tutte le pratiche oggi sono rimborsate dallo Stato e, pertanto, se vorrai ricevere assistenza per quanto riguarda ad es. l’invio all’Inps della richiesta di congedi o permessi, la richiesta dell’indennità di disoccupazione Naspi, la procedura online per il rilascio della Certificazione unica, la richiesta dell’estratto contributivo, l’autorizzazione per versamenti volontari di contributi o anche il riconoscimento dell’handicap grave ai sensi della Legge 104/92, dovrai pagare un corrispettivo per il servizio di cui fruisci in un patronato. E questo perché - lo abbiamo detto sopra - lo Stato non garantisce più un rimborso a questi uffici.
Attenzione però, non mancano tuttora i servizi a costo zero, forniti da un ufficio ben articolato quale quello del patronato. Pensiamo ad es. all’assistenza su prestazioni quali la pensione anticipata o di invalidità, o la pensione complementare o ancora quella ai superstiti, ma pensiamo anche all’indennità di accompagnamento e all’assegno e pensione sociale, oppure ancora al ricongiungimento familiare e al permesso di soggiorno ed il suo rinnovo per i lavoratori extracomunitari: si tratta di procedure che un patronato effettua a titolo gratuito a favore del cittadino. Perciò in tutti questi casi il patronato non potrà e non dovrà chiederti nulla come corrispettivo per il servizio offerto.
leggi anche
La tredicesima si può pagare a gennaio?
© RIPRODUZIONE RISERVATA